Per smorzare la tensione degli episodi precedenti, The Walking Dead si concede una (lunga) pausa dall’azione preferendo gettarsi sul flashback introspettivo e sull’evoluzione caratteriale di Morgan, l’inatteso comeback della scorsa stagione. Tra capre e Aikido, veniamo a conoscenza degli avvenimenti che hanno portato il nuovo arrivato a scegliere di non togliere più la vita a nessuno, mentre l’intero pianeta sembra andare in direzione contraria.
L’uomo che fissa le capre
L’episodio si concentra interamente sulla quota-Lori di quest’anno (da contratto la AMC l’assegna per simpatia, vedi Andrea o Gabriel), e riprende il racconto dal finale di due puntate fa: Morgan ha immobilizzato uno dei wolves che hanno attaccato Alexandria mentre la maggior parte del gruppo era ad attuare il piano di Rick. Il dubbio sulla sorte del nemico viene sciolto: Morgan non è stato capace di ucciderlo (ma va?). In compenso, fatto prigioniero e segregato in una cantina gli spetta un destino ancora peggiore, dovrà ascoltare il racconto del suo carceriere sul come la sua vita sia cambiata negli ultimi mesi.
Parte quindi un leggero flashback sugli avvenimenti che sono intercorsi da quando, nella lontana 3×12, un Morgan abbastanza provato psicologicamente decideva di non seguire Rick, Michonne e Carl per continuare la sua folle missione di pulizia del mondo dai walker. Scopriamo che a seguito di un incendio accidentalmente autocausato, il pulitore è costretto ad abbandonare King County, andando a zonzo nei dintorni continuando nella sua opera di disinfestazione, accompagnando il tutto con frasi enigmatiche scritte qua e là col sangue di qualche errante. A darci l’idea di quanto diverso fosse il Morgan pre-alexandrino c’è spazio anche per l’uccisione di due vivi che lo stavano inseguendo. Di lì a poco veniamo a sapere cosa l’ha cambiato: incappato in una specie di capanna di Jacob nel bel mezzo della foresta, egli fa la brusca conoscenza della capra Tabitha e del suo proprietario Eastman, il quale lo stende con un colpo di bastone e lo rinchiude nella sua personale cella nella baita ( Fifty Shades of Grey who?).
Eastman non ha cattive intenzioni, ma vuole anzi far rinsavire Morgan nel quale ravvisa, grazie al suo mestiere di psichiatra forense, i pesanti segni di uno stress post-traumatico. Il resto della puntata scorre narrando l’evoluzione del rapporto tra i due, che passa da un Misery non deve morire a un Quasi amici. Eastman e la sua capra sono sopravvissuti grazie all’Aikido, un’arte marziale che non solo ha permesso allo psichiatria di maneggiare un bastone come fosse la più temibile delle armi, ma ha anche avuto riflessi psicologici su di lui, garantendogli un invidiabile autocontrollo e imponendogli come unico comandamento quello di non uccidere nessuno, nemmeno la persona più malvagia. Morgan viene iniziato alle gioie dell’Aikido, impara a usare anch’egli il bastone e si avvicina sempre più al superamento del suo scoglio traumatico.
Le cose, purtroppo, precipitano nel più stupido dei modi: Morgan non ha “terminato” uno dei due uomini che aveva ucciso a inizio episodio, il quale, puntualmente tornato in vita come zombie, mette in crisi il pulitore sconvolto da ciò che ha fatto. Eastman si lancia quindi a salvarlo ma nel farlo viene morso. La sua sorte ormai è segnata (così come quella della povera Tabitha), decide allora di liberarsi del peso sulla coscienza che ha tenuto nascosto finora: prima dell’inizio dell’epidemia, nella sua cella, ha lasciato morire di stenti il feroce assassino di sua moglie e i suoi figli. In seguito alla morte di Eastman, Morgan si rimette in viaggio seguendo i binari verso Terminus, ricollegandosi così alla stagione passata.
Il flashback finisce, l’aikidoka di colore si trova faccia a faccia con il suo prigioniero, sperando che il suo racconto possa avergli fatto cambiare idea. Il lupo non è per niente convinto, mostra a Morgan una ferita procuratagli da un walker dicendogli che sperava di poter rimediare qualche medicina durante l’attacco, e che, in caso di guarigione, provvederà a uccidere tutti quelli che si trovano ad Alexandria. Morgan lo rinchiude nella cantina e non fa in tempo a pensare a quanto stupido sia lasciarlo in quelle condizioni che in lontananza Rick urla di aprire il cancello.
Reindirizzamento
Al di là della premiere in cui per forza di cosa bisognava puntare in alto, The walking dead aveva presentato a seguire due ottime puntate, tenendo molto alta la tensione e bilanciando bene azione e personaggi, venendo meno al luogo comune che caratterizzava la serie, di cui spesso si diceva bastasse guardare primo e ultimo episodio per individuarne di validi (e non sempre). Questo bel lavoro s’interrompe bruscamente con questa puntata numero quattro, già appesantita da uno stacco narrativo netto che viene ulteriormente gravato dai sessanta (!) minuti di messa in onda. La storia di Morgan, per quanto interessante e importante (è presente fin dalla prima stagione), non meritava tutto questo spazio. O comunque non meritava una struttura che cerca di essere un ibrido tra In treatment e Furia cieca. Morgan ha il compito essenziale di rappresentare l’umanità che deve rimanere anche in un contesto disumanizzato come è il mondo di TWD.
Si tratta di un episodio completamente votato allo spazio. L’here’s not here (che diventerà il there won’t be there del Terminus) indica la situazione di continuo pellegrinaggio, anzitutto fisico ma al contempo psichico dei personaggi: non esistono punti cardinali o fissi nel loro mondo; non c’è fissità, e quanti provano a crearla dopo un po’ si rendono conto di essere fuori luogo. Eastman (nomen omen) ci prova ma fallisce, sia fisicamente (insistendo per abbandonare la sicura baita) sia psicologicamente (uccidendo il killer della sua famiglia). Morgan deve quindi assumere la funzione di bussola, per questo ha bisogno di un gruppo da indirizzare, o meglio, aikidokamente reindirizzare.
E un reindirizzamento sembrava essere quello preso da questa stagione di TWD fino alla puntata precedente, ma che invece fa temere un ritorno al passato, che di certo non la renderebbe più interessante. La serie è infatti caratterizzata da questo andamento walker, oscillando tra ottime puntate sparse (una su tutte la 4×14) e numerosi mediocri episodi. All’inizio pensavo si trattasse di una necessità dovuta al tentativo di capire quale identità dare alla serie (azione? Drama?), onestamente adesso penso che sia proprio questa sua indecisione a costituirne la struttura identitaria. Il continuo riciclo di tematiche stagionali (personaggio umano vs. personaggio corrotto nell’animo) non aiuta, e l’idea è quella che serie stia girando a vuoto da un po’. I primi tre episodi hanno fatto ben sperare, e non basta un episodio del genere a stroncare un’intera stagione (anche se ridotta), adesso però è il caso di aprire la porta della cella che The Walking Dead si è costruita attorno e rischiare un cambio di rotta.
Se volete rimanere aggiornati con tutte le news sulla serie, non dimenticatevi di passare dai nostri amici di The Walking Dead Italia!
Le reazioni a caldo alla puntata non sono certamente positive:
La puntata monografica su #Morgan è talmente noiosa che sembra di vederne una de #elsecretodepuenteviejo #TWD
— Alessandra Angeli (@AAtheMerciless) November 3, 2015
Deviazioni dal Monte Fato:
Ok che la trama di #TheWalkingDead è complicata ma Frodo Baggins zombie mi sembra esagerato 😂😂😂 cit pic.twitter.com/FpeyZcAZ2l
— federica verzeletti (@fede_verzeletti) November 3, 2015
True story:
Quel momento in cui ti dispiace di più per la morte di una capretta che di un essere umano.#thewalkingdead https://t.co/HGnCAZLXGU
— Liya 🐼 (@aboredpanda) November 3, 2015
Capra meccanica:
L'unico modo per guardare #TheWalkingDead 6×04. #SerialUpdate pic.twitter.com/ka6LgLoggn
— νιλα 🐞 (@La_Pampe) November 2, 2015
Eastman-sensei:
Metti la cera, togli la cera, metti la cera, togli la cera.. #TheWalkingDead #SerialUpdate
— Anna Carineria (@Pepkins88) November 2, 2015