Better Call Saul2×07 Inflatable – 2×08 Fifi

Better Call Saul non smette di stupire, con i protagonisti a un punto di svolta e Chuck che tira fuori gli artigli, mentre Mike continua ad osservare da lontano Hector Salamanca. Una doppietta di episodi magistrale!

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Se c’è una cosa che ha dell’incredibile in Better Call Saul è la capacità di prendere ogni dettaglio insignificante di quella che può essere la noiosa vita di uno studio legale e renderlo una pietra preziosa, in cui ogni sfaccettatura e particolare acquisiscono un ineguagliabile fascino. Il merito è della fotografia, della scelta delle tonalità e dei colori, del montaggio, perché qualunque altro show basato sulle stesse premesse farebbe molta fatica a portare a casa un risultato così impeccabile.

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Jimmy: I’m just a square peg.

In questo universo, in cui Jimmy si sente una mosca bianca, oppresso dalle dinamiche rigide della carriera alla Davis & Main, è tempo di epifanie e di svolte, o forse è il momento giusto per far uscire dalla gabbia il reale spirito del protagonista. Il flashback alla sua infanzia, nel periodo post Watergate – i dettagli delle riviste sono quelle perle su cui vale la pena soffermarsi – è illuminante: l’arte della truffa parte dalla sua osservazione critica, e Jimmy ci vede già lungo; lo schiaffo morale dato dallo sconosciuto truffatore potrebbe aver far scattato in lui un meccanismo latente, perché in fondo, come detto da Chuck negli scorsi episodi, non può proprio farne a meno, e non ne ha mai potuto fare a meno, da come fruga nel registratore di cassa del padre.

La metamorfosi di Jimmy da grigio bozzolo a farfalla multicolore avviene a valle non solo della sua riflessione personale, ma anche e soprattutto nella ricerca di un modo per uscire in grande stile dalla costrizione del rapporto con Davis & Main, in primis senza danni economici. Parte la sequenza di camicie e completi da bruciare la retina, in un montaggio sublime che ci regala nuovi battiti d’ala di Saul Goodman: lo schermo è diviso tra i completi dai colori accesi di Jimmy – che strizzano l’occhio ai post-it multicolore di Kim – e l’enorme pupazzo gonfiabile variopinto che si agita ancorato a terra, in una metafora brillante della vita del protagonista e del suo tentativo di ottenere la sua personale libertà.

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La prominenza della storyline di Jimmy, a discapito di quella di Mike – silenzioso osservatore degli scambi e delle interazioni dei Salamanca – è l’opportunità per analizzare, come mai prima d’ora, la sua capacità di polarizzare e influenzare chi gli sta attorno, prima tra tutti Kim Wexler. Sebbene la voglia di libertà di Kim abbia la stessa potenza della voglia di libertà di Jimmy, essa è tuttavia profondamente diversa nelle modalità: Slipping Kimmy non s’ha da fare, i modi vivendi dei due amanti sono inconciliabili, la W e la M delle loro iniziali vanno separate, in una distinzione professionale netta come lo strappo del loro biglietto da visita. Non si tratta tanto di una dichiarazione di indipendenza – o persino di totale opposizione “a specchio”, ben simboleggiata dalla disposizione delle stanze nello studio dentistico su cui verte la loro trattativa immobiliare – quanto di un’indulgenza plenaria nei confronti di Slipping Jimmy, ormai libero di agire.

Chuck: The man is Svengali.

Le intenzioni di Jimmy e il tentativo di Kim di trattenere i clienti di Mesa Verde senza cadere in comportamenti “irregolari” – le distanze vengono subito messe nero su bianco davanti alla Dog House, con un piccolo colpo al cuore per i nostalgici di BrBa – vengono travisate e manipolate, seppur in maniera del tutto lecita, da Howard e Chuck. Jimmy è Svengali, il terribile e cinico personaggio del romanzo di du Maurier che rende la sua Trilby – Kim – una grande cantante tramite coercizione e ipnosi, ma Chuck non è al corrente dell’indipendenza professionale tra i due, poiché Howard, forse volontariamente, non gliene fa menzione.

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Vediamo Chuck uscire dalla sua barriera priva di elettricità, disposto a tutto per fermare non solo Kim e l’affare Mesa Verde, ma anche e soprattutto in segno di sfregio alla joint venture W+M, a prescindere dal loro reale legame professionale. In un certo senso anche Chuck è capace di calarsi dei panni del viscido affabulatore, quasi quanto Jimmy.

Il “quasi” ha un peso significativo, vista la pronta risposta di Jimmy, di ritorno dalle riprese del suo clip promozionale con l’aereo militare Fifi, in una sequenza forse migliore della trasformazione vista in “Inflatable”: la sistematica contraffazione di documenti legali di norma dovrebbe far morire di noia, solo in Better Call Saul si può rimanere affascinati dal ciclo di una fotocopiatrice, con le ondate di verde che escono dallo schermo a ipnotizzarci. Forse Jimmy è davvero Svengali, anche per noi spettatori.

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Mike è sospeso nel suo lavoro di pedinamento – appare anche l’uomo del camion dei ghiaccioli, protagonista dell’eccelsa opening in piano sequenza e su cui sicuramente si tornerà presto – e nel curioso lavoro di bricolage con chiodi e una canna dell’acqua. Nonostante questa assenza, la doppietta “Inflatable” + “Fifi” rappresenta il punto più alto del microverso di Better Call Saul, uno sguardo a 360° su emozioni, dubbi morali e abile dialettica, accompagnata da una fotografia e una regia al limite della perfezione.

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