SpecialiIl Borsino dell’Arrowverse

In principio fu Oliver Queen. In pochi anni Arrow è stato affiancato da un prodotto dietro l'altro, ultimo dei quali Black Lightning. Ma possiamo ancora dire che la serie sul vigilante incappucciato sia la regina del multiverso che ne porta il nome? Da una nostra personalissima analisi sull'andamento della stagione televisiva appena trascorsa, sembrerebbe proprio di no.

L’abbiamo spesso demolita, bistrattata, ridicolizzata – tanto che in redazione viene veniva chiamata Supermerd – ma alla fine di questa terza stagione di Supergirl possiamo affermare che la serie sulla Ragazza d’Acciaio si conferma la migliore tra le cinque che compongono l’ormai famigerato Arrowverse. E i motivi sono molteplici.

A livello generale, quello che si va sempre più delineando è un (volontario?) abbassamento della qualità delle tre serie più anziane, che sembrano sempre più rivolte a un pubblico più giovane e con minori pretese narrative. Se la CW è, per definizione, una rete giovane, in questo caso la spinta (o, se vogliamo, la superficialità) si fa sentire particolarmente, come a dare per scontato che il pubblico accetterà qualunque cosa gli venga proposta. Esempio più evidente è quello di Legends of Tomorrow che, nata per essere una sorta di risposta CW agli Avengers, si è trasformata in un prodotto macchiettistico che ormai non fa neanche più finta di prendersi sul serio: l’ironia va bene (e molti di noi l’hanno apprezzata anche in un film come Thor: Ragnarok), ma saperla scrivere non è dote di tutti e, di certo, non degli sceneggiatori di LoT o, come vedremo dopo, di The Flash. Bisognerebbe ricordarsi che un pubblico giovane non è sinonimo di un pubblico di bocca buona: Buffy e molte altre serie l’hanno ben dimostrato in passato.

Nel prosieguo dell’articolo, quindi, andremo a sviscerare – in maniera semiseria – l’andamento delle stagioni appena concluse di Arrow, The Flash, Legends of Tomorrow, Supergirl e Black Lightning, assegnando un voto da 1 a 10 per ogni categoria. Ovviamente, se non avete ancora visto le ultime stagioni, attenti agli spoiler.

Il Borsino dell'Arrowverse

Storia

Arrow: un’organizzazione criminale come nemico primario che prende sommessamente il controllo di Star City, con Oliver Queen spalle al muro, come sindaco e come leader di un team che si sfalda di episodio in episodio. Una trama noiosa che lascia spazio alle pesanti e mal gestite dinamiche tra i vari personaggi. Rimpiangiamo quasi i tempi di Prometheus. Voto 6.

The Flash: the fastest man alive vs the smartest man alive. Una storia interessante con un nemico – De Voe aka The Thinker – per una volta davvero temibile e sempre un passo avanti al Team Flash. Una trama che, sfruttata appieno, avrebbe potuto dare molto, ma che invece è stata diluita con scelte opinabili e dinamiche ripetetive, ivi inclusa la ricerca dei metaumani dell’autobus che, potenzialmente interessante, ha finito per tramutarsi in una diversa lettura del villain della settimana. Voto 6.

Legends of Tomorrow: un demone a spasso nel tempo aiutato dai Darhk e il segreto dei sei talismani delle tribù dello Zambesi, il tutto mentre le Leggende cercano di affrancarsi dal casino causato dalle aberrazioni temporali, col Time Bureau sempre col fiato sul collo. Se l’idea di fondo è interessante, lo sviluppo è tale da non permetterci di dare neanche il beneficio del dubbio, volto com’è a spostare quasi ogni possibile dinamica verso il ridicolo: se l’intenzione è quella di rendere la serie divertente, il risultato è di ottenere una brutta copia della già pessima Powerless. Voto 2.

Supergirl: una Kara Danvers visibilmente in crisi con se stessa e con la sua umanità è costretta a fronteggiare il nemico più temibile di sempre, Reign. Come se non bastasse, ci si mettono di mezzo l’insperato ritorno di Mon-El e il rapporto sempre più incrinato con Lena Luthor. La trama è gestita in modo equilibrato, dando adeguato spazio sia alle vicende principali, non sempre prevedibili, sia al cast di comprimari, che ha spazio di sviluppo naturale e ben integrato. La storia evolve organicamente e in modo quasi sempre convincente. Voto 8.

Black Lightning: Jefferson Pierce torna a vestire i panni di Black Lightning per liberare le strade di Freeland dal giogo delle gang criminali che imperversano, non senza porre l’accento sulla questione razziale. E sarà anche in compagnia di un’inaspettata alleata. Una trama che ci ha piacevolmente stupiti per le scelte narrative che si discostano da molti cliché delle serie supereroistiche, CW e non. I personaggi crescono nella pur breve stagione e i loro comportamenti sono in buona parte ben studiati e coerenti con le motivazioni. Voto 7.

Il Borsino dell'Arrowverse

Coerenza Narrativa e Personaggi

Arrow: se la stagione non parte sotto i migliori auspici data la storia per nulla interessante, la sua evoluzione non è da meno. Il team Arrow sembra far propri i soliti conflitti interiori del suo leader, sfociando non solo in un disgregamento del team stesso, ma anche in inspiegabili cambiamenti di rotta che portano ad uno snaturamento dei personaggi, salvo poi tornare indietro nel giro di un episodio. La volontà di creare conflitti interni non è supportata da una scrittura coerente coi personaggi e con la storia, con l’effetto di dare l’impressione che a turno i protagonisti siano sotto l’effetto di strane sostanze stupefacenti (cosa che, tra l’altro, capita proprio a Oliver). L’unica a salvarsi è forse Laurel di Terra-2, il cui – prevedibilissimo – percorso verso la redenzione è ben tracciato sfruttando il rapporto con Quentin, che quasi forzatamente si aggrappa all’unica parvenza di famiglia che gli rimane. Incommentabili il ruolo nullo di Thea e la sua dimessa uscita di scena, priva di quella emozione che sarebbe stata doverosa nei confronti di un personaggio in passato fondamentale per la serie. Da condannare anche il sottoutilizzo di Michael Emerson nei panni di Cayden James, che si sarebbe potuto rivelare molto più efficace di Ricardo Diaz nei panni di big villain della stagione. Lo stesso ruolo di villain di Diaz è quanto meno opinabile: non particolarmente dotato di alcun tipo di leva se non la cattiveria, non si comprende per quale motivo (se non esigenze di trama mal gestite) non venga facilmente sconfitto da Laurel o altri in più di un’occasione. James poteva dare molto, Diaz ha dato solo noia e irritazione. Voto 4.

The Flash: nonostante un villain apparentemente senza punti deboli e per una volta non connesso alla Forza della Velocità, la serie non riesce a tenere vivo l’interesse per via delle molteplici parentesi sentimentali dei West-Allen e di Cisco, l’andirivieni di velocisti e di doppelgänger di Harrison Wells, la gravidanza di Cecile o le mille altre parentesi che vorrebbero essere divertenti ma – guess what? – non lo sono. La serie sembra non essere in grado di trovare una nuova identità: dopo una prima stagione che aveva nella leggerezza uno dei suoi punti di forza e una continua discesa nell’oscurità di quelle successive, qui si è cercato un ritorno all’ironia, scambiando però quest’ultima per una comicità a-là-Scuola di polizia. Come per la gemella Arrow, poi, pesano i comportamenti dei personaggi dettati esclusivamente da motivi di trama (Barry che si fa incarcerare solo perché non vuole più correre? Davvero?). La stagione riesce solo a salvarsi grazie a De Voe e consorte, convincenti e interessanti dall’inizio alla fine, ottimo il casting per quel che li riguarda. Sufficiente anche l’ingresso nel cast di Ralph aka The Elongated Man, di cui si riesce ad apprezzare una certa tridimensionalità dopo un esordio ai limiti del ridicolo, e che non fa rimpiangere la figura di Wally quale sidekick di Barry Allen. Rimandata a Settembre la figura di Caitlin, divenuta quasi interessante grazie al suo alter ego Killer FrostVoto 4.

The Flash indovina il villain, laddove invece Arrow fallisce, ma entrambe sono penalizzate da una gestione dei personaggi asservita totalmente alle esigenze di trama

Legends of Tomorrow: parlare di coerenza narrativa per questa serie è assolutamente inutile, ma la trovata dei talismani era quantomeno interessante. A rovinare tutto, i soliti problemi, in primis quello di trovarsi di fronte dei personaggi imprigionati nella loro rappresentazione macchiettistica, su tutti Sarah Lance, che da temibile assassina è adesso per lo più una womanizer seriale a comando di un’astronave. Unici momenti degni di nota la morte di Martin Stein e il conseguente abbandono di Jax, i soli due personaggi dotati di una certa tridimensionalità. Tra i molteplici e controversi nuovi ingressi nel cast, ancora rimangono oscuri i motivi che hanno portato alla parentesi – già conclusa – di Wally West (con relativa pettinatura ottenuta attraverso attenta passata di lingua di un bovino) all’interno della serie. Un pollice recto invece per Ava Sharpe, un acquisto sicuramente azzeccato e la cui storia costituirà potenzialmente delle buone basi per sviluppi futuri, speriamo. Voto 1.

Supergirl: in una stagione dalle fortissime tinte kryptoniane, il cammino di Kara viene incentrato sulla sua crisi interiore che la vedeva a inizio stagione rifiutare la sua parte umana in favore del suo alter-ego col mantello. La terza stagione di Supergirl si conferma però fortemente aderente alla tradizione fumettistica, regalandoci tutta una serie di chicche, dalla Legion of Super-Heroes fino ad Argo City e Braniac 5, senza contare tutto il filone connesso a Reign e le Worldkiller: Samantha/Reign è in assoluto il punto di forza della stagione, nonché il nemico più temibile e interessante dell’intera serie. Apprezzabili poi le sempre ottime caratterizzazioni di Alex e Lena, coerenti col loro pregresso e correttamente incanalate sui binari di uno sviluppo lineare ed in continua crescita, con tantissimi spunti per il futuro. Nota di merito anche per Mon-El, non solo perché finalmente veste un costume fighissimo, ma anche perché – sorprendentemente – il suo ritorno non è stato pretesto di innumerevoli tira e molla sentimentali, anche alla luce del suo inaspettato addio a fine stagione. Voto 9.

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Black Lightning: la serie più giovane dell’Arrowverse – ufficialmente non è parte ma secondo alcuni rumours potrebbe entrare in continuity in un futuro crossover DC – si dimostra di gran lunga più matura nei toni ma anche nello sviluppo di storie e personaggi, complice anche un formato ridotto che permette di tagliare via le tante parentesi accessorie tipiche delle colleghe di palinsesto. Nonostante le prime perplessità, Black Lightning ci ha convinto di episodio in episodio, grazie alla capacità di alternare tematiche serie come la questione razziale ad altre più strettamente familiari. Apprezzabilissima la scelta di saltare il percorso di formazione dell’eroe, decidendo di ambientare la storia in un futuro dove Jefferson Pierce aveva abbandonato la carriera da vigilante, il che ha permesso non solo di esplorare il punto di vista di un eroe che già ha potuto toccare con mano le conseguenze di certe scelte ma anche di spingere l’acceleratore sull’introduzione di Thunder e – prossimamente – Lightning, alter ego di Anissa e Jennifer Pierce, anch’esse dotate di poteri. Buoni anche i personaggi comprimari, ancora in fase di definizione, ma già dotati di una discreta tridimensionalità e di motivazioni credibili e coerenti, che speriamo continueranno a svilupparsi adeguatamente. Voto 8.

Il Borsino dell'Arrowverse

Il finale

Arrow: il coming out di Oliver Queen come Green Arrow è senza ombra di dubbio l’unica cosa apprezzabile della stagione nonché vero e proprio game changer per uno show che si avvia ormai alla sua settima stagione e che ha un disperato bisogno di nuova linfa vitale, dopo le molte scelte discutubili degli ultimi anni. Ci spiace tanto anche per l’uscita di scena di Quentin ma, ad onor del vero, il personaggio non aveva più nulla da dire. Bene così dunque. Voto 7.

The Flash: nemico sconfitto come da copione e un cliffhanger tutt’altro che inaspettato dato che TUTTI avevano capito già dal crossover che dietro i panni di quella cameriera si celasse la figlia di Barry e Iris. Nuovi paradossi temporali e probabilmente nuove scelte scellerate da parte della famiglia West-Allen. Nulla di nuovo. Voto 4.

Legends of Tomorrow: non ci sentiamo di commentare, diremo solo Beebo. La cosa più ridicola e imbarazzante mai vista finora. Voto 1 perché 0 non era contemplato.

Supergirl: anche in questo caso la sconfitta di Reign era prevedibile, meno l’uscita di scena di Samantha, un personaggio che forse avrebbe potuto dare qualcosa in più. Assolutamente inaspettato e coraggioso invece l’abbandono di Mon-El e Winn: se il ruolo del primo era stato in effetti pensato per due stagioni – tralasciamo le urla di dolore del fandom – l’uscita di scena di Winn Schott a favore dell’ingresso tra i regular di Brainy ci convince meno. Staremo a vedere. Grande curiosità invece per il colpo di scena finale che pone la basi per la trasposizione televisiva di una versione al femminile di Red Son, storia alternativa di un Superman approdato in Russia anziché negli USA, e che in questo caso è stata battezzata Red DaughterVoto 8.

Black Lightning: nessun finale col botto per Black Lightning, ma che prende piuttosto le sembianze di un episodio di assestamento dello status quo per la prossima stagione e un consolidamento delle dinamiche familiari dei Pierce, scevre da divisioni e uniti finalmente nella lotta alla malavita. Potremmo dire la nascita di un Team Black Lightning? Voto 6.

Il Borsino dell'Arrowverse

La Serie Regina

A conti fatti, la serie regina dell’Arrowverse per la stagione 2017-2018, come già detto, è proprio Supergirl, seguita da Black Lightning, Arrow, The Flash e Legends of Tomorrow, fanalino di coda, e come potrebbe essere altrimenti d’altronde? Non ci resta che darvi l’appuntamento all’anno prossimo, per vedere se le cose cambieranno e soprattutto per vedere dove si piazzerà la serie dedicata a Batwoman, la sesta a comporre l’ormai popolatissimo universo condiviso delle serie DC. Siete d’accordo con le nostre considerazioni? Ditecelo nei commenti, qui in fondo o sulle nostre pagine social!