The Leftovers3×04 G’Day, Melbourne

The Leftovers difficilmente lascia terreni inesplorati, soprattutto quando si tratta di indagare i meccanismi che guidano le menti dei sopravvissuti alla Dipartita. In questo devastante episodio esploriamo la relazione disfunzionale di Nora e Kevin, ognuno con il proprio, pesantissimo fardello sulle spalle.

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Finora siamo rimasti a smembrare la mitologia e tutto il potenzialmente paranormale da The Leftovers, e non appena capiamo che questo episodio è un viaggio a testa bassa nella psiche della coppia Garvey-Durst siamo come investiti da un treno in corsa. Eravamo troppo occupati a stilare congetture, a scorgere il nuovo messia e a vivere con alte aspettative il prossimo diluvio universale, tanto da non renderci conto del disastro che la Dipartita prima, e il soggiorno a Jarden poi, hanno causato alla testa di Kevin e Nora.

In un mondo in cui il 2% dei rapporti umani è stato bruscamente cancellato, e in cui formare legami stabili ignorando la cicatrice che la Dipartita ha inferto alle anime dei “sopravvissuti” è impossibile, la storia di Kevin e Nora è un’ancora di salvezza, nonostante i suoi innegabili difetti. Ognuno sa gestire le crisi dell’altro e i modi in cui cerca di tirare avanti con i propri impulsi autodistruttivi, senza giudicare.

Eppure, prima o poi, la catena dell’ancora deve spezzarsi, e il singolo si ritrova a dover indagare a fondo nella propria coscienza, pianificando per sé, ignorando la compagnia e il supporto dell’altro. È l’occasione per Nora di chiudere il proprio cerchio esistenziale, autodistruggendosi anche fisicamente viaggiando dall’altra parte – qualunque essa sia – come fece Kevin in “International Assassin”. Tutto ci viene suggerito da un dettaglio, tolta la fretta con cui Kevin viene liquidato sul motivo del viaggio intercontinentale: Nora passa al controllo aeroportuale privilegiato senza body scanner per non farsi ritrovare addosso i 20.000 dollari, nonostante potesse darne tranquillamente metà a Kevin, ed è un dettaglio che la dice lunga su quanto la sua presenza conti per lei in questo viaggio. Più in senso lato, possiamo avere vicino chi vogliamo, ma in un mondo in cui la presenza dell’altro non è da dare per scontata, il nostro destino è, in fin dei conti, rimanere soli.

Nora, durante le sue peripezie per arrivare dallo sparuto gruppo di scienziati pronti a smaterializzarla, ci accompagna in un viaggio all’interno della sua mente disillusa e rassegnata, comunicata attraverso la disperazione con cui cerca di arrivare al luogo del suo appuntamento. Riportare il neonato alla madre che glielo aveva temporaneamente affidato potrebbe benissimo essere un test, la vediamo persino tirare un grosso sospiro di sollievo non appena riesce a sedersi sull’autobus, e non possiamo non sentirci a disagio per la sua situazione.

È un crescendo, quello della storyline di Nora, che ci porta al climax della fatidica domanda cardine dell’esperimento, con la tensione che si spezza improvvisamente sapendo che non è risultata idonea. La sua reazione ci prende alle viscere, voleva davvero farla finita nonostante tutto, nonostante Kevin e il suo breve rapporto con Lily, nonostante il tatuaggio sul braccio sia stato coperto e cancellato. Per Nora tutto si riduce ancora al dramma della Dipartita di tutta la sua famiglia, e la sua storia è quella di un Guilty Remnant de facto, incapace di dimenticare e di andare oltre – e che per inciso ha persino preso il vizio di fumare.

Per Kevin è il momento di assaggiare un po’ di follia, in preda alle illusioni fornitegli da un talk televisivo. Quella che egli riconosce come Evie Murphy gli appare davanti alla tv, e da quel momento lei diventa l’unico obiettivo della sua giornata. L’aiuto che riceve da Laurie, purtroppo solo dopo essere stato malmenato, è quello di una professionista che riconosce la malattia della persona a lei vicina: Kevin viene riportato coi piedi per terra, l’illusione svanisce e il volto della bibliotecaria Daniah Moabizzi appare davanti a lui, al posto di quello di Evie Murphy creato dalla sua mente.

La coppia si ricongiunge all’hotel, ciascuno dei due sconvolto dai propri problemi e dal proprio ingestibile fardello. Questa volta confessare sarebbe troppo per loro, e si insinua la rabbia che li porterà a separarsi, Nora in stanza, noncurante dell’idrante antincendio al soffito appena entrato in azione, Kevin fuori dall’albergo, raggiunto dal padre e da Grace. Attorno a loro notizie di un’esplosione che ha interrotto i contatti del continente col resto del mondo, preannunciando quella che sarà forse l’imminente catastrofe.

Mai come in questo episodio The Leftovers è riuscito a scavare nei recessi della mente umana post Dipartita, delineando un aspetto della quotidianità dei sopravvissuti già implicitamente presente, ma mai affrontato con tanta drammaticità. “G’Day Melbourne”, dovendo essere cinici, è un inno al disturbo da stress post-traumatico, di quelli che lasciano segni nella psiche persino dopo anni, ed è di riflesso anche uno sguardo al movente dei Guilty Remnants, presentandoci l’impossibilità di “andare oltre” in tutta la sua crudezza. 5 Porcamiseria su 5.

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Alcune Osservazioni

  • La canzone che ci accompagna più volte nell’episodio è “Take On Me” degli a-ha, il cui video mostra un uomo e una donna che provano a trovare un contatto nonostante stiano in realtà differenti. Alla luce degli avvenimenti dell’episodio, è sicuramente una sfumatura di significato interessante.

  • Durante la diretta di G’Day Melbourne, faux-Evie tiene un cartello che reca il messaggio SURAH 81. Il riferimento è a un passaggio del Corano curiosamente allineato con le vicende passate, presenti e forse future di Kevin.

  • La domanda rivolta a Nora è la stessa domanda che è stata rivolta – presumibilmente dalle stesse persone – al tizio in giacca e cravatta morto dandosi fuoco in “Crazy Whitefella Thinking”. Il fatto che entrambe le alternative siano sbagliate non fa altro che gettare incertezza sul processo di selezione del centro di ricerche investigato da Nora.

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