Dopo il finale-non-finale della scorsa stagione, The Walking Dead torna con l’episodio numero 100, un grande traguardo che la serie affronta con un episodio non eccezionale e forse troppo pretenzioso, mancando l’occasione di bissare la splendida première dell’anno scorso.
Z War
Senza alcun accenno a quanto sia trascorso rispetto agli eventi del fallito attacco ad Alexandria da parte di Negan e dei Savior, veniamo lanciati in medias res nel pieno della guerra. Giusto un segmento dedicato ai discorsi dei tre leader delle fazioni, Rick, Maggie ed Ezekiel, e la puntata può focalizzarsi sulla messa in atto dell’organizzatissimo piano per uccidere Negan. Le informazioni di Dwight saranno fondamentali, ma la pietà di Gabriel rischia di mandare tutto all’aria. Intanto ci vengono contestualmente mostrati altri tre segmenti narrativi: in uno Rick e Carl si scontrano per alcune divergenze in merito alla condizione di insicurezza in cui si trovano, dovute all’incontro/scontro con Siddiq; nel secondo arco un’allucinazione, un sogno o forse un flashforward che vede una pacifica Alexandria all’interno della quale Rick e i suoi cari sono potuti invecchiare serenamente (che sembra fare il paio con la scena corale alla morte di Glenn); il terzo segmento, infine, forse collegato al secondo, mostra Rick in preda a una crisi di pianto.
La tensione nell’episodio comincia ad aumentare nella seconda metà, quando più evidente diventa l’orditura del piano dei nostri. Tuttavia, nonostante sia emotivamente sufficiente, la puntata mostra ancora molti limiti della serie, partendo dall’improvvisa disorganizzazione dei Savior, finora mostrati come una mostruosa macchina da guerra e qui ridotti ad avere sentinelle singole facilmente eliminabili (e ad avere Gregory come asso nella manica…). L’idea di proiettarci già nel mezzo della guerra, per quanto intrigante, non è ben gestita, non permette di comprendere completamente il vissuto attuale dei personaggi, privando di un’àncora presente la stanchezza dei protagonisti e il loro palpabile desiderio di gettarsi tutta la carneficina alle spalle. La regia lascia inoltre spazio a tanta confusione, soprattutto nelle scene d’azione finali alla Paze (il fatto che un’intera orda non riesca ad abbattere una porta non è proprio secondario…). La resa di Rick da vecchio è parecchio superficiale, con una barba posticcia e un’atmosfera eccessivamente ovattata, e insieme alla CGI da Windows 3.1 rappresenta una delle debolezze dell’episodio.
Non si tratta di un brutto episodio (come dimostra il piano sequenza in mezzo al campo di Rick e gli altri), ma non è nemmeno una bella première, lasciando molte cose in sospeso, sia riguardo al passato che al futuro. The Walking Dead avrebbe potuto approfittare dell’arrivo alla terza cifra aumentando sensatamente (non come lo scorso anno) il minutaggio dell’episodio, dando respiro più ampio alla narrazione. Ci si è invece accontentati di mandare avanti tutto velocemente, rivelando tanti punti deboli su cui ancora lavorare (un piano a cui sopravvive Gabriel non è un buon piano).
Porcamiseria
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Storia - 6/106/10
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Tecnica - 5/105/10
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Emozione - 7/107/10
In Breve
The Walking Dead parte con un buon episodio ma non un’ottima première: troppi difetti ancora per una trama confusionaria non aiutata da scelte narrative infelici e una CGI non impeccabile.
User Review
( votes)Ormai li guardo perché l'ho iniziato nel 2010 e mi tocca finirla, ma che agonia.#thewalkingdead
— Marco Romano (@marco_romano95) October 23, 2017
https://twitter.com/Alexanderspie/status/922554032899723264
Porcamiseria
The Walking Dead parte con un buon episodio ma non un'ottima première: troppi difetti ancora per una trama confusionaria non aiutata da scelte narrative infelici e una CGI non impeccabile.
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