Better Call Saul3×10 Lantern

Per i protagonisti di Better Call Saul è tempo di raccogliere i frutti delle loro azioni e prendere decisioni drastiche. È un finale di stagione che chiude un ampio cerchio narrativo nel segno dell'eccellenza, come già Gilligan e Gould ci hanno abituati.

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La dualità tra distruzione e ricostruzione è al centro di questo drammatico season finale di Better Call Saul. Laddove Jimmy, grazie ad un’ampia virata di coscienza, riesce a ricostruire rapporti e ripartire col piede giusto, Chuck è intrappolato nei suoi schemi mentali, messo con le spalle al muro e senza più oggettiva ragione di vita.

Cosa succede se togli a Chuck qualcuno su cui imporre il proprio potere e la propria supremazia? Niente, se non una casa da demolire in preda alle proprie patologie. È la chiusura definitiva di un ciclo in cui abbiamo esplorato fino alle fondamenta la storia di Chuck, la sua forma mentis e le sue malcelate debolezze: si può essere disposti a tutto pur di avere la vittoria contro ogni genere di avversario, ma quando questi è disposto persino a indebitarsi personalmente piuttosto di salvaguardare studio legale e reputazione, l’unica possibilità è incassare il colpo e ritirarsi.

Howard, alla fine, è stata semplicemente la goccia che ha fatto traboccare il vaso, che ha iniziato a riempirsi a partire da quel fatidico bisticcio di numeri in “Fifi”: Jimmy è stato il fautore della disfatta del fratello in più situazioni, sempre tuttavia spinto da uno strano senso di giustizia morale; una volta trasformato in Saul in “Expenses”, tuttavia, il fratello minore ha dato il fatale e gratuito colpo basso a Chuck, contribuendo in consistente misura al drammatico incendio finale. Non sapremo mai se l’ultimo confronto tra i due fratelli abbia in sé almeno un briciolo di sincerità, ma siamo portati a pensarlo, dato che anni prima Jimmy e Chuck erano molto più legati, sotto la luce di una lanterna. Il loro dialogo arriva come un pugno nello stomaco, Chuck incapace di provare empatia dopo tutto l’odio versato, e Jimmy con le solite lacrime di dispiacere, pronto come ogni volta a piangere sul latte versato.

Chuck: The truth is, you’ve never mattered that much to me.

Jimmy riconosce di essere capace solo di distruggere ciò che ha attorno a sé, e cerca di rimediare come può alla brutta situazione alla Sandpiper: durante la lezione di yoga viene allo scoperto il suo egoismo, come al solito troppo tardi rispetto al corso di azioni intrapreso e quando il rapporto tra le anziane amiche di bingo sembrava irreparabile. Per ora Jimmy si è accorto delle cattiverie commesse pur di arrivare al suo scopo, ma d’ora in avanti, senza Chuck a cercare di frenarlo, la storia potrebbe essere diversa. C’è ancora Kim a tenerlo fermo a terra, ma conoscendola, e conoscendo la sua indulgenza, Saul Goodman avrà comunque terreno fertile dalla prossima stagione.

Anche per Kim è il momento di cambiare radicalmente la propria vita, almeno finché l’ingessatura al braccio le ricorderà che è il caso di prendersi una pausa. Francesca le ricorda i suoi appuntamenti, ma in un momento di epifania Kim capisce che è meglio per lei congelare il suo lavoro e pensare al suo benessere. La Relaxathon 2003 può iniziare, dopo una liberatoria tappa da Blockbuster (!!!) che urla anni 2000 da ogni frame. Il suo rapporto con Jimmy si rinsalda grazie al brutto incidente d’auto, uno scossone che è servito a entrambi dove porre le priorità, sacrificando lo studio in condivisione e licenziando a malincuore Francesca.

Purtroppo non vediamo Mike durante questo finale, ormai addentrato nel business di Fring, ma assistiamo compiaciuti alla risoluzione del piano di Nacho contro Hector Salamanca. Il personaggio di Nacho, dapprima marginale, ha trovato la sua giusta dimensione in Better Call Saul, e ha saputo raccontarci del conflitto interiore tra una vita criminale efferata e una vita domestica rassicurante e protettiva verso chi gli vuole bene. Questo potrebbe essere l’incidente che ridurrà Hector Salamanca come lo vediamo in Breaking Bad, e ci riempie di orgoglio vedere che tutto è scaturito da motivi in fondo nobili.

“Lantern” è un finale di stagione da manuale, che risolve praticamente ogni punto lasciato in sospeso ma lascia ampio respiro per eventi futuri. È un modo per dirci che per fare un ottimo prodotto televisivo non servono necessariamente banali cliffhanger à-la The Walking Dead, ma bastano uno stile eccellente e una caratterizzazione dei personaggi impeccabile per ottenere un’ottima storia. Better Call Saul è una di quelle serie tv che ti cresce addosso gradualmente, facendoti affezionare senza bisogno di stupire, e che mai come in questa stagione ha dimostrato quanto la gradualità di un processo di azione e reazione porti a drammatici ma inevitabili climax.

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Alcune Osservazioni

  • L’inquadratura migliore di questo season finale è riservata a Kim e a noi nostalgici dei primi 2000, durante la tappa da Blockbuster. La telecamera è fissa, mentre lei e Francesca vanno a caccia di DVD – notare anche i minimi dettagli rivelatori dell’anno in cui ci troviamo, come Big Fish tra gli scaffali.

  • Mai come in “Lantern” vi è stato un riferimento temporale così preciso e marcato, collocandoci a piè pari nel 2003, non più in un generico fine anni ’90 – inizio anni 2000.

 

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