DC's Legends of TomorrowLegends of Tomorrow Recap: A Spasso nel Tempo

Tra intrecci temporali e timeline incasinate si muovono i personaggi bidimensionali di Legends of Tomorrow, il team up della CW che affronta in maniera non eccelsa i viaggi nel tempo e le tematiche ad essi connessi. Su SerialFreaks il recap di una stagione da dimenticare

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Siamo tornati indietro nel tempo. Grazie a una delle innumerevoli macchine che ci permettono di rivedere il passato, abbiamo osato premere back sul nostro telecomando per riprendere quanto avevamo lasciato in sospeso di Legends of Tomorrow. Purtroppo, nonostante i molti tentativi, nessuna delle nostre azioni ha modificato le puntate finali della serie, che inevitabilmente rimangono scadenti in qualsiasi timeline.

The Time of my Life

A gennaio avevamo provato a dargli una speranza, un po’ perché quella leggerezza del pilot ci aveva illuso che la CW potesse cavarsela nel gestire un buon potenziale, un po’ perché c’era Supergirl da battere in quanto a supereroi da pattumiera. Tuttavia il calo della qualità si è fatto percepibile puntata dopo puntata, con pochi accenni di sufficiente impegno, e a ciò non si sottraggono gli ultimi episodi, così pieni di contenuti inconsistenti da sembrare un pacco di patatine di cui la maggior parte è solo aria. Scopriamo che i Time Master sono stati in combutta con Vandal Savage per tutto questo tempo e che sono in possesso di uno strumento chiamato Oculus con il quale possono vedere e modificare qualsiasi evento temporale. I Signori del Tempo temono la distruzione che i Thanagariani, razza aliena bellicosa, porteranno sulla Terra, e per questo vogliono che Savage sottometta tutte le nazioni così da spingerle unite contro il nemico extraterrestre. Sconvolti da queste notizie i nostri distruggono l’Oculus sacrificando Captain Cold e riappropriandosi del loro libero arbitrio; lo scontro finale verrà conbattutto su ben tre piani temporali, per fermare tre Vandal Savage intenzionati a “distruggere il tempo”, “provocare un cronosisma” e ripartire dall’Antico Egitto per poter assurgere al rango di divinità: ci abbiamo messo 6 mesi e ancora non abbiamo capito!

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Partiamo dalle buone notizie: Kendra e Carter apparentemente non saranno presenti nella seconda stagione; cattive notizie: ci sarà una seconda stagione. Sì, perché a dispetto delle intenzioni iniziali delle wannabe-legend, il gruppo non si ritirerà una volta triplassassinato Savage ma continuerà a scorazzare con la Waverider con lo scopo di – inserire risate – “proteggere la timeline” (come dice un Rip Hunter evidentemente non consapevole delle sceneggiature di The Flash), dopo aver contribuito a distruggerla.

Va comunque dato atto a Legends of Tomorrow di aver quantomeno tentato di delineare un’evoluzione nelle personalità dei personaggi principali; in questo la quindicesima puntata è rappresentativa, come dimostrano i nuovi comportamenti assunti da Mick Rory (che resiste al condizionamento dei Time Master), da Martin Stein, da Jax, da Sara e da Leonard Snart, il quale, nonostante il telefonatissimo sacrificio, riesce comunque a spiccare grazie al suo sarcasmo in mezzo a personalità con troppe incoerenze. Restano fuori dalle (poche) buone scelte degli autori Kendra, Carter e Ray: i tre sono l’apoteosi del vuoto, un cronosisma nei neuroni che resetta ogni credibilità dei personaggi. La famiglia Uccelli con la scusa dell’immortalità viene rapita/ferita/umiliata/inserire-participio-degradante ogni puntata (sul serio, abbiamo fatto il conto!), e se ciò non bastasse a renderli molesti, vengono appesantiti da un plot amoroso con il terzo vertice del triangolo della vacuità. La storia tra Kendra e Ray nasce nel tentativo di spingere il secondo verso una maturazione che avviene sì, ma con fatica lo spettatore la associa alla relazione tra i due, talmente è carico della noia causata dai siparietti sempre uguali e privi di qualsiasi pathos (complice anche una recitazione cinofila di entrambi gli attori). Percependo probabilmente questo andazzo, sul finale gli autori hanno provveduto ad accompagnare Atom a Heat Wave, nella speranza che da questo nuovo abbinamento ne escano entrambi bene (ma dal fatto che Rory ha tenuto la pistola di Snart sappiamo che ci sarà un Captain Cold 2).

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Un discorso a parte merita il capitano di questa allegra marmaglia di crono-incasinatori: di Rip Hunter ci vengono forniti lentamente i dettagli della sua personalità, e tuttavia la sua caratterizzazione non è lineare, e per la maggior parte del tempo è solo “quello che vuole salvare la sua famiglia”. Una volta liberatosi da questo peso, con un enorme sacrificio, il personaggio può crescere e apprezzare finalmente le virtù del suo team. Per fortuna, vista la poca considerazione che hanno avuto nei confronti dei personaggi, gli autori si sono concentrati sulla qualità della trama e dei contenuti.

E invece.

Partiamo dai poteri: se nel finale assistiamo al potenziamento di alcuni personaggi (Firestorm e Atom), non si può certo dire che la rappresentazione delle abilità dei protagonisti sia stata chiara. La pistola di Captain Cold congela? A volte sì, a volte no. Stesso discorso per il fuoco di Heat Wave, un giorno più pericoloso del fiato di un Ungaro Spinato, un altro più blando di una minaccia di Kendra. Se certe puntate non si focalizzassero sull’uso di queste abilità, allora sarebbe più semplice chiudere un occhio, ma siccome molti episodi contano proprio sui poteri del team, non sarebbe stato male fare più chiarezza sui limiti e le potenzialità degli stessi.

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Legends of Tomorrow è la dimostrazione che, in pessime mani, l’espediente narrativo dei viaggi nel tempo rappresenta la soluzione più facile per mascherare una pochezza di idee disarmante

Bisognerebbe votare un disegno di legge che vieti alla CW di utilizzare viaggi nel tempo (con l’eccezione di Frequency), perché, davvero, non ne sono in grado. Che non sia facile bisogna ammetterlo, persino Doctor Who, che su questo pretesto va avanti da cinquant’anni, non è esente dalle trappole che ogni tanto la logica del cronotrip implica; il problema è che Legends of Tomorrow di quella logica se ne frega proprio! E se tale atteggiamento può andar bene inserito nel sarcasmo e nella leggerezza che vuole contraddistinguere la serie, non è opportuno invece che diventi il perno degli eventi, altrimenti mettiamo su un mostro di film quale è il mai troppo apprezzato A spasso nel tempo di Boldi e de De Sica e stiamo lì a immaginare Atom che stende con un rutto Savage. Un finale di stagione che dunque non arriva alla sufficienza, e pregiudica anche il poco di buono che era stato fatto: si salvano giusto il sarcasmo di alcuni personaggi e le potenzialità (già largamente compromesse) della seconda stagione, senza la presenza dei due piccioni e con l’arrivo della Justice Society of America annunciato dalla presenza di Rex Tyler sul finale.

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