Prison Break5×06 Phaeacia – 5×07 Wine Dark Sea

Ammantata di una mitologia greca che stona come un premio Nobel a Uomini e Donne, Prison Break decostruisce gli standard narrativi in favore di un ritmo totalmente insensato e confusionario, regalandoci l'ennesimo parterre di personaggi dalla psicologia profonda come una sogliola.

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A due episodi dal finale di questa breve (e non intensa) stagione di Prison Break, cominciano a venire al pettine i primi nodi, tra cui la prevedibilissima identità di Poseidon. Una scrittura che si destreggia tra ritmi calcolati male e le usuali trovate poco intelligenti, propinate per allungare il brodo a 40 minuti.

Phaeacia

Per fuggire da Sana’a, Michael e il resto del gruppo si affidano a Omar, che prima li tradisce nuovamente e poi li accompagna verso Phaeacia/Scheria. Durante il viaggio, l’uomo viene ucciso dall’ISIL, prontamente avvisato da Van Gogh A&W (…mah) che monitorano i fuggitivi grazie a un inganno all’NSA. Nel deserto gli evasi riescono a liberarsi dei terroristi, ma Cyclops continua a dargli filo da torcere, costringendoli a separarsi. Michael si sacrifica e affronta da solo il miliziano, accecandolo e abbandonandolo nel deserto, non mancando però di farsi ferire e avvelenare con dell’antigelo prima di raggiungere Lincoln e gli altri, rintanati al sicuro delle case di Scheria.

L’assenza di Sara basta a rendere questo episodio gradevole? Nonostante siate tentati di rispondere sì, Phaeacia in realtà non si discosta dai tradizionali difetti della serie, il che rende a tratti noioso e ripetitivo il ritmo pur veloce della narrazione. Michael, Omar e i guerriglieri dell’ISIL peccano di errori veramente grossolani, alle volte perdendo tempo inutilmente, o facendosi liquidare con un solo proiettile nonostante la superiorità numerica.

Quanto a Scofield, il personaggio ammette di essere costretto a improvvisare, continuando quel percorso di smitizzazione che questa stagione ha intrapreso. Nonostante ciò, Michael ha comunque qualcosa in mente, come dimostra la misteriosa videochiamata al distributore di benzina, ma il suo piano è inficiato dalle pessime esecuzioni che mette in atto (non ultimo il tremendo tentativo di rubare la jeep a Cyclops conclusosi con la silenziosità di un gol in curva allo stadio).

La storia d’amore tra Lincoln e Sheba suscita l’interesse di una puntata tipo di A sua immagine, e considerando il ruolo marginale della ragazza negli ultimi episodi, non si spiega quale sia il senso di assegnarle minutaggio inutile se non per riempire tempi altrimenti più che deceduti. Sfugge poi ad ogni logica perché abbandonare Sana’a in macchina sia così semplice per dei ricercati che hanno scartato le ipotesi di altri mezzi in quanto troppo pericolosi.

Non basta ammantare il sottotesto di riferimenti alla mitologia greca (esplicitamente ripresa all’inizio dell’episodio successivo) per dargli una parvenza di intelligenza, ma anzi peggiora le cose, facendo risultare questa scelta narrativa più un esercizio di hybris (volendo rimanere in zona ellenica) che una superficiale spolverata di cultura nozionistica. Non è la prima volta che Prison Break si affida alla Grecia per millantare una profondità che nella realtà dei fatti non va oltre la psicologia delle conversazioni in ascensore: già nella scorsa stagione avevamo riferimenti a Scilla, così come in questa Outis, Nessuno, il nome che Ulisse si affibbia nel momento in cui acceca Polifemo, un ciclope. Esattamente lo schema di questa puntata, e di questa stagione, dove il buon Michael sta vivendo la sua personale odissea per tornare a casa da moglie e figlio, ma senza la profondità (irraggiungibile) della narrazione omerica e nemmeno l’ombra di una somiglianza.

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Wine Dark Sea

Per curare Michael, Lincoln si affida a Sara, la quale riesce a raggiungere il gruppo a Creta, curare il malato, tornare a casa dal marito, rovinare il piano di Scofield e far rapire suo figlio nell’arco di una sola puntata. Nel tentativo di rientrare negli Stati Uniti viene chiamato in aiuto Sucre, che può imbarcare tutti clandestinamente nella nave in cui lavora. Le cose vanno male, il gruppo viene scoperto e riesce a mettersi in salvo per il rotto della cuffia poco prima che la nave venga bombardata per ordine di Poseidon (nel frattempo rivelatosi essere il marito di Sara).

Andiamo subito al punto più debole dell’episodio: i tempi narrativi sono assolutamente improbabili e ridicoli. Come già anticipato, nei quaranta minuti di Wine Dark Sea si susseguono eventi la cui connessione risulta risibile e, a voler essere buoni, affrettata. Al di là del viaggio intercontinentale a/r di Sara, possiamo aggiungere alla lista la tratta da Scheria fino a Creta e da Creta fino all’Algeria, la guarigione tempestiva di Michael che aveva ben più di un piede nella fossa appena cinque minuti prima. A ciò non vanno esclusi l’abbandono di Ja, la cui utilità ai fini della narrazione si è fino ad ora limitata a una decina scarsa di minuti, a fronte di sei episodi che ne contano la presenza.

Quanto a Sara, assistiamo all’ennesimo maltrattamento da parte degli autori, che le regalano un’ulteriore figura barbina, facendola passare da genio a scema del villaggio in poche scene. In uno dei dialoghi più assurdi della serie la Tancredi ha persino il coraggio di mostrarsi incredula alla rivelazione sul marito, il quale, quando era stato scoperto la prima volta, a dire della donna,“si era giustificato talmente bene…”. Inoltre, tutta la storia dell’anello della nonna, più che rasentare il ridicolo, si inserisce nel banale e nel piattume di una trama che non ha guizzi, ma corre e basta con la pretesa di sorprendere lo spettatore. A questo proposito è esemplificativo il personaggio di Kishida, agente del Dipartimento di Stato introdotto appena un episodio fa e già seccato, senza alcuna apparente utilità.

Con questa coppia di episodi Prison Break si porta pericolosamente in zona “ma perché?”, portandoci a sconfessare quanto (poco) di buono avevamo detto sul ritorno di questa serie. Gli ultimi due episodi recano un peso non indifferente nel dover recuperare il disastro che i precedenti hanno creato, e a loro tocca disattendere le basse aspettative createsi.

1.5

 

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Sara ha lasciato il cervello a Fox River

 

 

 

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