Dopo l’ennesima pausa prevista dalla singhiozzante programmazione CBS riservata a The Good Wife, la serie torna con gli ultimi quattro episodi: il primo di questi delude abbastanza le aspettative, procedendo col freno a mano tirato e con inutili riempitivi che nulla aggiungono ad una storia ormai scritta nella sua interezza.
Sono poche le cose memorabili di questo episodio, che nello sviluppo della trama orizzontale preferisce puntare sulla “tradizione” della serie, su quella dicotomia tra passione e razionalità, tra felicità e dovere, che sempre ha dilaniato la figura di Alicia Florrick. Nonostante la richiesta di divorzio avanzata in Unmanned, la vediamo dunque schierarsi al fianco di Peter quando viene arrestato; una scena questa di cui ricorderemo l’orgoglio di una moglie che si precipita a prendere giacca e cravatta nell’armadio per assicurare un certo contegno all’ex-marito.
Un gesto non dovuto, non meritato, ma tuttavia sentito questo di Alicia, che si trova nuovamente sotto i riflettori a causa delle malefatte di Peter, la cui chiosa riassume perfettamente l’intero episodio:
Peter: So we’re right back where we started, huh?
L’effetto di questa scena è chiaro, lampante, riuscito. Alzi la mano chi non ha avvertito le stesse sensazioni del pilot – seppure con minore intensità – nel vedere con quanta dignità Alicia affronta una situazione pressoché analoga a quella di allora; e alzi la mano chi non ha temuto anche solo per un attimo l’inevitabile sconfitta morale di Alicia, ritornata al punto di partenza nonostante questi sette anni. Una scelta azzeccata ma forse anche molto furba quella degli autori, che salva un episodio con davvero poco altro da dire.
Per fortuna Alicia non dimentica per strada le piccole conquiste di questi anni e tantomeno non rinuncia a ciò che vuole veramente, ovvero Jason Crouse. Dopo tutti gli indugi e le insicurezze innanzi a questo nuovo uomo così diverso da Peter e Will, restio ad una qualsiasi forma di impegno, la nostra buona moglie svela le sue carte scegliendo di non rinnegare se stessa:
Alicia: What do you want, Jason?
Jason: I want things simple.
Alicia: Yes, I know. So you’ve said. Unfortunately, things aren’t simple. I’m not simple. Nothing’s simple.
Jason: Okay. Then what do you want?
Alicia: You.
Chiaramente siamo in The Good Wife e pertanto l’episodio alterna quello che è lo sviluppo della trama orizzontale con la componente legal, diramata stavolta su due fronti diversi.
La prima vede Alicia e Lucca impegnate in un caso di diritto internazionale costruito in modo da legare – e forse chiudere – tutto il fronte NSA a quell’ottimo Targets di qualche mese fa. Alla solita ironia di Michael Urie e i ragazzi dell’NSA si aggiunge anche la comicità data da una causa discussa in un tribunale di fortuna allestito in aeroporto, e da un giudice canadese che pretende l’appellativo Your Worship anziché l’americanissimo Your Honor: l’inserimento di elementi di comicità e talvolta di eccentricità è anche questo un pilastro della tradizione della serie. Peccato però per l’abusare dei soliti cliché sul campanilismo tra Canada e Stati Uniti, avremmo preferito una maggiore originalità.
Parallelamente vediamo Diane Lockhart e il consorte Kurt pronti a convivere, dopo anni in cui il tempo insieme è stato centellinato dagli impegni di lavoro di entrambi. Diane cerca di alzare il prezzo insolitamente basso dell’azienda del marito trattando direttamente con l’acquirente, che però risulta essere Ivy di Smash una biondona tutta curve di cui è chiaramente gelosa. Una buona occasione questa per rivedere Kurt e dare un happy ending alla sua storia con Diane, di cui chiaramente non potremmo mai averne abbastanza. Doveroso forse per ragioni di trama e completezza della narrazione, ma un tantino superfluo come affondo, segno che in fondo non si è riusciti a dare una storyline degna di questo nome a Diane, fatto salvo per la piccola parentesi sulla gender war delle scorse puntate.
Se non altro questo Landing si fa perdonare, regalandoci qualche minuto di Cary e lasciandoci intendere che Agos potrebbe essere una mina vagante nel destino di Peter. Il tutto ci porta a dare tre porcamiseria su 5 a questo episodio, facendo dimenticare l’indecoroso congedo di Cary dallo studio. Resta ben inteso che se i prossimi tre episodi non saranno esplosivi non ci sarà altrettanta clemenza.
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da grande voglio diventare un giudice di pace canadese #thegoodwife pic.twitter.com/PlsKbXab59
— chiarin at the liquor store (@cheroreowitz) April 20, 2016
"Unfortunately, things aren't simple. I'm not simple. Nothing's simple".#TheGoodWife mi hai ricordato perché ti amo. #SerialUpdate
— BoLuke Catman (@AttentiAlLuca) April 20, 2016
La "your worship" che prende a pizze in faccia i murrigani e il loro sistema sanitario è me. #TheGoodWife #7×19
— gatorade me, bitch. (@_madetobebroken) April 19, 2016
Rassegniamoci al fatto che Diane Lockhart sia il personaggio femminile più figo della storia dell'umanità #TheGoodWife
— ILEANA (@ile105) April 18, 2016