The Leftovers2×03 Off Ramp

La particolarità di questa seconda stagione di The Leftovers, nonché uno dei suoi principali punti di forza, è data dal fatto che i primi tre episodi, pur ambientati nello stesso universo narrativo, si sono concentrati su tre storie completamente differenti tra loro, che si intrecciano solo marginalmente; se nelle prime due puntate il fulcro erano, rispettivamente, la […]

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La particolarità di questa seconda stagione di The Leftovers, nonché uno dei suoi principali punti di forza, è data dal fatto che i primi tre episodi, pur ambientati nello stesso universo narrativo, si sono concentrati su tre storie completamente differenti tra loro, che si intrecciano solo marginalmente; se nelle prime due puntate il fulcro erano, rispettivamente, la neo-introdotta famiglia Murphy e il trasferimento di Kevin e Nora a Jarden, questo Off Ramp ci catapulta al di fuori delle mura di questa città miracolata dalla Dipartita, conducendoci per mano nella nuova vita di Laurie e Tom Garvey. Il risultato è una puntata forte, commovente e che si riaggancia maggiormente all’arco narrativo della passata stagione.

La Fede Vacilla

A seguito degli eventi dello scorso season finale è passata parecchia acqua sotto i ponti per tutti i personaggi, ma quella di Laurie è indubbiamente la trasformazione più repentina: la sua fede nei Guilty Remnants, ben radicata e apparentemente incrollabile, è crollata completamente a seguito dell’incendio che ha quasi ucciso la figlia Jill.

Assistiamo a una sintesi perfetta di questo cambiamento: Laurie, forte della recente esperienza traumatica da adepta della “setta”, cerca di combatterla dall’interno con la collaborazione del figlio Tom. Il ragazzo agisce da infiltrato nelle diverse sedi di Guilty Remnants, con lo scopo di identificare quelle anime perdute che, pentendosi intimamente della propria scelta, si trovano ora in bilico tra la necessità di trovare qualcosa in cui credere e l’impossibilità di tornare dalla propria famiglia che hanno volontariamente scelto di abbandonare.

the leftovers 2x03 Off ramp recensione

Nella prima manciata di minuti, l’episodio evidenzia il netto contrasto, sia visivo che sonoro, tra l’esistenza votata al sacrificio dei Guilty Remnants e la nuova vita di Laurie, quasi a voler simboleggiare la rinascita totale di un personaggio che si sta riprendendo la sua vita in mano. O perlomeno, ci sta provando.

Non è facile, infatti, la vita da Guilty Remnant sopravvissuta: con l’ex marito Kevin che sta faticosamente ricomponendo i cocci creandosi una nuova famiglia con Nora e Jill, la possibilità di un riavvicinamento è più che mai remota. A nulla servono le lettere scritte alla figlia (di cui, purtroppo, non conosceremo mai il contenuto): le loro strade sembrano ormai inevitabilmente dividersi per non incrociarsi mai più, pur con l’estrema sofferenza – evidente dall’incrocio dei loro sguardi alla tavola calda – che questo causa ad entrambe. Sarà interessante vedere l’evoluzione (se ce ne sarà una) nella loro relazione, magari con Tom a fare da tramite.

Something to Believe in

Laddove Kevin risultava, negli scorsi episodi, un personaggio per cui è ormai abbastanza difficile provare empatia – anche a causa dei suoi sempre più evidenti segni di squilibrio – la storyline di Laurie colpisce forte come un pugno nello stomaco: i segni della Dipartita (e quelli lasciati dai Guilty Remnants) sono più che mai evidenti anche su di lei, e ancora ben impressi nella memoria, come dimostrato dall’attaccamento quasi morboso nei confronti del proprio libro, unico modo in cui lei riesce ad esternare il proprio disagio e a raccontare se stessa.

Il difficile percorso verso la “normalità” ci viene però raccontato principalmente attraverso gli occhi di Susan, portata in salvo da Tom nella sua ultima “missione” da infiltrato.

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Susan è una donna all’apparenza normale, con un marito e un figlio, e la sua scelta di unirsi ai Guilty Remnants ha comprensibilmente avuto delle ripercussioni pesanti su tutta la sua famiglia. In una serie che si propone di mostrarci le differenti sfaccettature dell’elaborazione della perdita le vicende della donna sono più che mai calzanti, e Susan sembra riuscire, in un primo momento, e reintrodursi stabilmente nella vita dei propri cari grazie all’aiuto di Laurie.

Il suicidio della donna, che decide di portare con sé anche tutta la sua famiglia, arriva però come un fulmine a ciel sereno, innescato dal pensiero che la Dipartita potrebbe accadere nuovamente.

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È solo allora che Laurie e Tom si rendono conto di aver sbagliato tutto; non è, infatti, sufficiente aiutare queste persone a dimenticare: bisogna offrirgli qualcos’altro in cui credere.
La fragilità emotiva delle persone che abitano in questo mondo post-Dipartità è descritta, come di consueto, sorprendentemente bene: di fronte ad un evento inspiegabile, davanti alla perdita delle persone care la necessità di credere in qualcosa è più che mai radicata, e rappresenta l’ultimo appiglio a cui aggrapparsi per non scivolare definitivamente nel baratro. Laurie, che più di ogni altro dovrebbe comprendere questo aspetto della psiche umana, si era limitata a sradicare dalla mente di questi “sopravvissuti” ogni legame con i Guilty Remnants, lasciando allo stesso tempo un vuoto incolmabile e totalizzante.

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Holy Tom

Il personaggio di Tom si pone – con i consueti parallelismi con la fede e la religione a cui la serie ci ha ormai abituato – come un vero e proprio martire, nel momento in cui il suo ruolo di infiltrato viene allo scoperto. Il ragazzo viene portato nel deserto e sfruttato sessualmente da Meg, il cui ruolo attualmente ricoperto nei Guilty Remnants rimane un mistero, in una sorta di inquietante rito intimidatorio:

Tell your mom, Meg says “Hello”.

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Dopo questo evento traumatico, la speranza di Tom nella possibilità di poter essere d’aiuto inizia a vacillare (“The programs, it’s useless. What we’re doing, it’s not working“). Solo a seguito della morte di Susan, il ragazzo sembra ritornare sulla retta via, proponendo alla madre un modo per riempire il vuoto lasciato, nei soggetti recuperati, dall’abbandono dei Guilty Remnants, che sono stati in grado a modo loro di dare qualcosa a queste persone senza speranza:

They’re giving them something. We can strip it away, but once it’s gone, we have nothing to put back in its place.

Il toccante monologo finale di Tom non è altro che lo stratagemma ideale per lasciare una traccia del proprio passaggio in queste persone “guarite”, dandogli una speranza a cui appigliarsi. Pur nella sua finzione, il racconto di Tom è toccante, grazie all’interpretazione di Chriz Zylka ma anche all’ottimo lavoro di regia, che si concentra sulle espressioni commosse dei partecipanti.

Il racconto di Tom ci porta anche ad un possibile collegamento (un’ipotesi, più che altro) con la precedente puntata, in cui Tom ha rifiutato di abbracciare la sorella Jill: il rilievo dato alla cosa, di per sè insignificante, potrebbe essere riconducibile al fatto che Tom potrebbe nei fatti aver ereditato le capacità di Holy Wayne? Non credo che, anche in caso affermativo, lo sapremo a breve, tuttavia il beneficio del dubbio in questo caso è d’obbligo.

the leftovers 2x03 Off ramp recensione

The Leftovers ha sempre saputo toccare le corde giuste, lasciando lo spettatore di volta in volta spiazzato, commosso e incredulo; la componente emozionale è sempre stata uno dei punti forti della serie, ma in questa puntata gli autori si sono decisamente superati, riuscendo a creare episodi di qualità finora paragonabile (se non superiore) ai rispettivi della prima stagione. Ogni lunedì abbiamo la nostra sessione di psicanalisi, gentilmente offerta da HBO, e per altre sette settimane si può solo sperare in una terapia a dose crescente di emozioni.

5

 

 

 

 

 

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