Game Of Thrones6×01 The Red Woman

Torna Game of Thrones - il Trono di Spade, e inizia con dei colpi di scena da mozzare il fiato! In questo primo episodio ritroviamo quasi tutti i protagonisti della passata stagione, ma sembra che la carne messa al fuoco sia stata un po' troppa, visti i tanti nuovi contenuti troppo frammentati nell'episodio...

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Il lungo e straziante ululato di Ghost dà il via alla sesta stagione di Game of Thrones – Il Trono di Spade, riprendendo esattamente da dove eravamo rimasti l’anno scorso, come se non fossimo rimasti dieci mesi con l’ansia a interrogarci sul destino di Jon Snow. Siamo rimasti in crisi di astinenza da troppo tempo e, come era lecito aspettarsi, abbiamo subìto la puntata fino all’ultimo sconvolgente minuto, annebbiati dalla ricomparsa dei protagonisti principali dell’adattamento di A Song of Ice and Fire di quel ciccione pigro maledetto di George R. R. Martin. Molte cose sono cambiate, le due versioni ormai appaiono pesantemente divergenti nei contenuti, e per il primo anno siamo ufficialmente davanti a materiale totalmente inedito, senza la bussola dei romanzi a guidarci nelle trame di Westeros.

Gelo Nel Nord

Jon Snow è morto, non c’è più nessun dubbio, e il suo cadavere viene trovato da Ser Davos. I colpevoli vanno fieri del loro delitto, e Ser Alliser Thorne riesce a convincere gli altri Night’s Watch che l’uccisione del comandante è stata necessaria per salvare Westeros dall’invasione dei Wildlings, con argomenti degni del miglior Salvini. Ser Davos, Dolorous Edd e pochi altri leali amici difendono il cadavere di Jon, mentre noi speriamo fino all’ultimo nell’intervento di Melisandre per farlo risorgere, aggrappandoci alla più plausibile teoria trovata online negli ultimi mesi. La donna però, già dalla sua fuga dall’accampamento di Stannis, rimane silenziosa e meditabonda, e non mostra più la sua proverbiale sicurezza. L’errore di valutazione nel credere in Stannis come incarnazione di Azor Ahai, colui/lei che salverà il mondo dalla minaccia incombente, è stato un durissimo colpo, e lei (come noi) non sa che pesci prendere.

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La bellissima Carice van Houten riesce a far trasparire i dubbi che la sacerdotessa nutre nei confronti delle sue recenti azioni, sconvolgendoci con la scena che la vede protagonista negli ultimi minuti dell’episodio a lei dedicato, “The Red Woman“. Nell’intimità della sua camera Melisandre si denuda, come è successo decisamente spesso (#escile), ma stavolta la vediamo togliersi anche la collana con il grosso rubino, e lo shock ci sorprende nel vedere quelle che sono le sue reali fattezze: una vecchia dall’aspetto spaventosamente diverso dalla sensuale bellezza del corpo a cui eravamo tutti abituati. Pochi capelli bianchi le coprono a stento un volto rugoso e stanco, un corpo dai seni cadenti e dalle forme grottesche, una pelle grigia e malsana. È questo il vero aspetto di Melisandre, priva di amuleti e di ogni sorta di inganno, e mentre il velo cade anche da davanti i nostri occhi, ci interroghiamo sul significato di ciò che abbiamo appena visto.

In un minuto è concentrata sia l’essenza della vulnerabilità di Melisandre, sia le conoscenze date dalla sua lunga (secolare?) vita: le guerre del presente sono il male minore, schermaglie tra bambini in confronto alla reale minaccia contro cui nessuno sta facendo nulla, e la donna appare l’unica in grado di portare in alto lo stendardo della salvezza, a prescindere dal passo falso appena commesso. Il suo è un connubio di saggezza e debolezza, e quindi magia e umanità, su cui finora non avevamo riflettuto appieno, e gli sceneggiatori sono riusciti con tutta l’incisività possibile a puntare i riflettori su un personaggio finora passato in secondo piano rispetto alla presenza del re che ha servito.

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In fuga nella neve ritroviamo Theon e Sansa, fortunatamente ancora con i femori integri dopo il salto dalle mura di Winterfell. I due hanno un minuto di intimità estremamente toccante: sfiniti dalla corsa, al riparo da un albero, Theon abbraccia Sansa, in con genuino contatto umano, forse il primo per entrambi dopo anni di indicibili torture fisiche e psicologiche. La riluttanza iniziale sul volto di Sophie Turner si infrange grazie alla sincerità degli occhi di Alfie Allen, e i due bravissimi attori ci regalano un momento di profonda tenerezza.

L’idillio si interrompe all’arrivo dei cani di Ramsay – quelli a quattro zampe, e quelli a due – sconfitti in extremis da Brienne e Podrick. Lady Stark accetta finalmente il giuramento della damigella di Tarth, davanti a un Theon Greyjoy nuovamente umano e nuovamente capace di brandire una spada, seppur con qualche iniziale esitazione.

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Ramsay Bolton per un attimo ci inganna con le sue parole, accanto al cadavere di Myranda, subito corrette secondo il suo carattere sadico nel momento in cui ordina che il corpo dell’amante sia dato in pasto ai cani; d’altro canto è inverno e c’è carenza di viveri, perché sprecare tutta quella carne? Sembra che l’unica cosa in grado di scalfire la sua prepotenza sia il timore di non venire incluso nella linea ereditaria, a causa della gravidanza di Walda Frey. Se la sposa di Roose Bolton partorisse un maschio tutti gli sforzi sarebbero vani, e l’espressione sul volto di Ramsay tradisce mille preoccupazioni.

La Capitale Delle Lacrime

Cersei non sta per niente male col nuovo taglio by Septa Unella, anche se probabilmente la Regina Madre rimpiange i lunghi capelli biondi di cui andava così fiera. La gioia del ritorno di Myrcella si infrange sulla riva del molo, nel momento in cui capisce che il fratello ha portato a casa il suo cadavere. Invece di urlare e cercare di uccidere il fratello in una reazione più consona alla sua indole, Cersei si piega sotto il peso del suo dolore: forse la penitenza ha scalfito l’orgogliosa corazza della regina, ridimensionandone l’arroganza a tal punto da farla crollare tra le braccia di Jaime dopo un intenso sfogo rivolto soprattutto a se stessa, alla sua conclamata cattiveria – uno stralcio che ci strappa un sorriso – e all’antipodica purezza della figlia, cresciuta lontana da lei. Jaime ha poco da consolare ma fa del suo meglio, mentre il tarlo della profezia di Maggy the Frog appare sempre meno una favola e sempre più realtà.

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Nelle prigioni della Cattedrale, la regina Margaery deve sorbirsi le lezioni di catechismo a suon di mazzate di Septa Unella, sempre più adorata da noi fan. Preoccupata per il fratello Loras, rinchiuso anch’egli da qualche parte lì sotto, implora l’Alto Passero di averne notizie, ma il Papa Francesco di Westeros è più un Ratzinger sotto mentite spoglie: respinge fermamente la richiesta, a meno di non ricevere una confessione piena dei peccati di Margaery, che decide ostinatamente di rimanere nella sua cella.

Dorne? Ancora?

Come mai abbiamo ancora il Dorne, nonostante l’evidente poco successo riscontrato da questa pedestre sottotrama? In forte contrasto con l’agonizzante lentezza del segmento Dorniano nella quinta stagione, dove si è perso un sacco di tempo a vedere le Sand Snakes occupate in combattimenti acrobatici à-la Charlie’s Angels, abbiamo un interessante colpo di scena: in pochi secondi Ellaria Sand uccide Doran Martell, accusandolo nei suoi ultimi momenti di vita di essere un debole politicante e non un vero uomo del Dorne. Questo significa forse che la sanguigna vendicatrice volgerà il suo sguardo verso King’s Landing e i Lannister? I giochi si riaprono inaspettatamente anche a sud, rivoluzionando i romanzi di Martin nella maniera più radicale, ma con una spinta interessante e imprevedibile, nonostante l’eccessiva rapidità della sequenza dedicata ai Martell.

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Sempre in modo abbastanza sbrigativo, le sorelle Sand si sbarazzano di Trystane Martell, decisamente troppo stupido per non meritarselo, dando le spalle a una delle serpi, quella con la lancia lunga due metri – sono talmente anonime da essere indistinguibili, non fosse per le loro armi caratteristiche.

Al Di Là Del Mare

I Dothraki, come da tradizione, sono molto terra terra quando si tratta di donne. I due carcerieri di Daenerys non risparmiano commenti sessisti e sbrodolate di inopportuna misoginia sulla nostra Regina in catene, mentre il nostro pensiero va agli sceneggiatori che hanno forse calcato un po’ troppo la mano sulla questione. Daenerys viene presentata al capo, Khal Moro, e sciorina tutti i titoli di cui si fregia e di cui in questo momento non frega niente a nessuno, finché non cala la briscola rivelando di essere la moglie del defunto Khal Drogo. La dichiarazione non le assicura la libertà: il suo destino è quello di finire nel Dosh Khaleen della “capitale” Vaes Dothrak, in un concilio dove tutte le vedove dei Khal vanno a ritirarsi. Se le è stato risparmiato di essere stuprata e magari uccisa, la nostra Mother of Dragons sembra destinata a diventare poco più di una vedova da gineceo.

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Mentre Jorah e Daario Naharis sono sulle tracce della loro amata – ricordate l’anello lasciato da Dany? – a Meereen Varys e Tyrion scambiano opinioni di politica amministrativa, il loro passatempo preferito, mentre passeggiano nelle strade fatiscenti della città dopo l’attacco delle Arpie nell’Arena e la “scomparsa” della regina. Segmento molto breve ed essenzialmente introduttivo, che serve probabilmente a introdurci i due personaggi e a farci intendere che anche per questa stagione nessuno tornerà a Westeros, considerando che la flotta di Daenerys è stata appena data alle fiamme.

A Braavos, Arya è passata da pescivendola ad accattona: cieca e indifesa, riceve la visita della compagna stronza della Casa del Bianco e del Nero che la bullizza e la riempie di mazzate, come se da un giorno all’altro la piccola Stark potesse diventare una specie di Daredevil. A quanto pare dovrà imparare a difendersi in fretta, perché le mazzate le prenderà tutti i giorni, e senza poterle vedere.

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Questo primo episodio di Game of Thrones mette dunque un sacco di carne al fuoco, esagerando con l’eccessiva introduzione di quasi tutte le sottotrame senza effettivamente approfondirne nessuna, come fossero tanti teaser trailer. Allo stesso tempo ancora non abbiamo visto alcuni protagonisti molto attesi di questa stagione, come Samwell Tarly, i Greyjoy con Yara, il ritorno di Brandon Stark – e forse Rickon e Hodor? – Sperando che il prossimo episodio non sia strutturato come questo ma entri nello specifico delle singole vicende, il voto è comunque di 4 meritatissimi porcamiseria su 5, con i doverosi encomi per il cast, le location e i dialoghi, ben alternati tra leggerezza e intensità.

 

4

 

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