The Walking Dead9×04 The Obliged – 9×05 What Comes after

Il vento del cambiamento soffia su Alexandria e le altre comunità: agli autori l'arduo compito di rendere questa brezza piacevole e non il consueto olezzo che va avanti da stagioni intere.

7.5

Due episodi che segnano una svolta fondamentale nella narrazione di The Walking Dead, che, oltre ad azzardare una forte scelta nella trama, rischia tutto con una modifica strutturale degli eventi, sperando che il risultato paghi in termini di ascolti (e di qualità).

ATTENZIONE: orda di spoiler in arrivo!

The Obliged

Sottoposta all’ennesima pressione, la visione utopistica di Rick è a un passo dal crollare: da un lato si acuisce ed esplode lo scontro all’accampamento tra i rimanenti savior ribelli e il resto del gruppo, dall’altro Maggie è determinata a raggiungere Negan per farlo fuori, con la complicità di Daryl Oceanside. Nel tentativo di fermare la donna, lo sceriffo finisce per affrontare il suo braccio destro e successivamente incappa in un incidente mentre cerca di allontanare una ingente orda di walker dalle comunità. Intanto Michonne ha un faccia a faccia con Negan, che cerca di convincerla della somiglianza tra di loro.

A questi segmenti se ne aggiunge un quarto, che nell’economia della puntata desta poco interesse, riguardante Anne e l’ennesimo salvataggio in extremis di Gabriel, che ormai ha battuto Glenn in quanto a rischio uccisioni. Anche senza tirare in ballo l’episodio successivo, questo The Obliged fa storia a sé per quanto riguarda la chiusura della narrazione intorno a Rick. Se infatti What Comes After è più un dialogo interiore del protagonista prima del suo grande addio, questa quarta puntata è piuttosto la conclusione dei rapporti col resto dei personaggi principali.

Carol accoglie così idealmente l’eredità di Rick, sia per la stima del secondo verso di lei, sia per la pragmaticità con cui porta avanti la risoluzione dello scontro nell’accampamento. Una strategia che cozza invece con l’istintualità animalesca di Daryl, il cui personaggio ha ancora un conto in sospeso con lo sceriffo dalla passata stagione. Dall’incrinatura seguita agli eventi della guerra, il rapporto tra i due ha sofferto dei troppi non detti e necessita di passare attraverso la forza bruta prima per risolversi poi nell’argomentazione emotiva, con una situazione che obbliga entrambi alla collaborazione, a riscoprirsi fratelli poco prima di salutarsi (definitivamente).

Neanche Michonne è pronta per guidare il resto del gruppo, presa com’è dallo spirito guerriero che non riesce a sedare e che le impedisce di dormire la notte. Negan, come da copione, riesce a leggere questa debolezza della donna e cerca di sfruttarla, ma il tentativo di manipolarla gli si ritorce contro, riportando a galla un passato doloroso che lo ha condotto fino all’insana ossessione per Lucille. Il fil rouge dell’episodio è lo scontro atavico tra natura e ragione, il ponte, ancora una volta, è un simbolo ideale in questo contesto, sottoposto a una forza naturale che minaccia di travolgerlo, come l’istinto umano, il desiderio di vendetta, la sopravvivenza a tutti i costi se non controllati dalla ragione.

Nonostante i dialoghi non eccezionali, una resa tecnica soltanto sufficiente, qualche eccesso didascalico qua e là e l’inconsistenza di alcune sottotrame, l’approssimarsi della svolta costringe The Walking Dead a guardarsi dentro e correggere alcune leggerezze, imbastendo un buon episodio che funge da preludio all’addio di Rick.

 

What Comes After

Uno stanco e ferito Rick cerca in tutti i modi di allontanare l’orda dalle comunità, anche a costo di sacrificare il ponte tanto desiderato e la propria vita. Maggie affronta verbalmente Michonne convincendola della necessità della sua vendetta, ma una volta di fronte a ciò che resta di Negan si ravvede e capisce che l’uomo ha avuto una sorte peggiore della morte. L’elicottero intanto arriva a salvare Anne, la quale, ritrovato il corpo di Rick, lo cura per portarlo altrove. Sei anni dopo è Judith ad aver ereditato il cappello del padre e la sua instancabile volontà di aiutare gli altri.

The Walkind Dead raggiunge il punto di svolta, uno degli spoiler meno segreti di sempre (strano per una serie che era riuscita a tenere col fiato sospeso il pubblico col primo omicidio di Negan), che porta all’addio di quello che, nei fatti, è sempre stato il protagonista della serie. È giusto quindi tributargli questo episodio, dopo il lavoro di santificazione (a tratti eccessivo) delle puntate precedenti. Rick riparte dalle origini, da quel letto d’ospedale e dall’iconica doppia porta “don’t open, dead inside” che assume qui una nuova valenza, raggiunta alla fine di un percorso che passa per Shane, Hershel e Sasha, tre distinti momenti non solo della vita dello sceriffo, ma della serie stessa.

Con l’occasione il confronto è spietato nella sua cruda verità: siamo di fronte a una serie che ha perso quasi tutto quello che aveva da dire, già dalla prigione in poi, con qualche guizzo dovuto alla presenza di personalità forti come Negan, ma nulla più. È interessante, comunque, il parallelo in questo episodio con l’ex leader dei savior, che appare piegato, sconfitto quanto mai mentre l’utopia di Rick conquista sempre più brandelli di realtà, passando anche da Maggie e dal suo desiderio di vendetta, placato finalmente, così da garantire a lei la stessa pace che ottiene lo sceriffo alla fine dell’episodio, quando, dopo aver cercato oniricamente la sua famiglia, la trova realmente attorno a quel ponte, pronta a sacrificarsi per lui.

Da questo punto di vista è stata molto saggia l’idea di non distrarre lo spettatore recuperando Lori o Carl, spostando quindi l’attenzione da quello che è il vero significato che vuole avere la parola “famiglia” in questo contesto

Rick ha iniziato da solo in questo mondo, ha rischiato tutto per trovare la sua famiglia e infine può andarsene dopo che il cerchio si è chiuso. Una buona struttura ad anello, che almeno sul finale dà dignità a un personaggio spesso incostante e incoerente, emblema stesso della serie (tanto da non concludere le sue avventure ma recuperarlo per tre nuovi film).

Il salto temporale può essere l’occasione per resettare completamente la serie e ripartire da zero, forte di uno zoccolo duro di spettatori che ancora non ha mollato. Restano, al netto dell’emozione e dei buoni punti forti della puntata, alcuni elementi critici (davvero non c’era nessuno di più rilevante di Sasha da recuperare? Lo scontro all’accampamento non avrebbe meritato una soluzione meno glissata?) su cui si spera gli autori lavoreranno. La possibilità di ripartire adesso c’è, dopodiché il tempo della scuse sarà finito.

 

  • 7.5/10
    Storia - 7.5/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
7.5/10

Summary

Nonostante alcune debolezze ormai assodate, The Walking Dead riesce a dare dignità all’addio del protagonista confezionando un episodio che si spera sia un omaggio a una serie che non esisterà più dopo il salto temporale. Il viale dei ricordi procede parallelo alla sconfitta morale di Negan, ormai piegato dalla solida consistenza dell’utopia di Rick.

Porcamiseria

7.5

Nonostante alcune debolezze ormai assodate, The Walking Dead riesce a dare dignità all'addio del protagonista confezionando un episodio che si spera sia un omaggio a una serie che non esisterà più dopo il salto temporale. Il viale dei ricordi procede parallelo alla sconfitta morale di Negan, ormai piegato dalla solida consistenza dell'utopia di Rick.

Storia 7.5 Tecnica 7 Emozione 8
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