American Gods

Gli Dèi Americani finalmente sono arrivati e molti li aspettavano con trepidante attesa: mi riferisco ai numerosissimi fan del romanzo di Neil Gaiman, American Gods, un successo letterario mondiale che sembrava non aspettare altro che essere trasposto sul piccolo schermo. Un universo parallelo interamente ricreato fondendo antiche religioni perse nel passato con la storia contemporanea, in uno scontro epocale tra divinità antiche e moderne: un romanzo strutturato e incalzante che strega e appassiona, per l’innovazione e l’intraprendenza dell’autore, che fortunatamente è anche produttore esecutivo della serie, insieme a Bryan Fuller (Star Trek: Voyager e Deep Space Nine, Pushing Daisies, e Hannibal) e Michael Green (Sex & The City, Smallville, Heroes per la TV, ma anche Lanterna Verde e Logan per il cinema).

ATTENZIONE!
CONTIENE SPOILER DEL PRIMO EPISIODIO DI
AMERICAN GODS: THE BONE ORCHARD

L’aura un po’ cupa e introspettiva del libro di American Gods lascia subito spazio a un’atmosfera decisamente più intensa e violenta, a tratti pulp: la scena iniziale ci proietta indietro nel tempo, dove assistiamo uno sparuto gruppo vichinghi approdare in America e perdersi in un’escalation tra l’assurdo e lo splatter, con arti mozzati che volano sullo schermo e ci lasciano a bocca aperta. Cosa stanno facendo? Pregano a modo loro un dio lontano, e per farsi sentire devono prendersi a botte sempre più forti, fino ad ammazzarsi.

Ai giorni nostri incontriamo il protagonista, Shadow Moon (Rickie Whittle, attore britannico visto in The 100), che subito passa in testa alla classifica dei personaggi più sfigati della storia della televisione: dopo tre anni di prigione, a due giorni dalla scarcerazione, scopre che la moglie Laura (Emily Browning, attrice e cantante australiana) è morta in un incidente stradale, mentre lo succhiava a Robbie (Dane Cook, attore, cantante e comico americano), miglior amico di Shadow e suo prossimo datore di lavoro, morto anch’egli mentre afferrava la leva del cambio sbagliata. Shadow scopre tutto al funerale della moglie e a rivelarglielo è la vedova di Robbie, in preda a una totale crisi isterica da esaurimento nervoso.

Il nostro protagonista, per passare il tempo in prigione, di giorno ha imparato diversi giochi di prestigio con le monete e ha fatto un sacco di palestra e di notte è stato tormentato da incubi oscuri e apocalittici, con foreste animate e bufali parlanti: le scene oniriche ricordano Sin City, soprattutto per la CGI un po’ al risparmio e donano un tocco fumettoso a questo primo episodio di American Gods, che corre veloce come un treno.

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Nel viaggio intrapreso per tornare a casa Shadow incontra un misterioso Mr. Wednesday, interpretato dal grandissimo Ian McShane (decine di film, ma anche serie TV, le più recenti delle quali American Horror Story: Asylum e Game Of Thrones) che fa un po’ impallidire tutto il resto del cast. Chi è quest’uomo con un occhio di vetro che offre un impiego al nostro protagonista? Sembra conoscere già la storia di Shadow, che accetta l’offerta di lavoro e si ritrova presto a dover fare a pugni con Mad Sweeny (Pablo Schreiber, il “pornobaffo” di Orange Is The New Black), che dichiara di essere un leprecauno abilissimo coi giochetti di prestigio che piacciono tanto a Shadow. Questo personaggio ci aiuta a chiarire come alcuni personaggi siano a tutti gli effetti entità sovrannaturali, alcune molto antiche, che spaziano dalla religione al folklore popolare. Altri personaggi invece sono assolutamente moderni: Shadow, dopo il funerale, viene infatti rapito da un ragazzetto biondo (Bruce Langley) che mentre spippetta una sigaretta elettronica aromatizzata alla ranocchia lo minaccia di morte. Chi è questo Tecnofighetto che va in giro con una limousine e fa picchiare la gente a degli scagnozzi senza volto?

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Molto interessante e di incredibile impatto è la scena che vede come protagonista Bilquis (Yetide Badaki), per adesso scollegata totalmente dal resto della storia. Una donna di colore convince un uomo di mezza età a fare del gran sesso: in una stanza completamente rossa, dove il letto sembra un vero e proprio altare, i due iniziano a darci dentro. La donna pretende che l’uomo la veneri all’apice dell’amplesso e lui obbedisce, quasi in trance e totalmente assuefatto dall’incredibile piacere che riceve durante l’atto sessuale. Bilquis adesso è sopra, e diventa sempre più grande, muovendosi sempre più sensualmente, e ingloba l’uomo durante l’orgasmo tra le cosce, in un ultimo spasmo di passione. Subito dopo torna alle sue dimensioni umane, ed è visibilmente radiosa e ringiovanita.

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Insomma, American Gods ha tutte le carte in tavola per essere un nuovo cult proprio come il libro, ma senza necessariamente seguirlo per filo e per segno: già il personaggio di Shadow è differente, e anche il Tecnofighetto fisicamente non assomiglia per niente a quello descritto nel romanzo di Neil Gaiman, ma questo fortunatamente sembra irrilevante ai fini della trama dello show. La serie potrebbe seguire le vicende del romanzo per poi prendere il volo e ricreare nuove narrazioni con la supervisione dell’autore, mantenendo una sua identità originale. Negli Stati Uniti è trasmessa su Starz, un canale abbastanza tamarro di azione e avventura, ed è quindi plausibile pensare che American Gods avrà un’evoluzione adrenalinica e avvincente. Questo pilot comunque è crudo e sanguigno, il tocco di Bryan Fuller è evidente, soprattutto in vista di tutti gli altri personaggi che incontreremo in queste otto puntate, e non vediamo l’ora del prossimo episodio, The Secret of Spoons.