I Medici1×01 Peccato Originale – 1×02 La Cupola e la Dimora

Series Premiere La famiglia fiorentina dei Medici viene sconvolta da un lutto che porterà a galla le frustrazioni del giovane Cosimo, costretto a divincolarsi tra beghe politiche sanguinose e ardente desiderio di bellezza. Un dramma familiare agli albori dell'Umanesimo con interpreti internazionali.

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Alla fine “l’evento più atteso dell’anno” (cit. Rai) è giunto: in prima visione assoluta Raiuno ha trasmesso le prime due puntate de I Medici, la serie co-prodotta da Rai Fiction, con interpreti e ambizioni internazionali. Il dramma storico incentrato sulla famiglia fiorentina più famosa cerca di risollevare le sorti dei serial nostrani, sulla scia della fortuna di Gomorra e del clamore di The Young Pope; così l’emittente generalista ha puntato su registi del calibro di Frank Spotnitz (X-files, The Man in the High Castle) e Nicholas Meyer (Star Trek II) per buttare giù qualche idea: scommessa vinta per Mamma Rai?

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Peccato Originale

Nella Firenze del 1429 un lutto colpisce la famiglia dei Medici: il patriarca Giovanni, interpretato da Judi Dench Dustin Hoffman, è stato avvelenato. Toccherà al figlio Cosimo (Richard Madden) non solo ereditare fortune e oneri del capo-famiglia, ma anche investigare sulla morte di suo padre alla luce delle sanguinose vicende politiche che impegnano la Repubblica fiorentina. Non si tratta in realtà del solito santino da film tv del primo canale e infatti il protagonista è tale solo in funzione dei co-primari che lo affiancano, in primis i membri della sua famiglia. Non è un mistero che parte dell’ispirazione per questa serie TV faccia riferimento al film Il Padrino, e i costanti riferimenti ai doveri dell’ambiente familiare sono un’eco di quella famigghia tanto presente nella pellicola di Coppola. Così il protagonista Cosimo è simile al Micheal di Al Pacino nella sua scissione interiore tra passione e dovere, tra la bellezza dell’arte e la gelidezza dell’oro: l’essere Medici è un marchio imposto alla nascita, un peccato originale che non si lava via con l’acqua del battesimo ma accettando di portare il fardello di una famiglia più grande dei sogni di un singolo componente.

Cosimo e Lorenzo, come Abele e Caino, crescono insieme e affrontano una malcelata rivalità che si fa spazio lentamente tra sentimenti fraterni continuamente stremati da un padre austero e partigiano, che non esita a infrangere i sogni del proprio figlio (a suo dire) per un bene più grande, quello di Firenze. Alla fine, la corruzione materiale fa il paio con quella morale, e il giovane Cosimo eredita il pragmatismo utilitaristico e apparentemente (“La percezione è potere”) universalistico del padre e sembra abbracciare il destino da freddo banchiere che Giovanni gli ha cucito addosso. Non si può certo dire che la prima puntata sia volata, sia per una necessaria contestualizzazione storica, che con la presentazione dei personaggi appesantisce fisiologicamente il minutaggio, sia per il ritmo decisamente cauto con cui la serie cerca di approfondire le psicologie dei personaggi; un ritmo lento che però risulta mal distribuito, finendo per colpire principalmente la parte al presente e tralasciando i flashback, in cui gli eventi si susseguono repentinamente rispetto allo slow motion della Firenze del 1429. Proprio la parte relativa al passato dei protagonisti è la più debole dell’episodio, non tanto per i contenuti quanto per la forma: gli stacchi tra i due segmenti temporali non sono chiari (alle volte sottolineati, altre no): incostanti e confusionari, tanto da far preferire una costruzione completamente differente (ad esempio narrando il passato in un’unica soluzione per poi arrivare al presente).

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Al netto di queste considerazioni, va tenuto presente che un prodotto di tale fattura (pur con qualche svarione tecnico, vedi macchina da presa traballante a cavallo o alcuni raccordi “fantasiosi”)  è nettamente superiore alle diverse opzioni seriali andate in onda finora, tanto che la Rai non si è fatta problemi a mandare in onda scene di sesso e nudi parziali in prima serata pur di non sminuire il proprio investimento. Un tentativo che merita, almeno nel suo pilot, quattro porcamiseria su cinque.

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La Cupola e la Dimora

Mentre Rinaldo degli Albizzi spinge Firenze in guerra contro Milano, Cosimo cerca di salvare la città dalle conseguenze di questa decisione avviando il cantiere della cupola di Santa Maria del Fiore, mentre parallelamente continuano le indagini sulla morte di suo padre, a costo però della vita di chi si trova coinvolto. Nei flashback ci vengono introdotte la figura di Contessina de’ Bardi e le vicende che la portarono al matrimonio d’interesse con Cosimo, ancora ferito dall’amore per la lavandaia Bianca. L’episodio parte penalizzato dalla messa in onda immediatamente successiva a quello precedente, con l’illusione di una continuità che però nei fatti non si ritrova, anzi: non è ben chiaro quanto tempo sia passato tra le due puntate, tanto che sul finale l’impressione è che questa disastrosa guerra tra Lucca e Milano sia durata giusto un episodio. Dalla caratterizzazione abbiamo conferma delle doti politiche e bancarie del fu Giovanni, che riesce a trarre molto profitto dal calcolato matrimonio del figlio Cosimo.

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Quest’ultimo, pur mostrandosi all’altezza del padre, riesce a smussare la natura algida della psicologia paterna coniugandola al proprio desiderio di bellezza oggettificato nella cupola del Brunelleschi. La nuova generazione di fiorentini, di cui Giovanni parlava nello scorso episodio, riesce a incarnare l’aspetto tecnico alla bellezza, il banchiere al disegnatore, l’orafo all’artista, la cupola e la dimora: con l’assunzione di Filippo Brunelleschi e il progetto della cupola Cosimo riappacifica, almeno temporaneamente, il proprio desiderio con la vita che gli è stata imposta, prendendo al contempo le distanze dall’immedisimazione con suo padre. Una simile tregua non avviene purtroppo a livello sentimentale: l’amore per Bianca è un ostacolo troppo grande per poter vedere il sincero interesse di Contessina (già dimostrato nel primo episodio), e la coppia è ridotta a formalissimi scambi, svuotando ancora di più di significato quella famiglia per cui tutto dovrebbe essere in funzione.

Per ora, anziché un prodotto che dimostra un’identità propria, abbiamo un ibrido tra Game Of Thrones, House of Cards e Beautiful

Una puntata che rende conto dei nuovi profili dei personaggi (lo stesso Lorenzo si presenta più sfaccettato, e cominciano ad assumere spessore anche Piero Lucrezia Tornabuoni) ma che si macchia nuovamente dell’errore nell’organizzazione dei piani temporali. Contrariamente all’episodio precedente il ritmo più serrato lo mostra il presente anziché il passato (con i problemi di cui abbiamo detto poc’anzi) e l’inserimento di storyline fittizie, come quella dell’avvelenamento di Giovanni, anziché giovare al resto delle trame storiche risulta a tratti fuori luogo o inutile (quando non stereotipato). I dialoghi si fanno sempre più pomposi e costruiti, cedendo a frasi fatte o inutili sermoni.

3.5

 

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  • Vedere Walder Frey che bacia in fronte Robb Stark in segno di buon auspicio per il futuro matrimonio ha fatto tremare diversi spettatori.

Il Moige è esploso

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Nuove tecniche d’approccio:

 

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