Westworld2×07 Les Écorchés

Al centro di controllo convergono le trame dei protagonisti, impegnati ognuno nella ricerca del proprio obiettivo: il susseguirsi degli eventi darà vita a numerosi riassestamenti che, ancora una volta, muteranno le convinzioni assodate degli spettatori.

8.2

Dopo l’esplosione in chiusura dello scorso episodio, Westworld riprende la narrazione nel presente, per poi intrecciare nuovamente con metatesti le diverse timelineLa Mesa è lo spazio d’azione in cui si svolge la maggior parte della puntata, sfondo di un sanguinolento attacco e della congiunzione delle varie trame.

Gli scorticati

È questa la traduzione letterale del titolo dell’episodio, riferita a quella tipologia di disegni in cui gli artisti rappresentano fedelmente la muscolatura di un corpo umano senza la pelle. Lo scopo è prettamente didattico (serve infatti a far apprendere la struttura sottocutanea), finalizzato a una riproduzione quanto più reale possibile. Dopo la visione della puntata è chiaro il riferimento al dialogo tra Robert Bernard, in cui viene rivelata la vera natura del parco (o meglio, perché le storie degli host sono rimaste sempre le stesse negli ultimi trent’anni):

Bernard: We weren’t here to code the hosts, we were here to decode the guests.

L’immortalità dell’anima, impiantata in un supporto sintetico, è l’obiettivo ultimo della Delos, che negli androidi vede solo una copia, imperfetta, mai fedele all’originale. Una visione che cozza con quella di Ford, per il quale la propria creazione è un insieme di opere d’arte uniche nelle proprie singolarità. La coscienza di Robert, il suo backup, recuperato da Bernard nella Culla, torna a tormentare il suo vecchio assistente, privandolo del libero arbitrio pur di fermare la Delos e la Hale dall’ottenere la chiave nascosta in Abernathy.

Dolores è infatti riuscita a mettere, a caro prezzo, le mani sulla misteriosa unità nascosta nella testa del padre e si dirige verso Valley Beyond, non senza essersi liberata prima dell’ultima catena che teneva gli host legati alle minacce degli uomini: i backup di tutti gli androidi all’interno della Culla. La riprogrammazione di Teddy, attuata forse in maniera precipitevole, comincia adesso a mostrare i suoi effetti, con la donna che sembra non riconoscere più l’uomo di cui si era invaghita, tentando di giustificare a se stessa i propri sentimenti come un tentativo di distrazione da parte dei programmatori.

Non se la passa meglio Maeve, che si trova a un soffio dall’agognata rivincita contro William ma in un attimo perde l’occasione sia di gustare la propria vendetta che la figlia, finendo ferita e moribonda a La Mesa per colpa di Lee. È solo uno dei numerosi capovolgimenti di piani che l’episodio mette in atto: il primo, il più diretto, è che sono gli uomini a voler somigliare agli host, e non viceversa. Ancora, Dolores usa per Maeve le stesse parole che la donna aveva proferito ad Akane al momento del proprio distacco. Lo stesso rapporto tra Dolores e Bernard, per poter continuare, muta completamente di prospettiva, rischiarato dal dialogo con Ford. Chi stava analizzando chi? E inoltre, la confessione finale concessa da Lowe alla Hale una volta smascherato è frutto di un’auto-riparazione della propria mente o Bernard è ancora nelle sanguinose mani di Robert?

Sullo sfondo, nemmeno troppo lontano, il basso continuo del rapporto tra genitori e figli, un elemento su cui questa stagione sta puntando molto e che coinvolge sostanzialmente tutti i protagonisti: Maeve nella forma più esplicita, Dolores con la ricerca prima e il sacrificio del padre dopo, William e sua figlia Emily, abbandonata nel cuore della notte, e infine Bernard e Charlie (o forse Dolores).  Due opposte visioni del mondo che si incontrano e si scontrano nelle figure non umane protagoniste: la famiglia come catena e la famiglia come realizzazione. Su tutti veglia l’occhio vigile e onnipotente di Robert Ford, capace di condizionare la narrazione degli eventi anche dopo la morte.

Nonostante qualche difetto narrativo (i mercenari della Delos che non usano elmetti o la patetica scena di manipolazione che porta all’esplosione della Culla), l’episodio procede speditamente nella sua ora di minutaggio, facendo convergere abilmente tutte le storyline a La Mesa, per poi districarle nuovamente. L’acceso rosso della fotografia aumenta l’angoscia e la claustrofobia dei gelidi ambienti sotto attacco del centro di controllo, preparandoci così al climax ascendente finale dell’interposizione del volto di Robert a quello di Bernard durante la sparatoria. Il sospetto di un piano orchestrato a livelli più alti è ben reso in questa maniera, aiutato dai dialoghi perfetti, impreziositi da analogie azzeccate (la biblioteca di Alessandria, un accenno al mito platonico della caverna) e da interpretazioni sempre in stato di grazia (Hopkins su tutti, ça va sans dire).

Porcamiseria
  • 8/10
    Storia - 8/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 8.5/10
    Emozione - 8.5/10
8.2/10

In breve

Le diverse storyline vengono raccordate nell’attacco a La Mesa, portando un po’ di ordine anche tra i diversi piani temporali. La narrazione procede spedita alternando momenti di azione a rivelazioni inedite e d’impatto, che permettono allo spettatore di passare sopra qualche pecca logica nella trama.

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Porcamiseria

8.2

Le diverse storyline vengono raccordate nell'attacco a La Mesa, portando un po' di ordine anche tra i diversi piani temporali. La narrazione procede spedita alternando momenti di azione a rivelazioni inedite e d'impatto, che permettono allo spettatore di passare sopra qualche pecca logica nella trama.

Storia 8 Tecnica 8 Emozione 8.5
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