Sense82×04 Polyphony – 2×05 Fear Never Fixed Anything

Questi due episodi di Sense8 offrono a noi spettatori due realtà speculari dell'homo sensorium: una realtà polifonica, in cui la condivisione empatica dei sensates attanaglia le viscere dei protagonisti e ne accomuna le sensazioni, e una realtà personale e privata, in cui ognuno, preso singolarmente, affronta le sue paure.

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Questa stagione di Sense8 è indubbiamente iniziata col botto. Messe da parte le necessarie velleità introspettive nella descrizione delle vite degli otto protagonisti, la ripartenza per la serie è stata sin da subito all’insegna dell’azione e del dinamismo sensoriale. La BPO ha investito in grande stile l’intreccio narrativo dei primi due episodi, e continua a farlo in “Polyphony” e “Fear Never Fixed Anything”, accentuando l’impronta mitologica della serie.

Armonia Sensoriale

“Polyphony” è l’episodio forte di questa doppietta, per più motivi. In primis dà un quadro generale al mistero che circonda Whispers, Angelica e la BPO, senza svelare troppo e inframezzando il tutto con il fugace incontro tra Lito e Raul – per fortuna contestualizzato, contrariamente ad altre scene di sesso senza capo né coda mostrate nella serie e votate solo al fan service; secondariamente, e principalmente, ci proietta in un viaggio sensoriale estremamente angoscioso con protagonisti Nomi, Capheus e Kala: vi è una stretta similitudine tra le situazioni in cui vengono coinvolti i tre sensates, con l’ansia e l’agitazione a fare da comune denominatore, ma solo la prima dei tre non si trova in senso stretto in mezzo a una folla inferocita.

L’accento che la scrittura dell’episodio vuole dare a questo segmento, al di là dell’empatia tra i membri del cluster in situazioni estreme, già perfettamente veicolata in “Obligate Mutualism”, è l’intersecabilità sensoriale tra le esperienze dei sensates, al di là della circostanza particolare in cui si trova il singolo: Nomi non è circondata da niente se non dalla sua preoccupazione per Amanita, eppure la connessione con Kala e Capheus è particolarmente intensa, e la sensazione di smarrimento provata dai tre è la medesima. La resa è ancora una volta stilisticamente impeccabile, come di consueto per una serie tanto basata su suggestioni e sensazioni.

Un altro personaggio centrale è, inaspettatamente, Amanita. Siamo abituati al ruolo di sidekick nelle serie tv, perlopiù abbozzato e marginale alla realizzazione del protagonista, ma il caso della compagna di Nomi è un altro paio di maniche: il suo ruolo è esaltato, essenziale e coinvolto personalmente negli schemi sensoriali del cluster, non tanto per la conoscenza del segreto di Nomi, quanto per l’estrema empatia che la ragazza prova nei riguardi di ognuno dei membri del gruppo, nonostante non li abbia mai incontrati.

L’accento è sull’intersecabilità sensoriale tra le esperienze dei sensates, al di là della circostanza particolare del singolo

Amanita non è semplicemente un personaggio importante per la lotta contro la BPO, ma è anche colei che condivide con la sensate Nomi ogni aspetto della vita al massimo della comprensione possibile – per un homo sapiens -, riuscendo collateralmente a conquistare una sua autonomia nell’economia della serie.

In un’ultima sferzata ricca di sentimento, questo episodio di Sense8 tocca anche Sun e il rapporto tra Kala e Wolfie. Laddove tuttavia la coppia travagliata del cluster porta avanti la sua storia a suon di cliché su quanto complicato possa essere il loro rapporto e simili paturnie già evidenziate in passato, l’anima di Sun viene invece raccontata con delicatezza e profondità: per un istante viene messo da parte lo spirito combattivo della sensate e ne vengono esaltate le qualità nascoste sotto la dura scorza da lottatrice.

Sense8 prosegue col piede giusto il suo viaggio sinattico tra i membri del cluster, con un episodio da 4.5 Porcamiseria su 5, ma come leggerete a breve, basta davvero poco per inciampare e rovinare un racconto fino a questo momento pressoché eccellente.

4.5

Liberarsi dalla Paura

Il comune denominatore di “Fear Never Fixed Anything” è la risoluzione del conflitto interiore di ciascuno dei sensates, per diversi motivi ingabbiati in situazioni scomode ma dalle quali è difficile fuggire. Parallelamente il piano per combattere la BPO viene messo in atto da Riley ma, come purtroppo può accadere, il problema di episodi come questo basati sull’equazione problema + epifania = soluzione è la coerenza interna degli avvenimenti che ne determinano lo svolgimento.

Le premesse sono ottime, con la tragica scomparsa di Jonas e la decisione del cluster di prendere iniziativa contro la BPO, tuttavia ciò che manca è l’incisività nel piano messo in atto da Riley – senza parlare di come la morte di Jonas venga tranquillamente accantonata dopo appena i primi minuti: l’idea di organizzare una serata con musica EDM nella speranza di contattare qualche sensate vagante di altri cluster pare un po’ campata per aria, così come sbrigativa e troppo liscia appare la fuga finale, a seguito dell’allerta di Whispers. In verità, l’unico elemento interessante di tutta la sequenza nella discoteca è la riproposta della canzone delle 4 Non Blondes, rivisitata in chiave dance ma ugualmente ammiccante al primo incontro consapevole tra gli otto protagonisti.

La lotta contro la BPO ha poco spazio nell’episodio, a confronto delle paure e ostacoli del singolo personaggio: Nomi e Sun sono ricercate, Kala è costretta in una relazione che non sente sua, Wolfie è ostaggio di una vita da criminale, Will e Riley sono braccati da Whispers, Lito è intrappolato nella spirale discendente della sua carriera, Capheus sente la pressione verso un ruolo politico che non gli si addice. Solo alcune di queste storie risultano tuttavia convincenti.

La storyline di Nomi, a tal proposito, è quella costruita peggio, con fugaci riferimenti ad Anonymous nella sala buia di un cinema come punta dell’iceberg: infatti tutto, dal ruolo di Bug, macchiettistico ma che “non arriva”, con i suoi toni da suspense cinematografica, fino all’insensato discorso in rima dell’alleato mascherato che è impossibile non abbia attirato attenzione, è forse intenzionalmente esagerato e romanzato, ma rompe del tutto lo schema narrativo tipico di Sense8, meno incline a mezzucci così banali per far proseguire la narrazione.

Anche la parte di Capheus non riserva grandi soddisfazioni, in un intermezzo poco convincente e poco coerente col personaggio: il sensate ha appena ammesso di non apprezzare i politici, eppure riceve visita nientemeno che dai rappresentanti del DRP, interessati alla sua candidatura. Il resto dal Kenya è minutaggio sprecato sulla presunta omosessualità di Zakia, mentre altrove, per Will e Wolfie, è solo ulteriore appesantimento, metafore architettoniche e nudità gratuita offerta da Lila Facchini – pur ribadendo tuttavia la bravura di Valeria Bilello nel ruolo, new entry perfettamente all’altezza del resto del cast.

A salvare un episodio altrimenti disastroso ci pensano Lito e Sun. Per il sensate messicano tutto potrà ripartire dal pride di San Paolo, dopo un’amara riflessione sul tema del typecasting riservato ad attori omosessuali: il mondo del cinema e delle serie tv ha ancora questa tendenza al cliché per i personaggi LGBT, ed è interessante il modo in cui Lana Wachowski solleva la questione, proponendo anzi una serie tv che dei personaggi omosessuali o transessuali fa un suo tratto distintivo, privo tuttavia di stereotipi e superficialità. Per Sun invece la salvezza è un ritorno alle origini, dal suo allenatore e dal cane che tanto le ha tenuto compagnia, in una storyline che continua a essere coinvolgente, nonostante rimanga di contorno per questo episodio.

“Fear Never Fixed Anything” è il punto più basso finora raggiunto dalla seconda stagione di Sense8, se non della serie in generale, non tanto per le idee sottostanti gli sviluppi delle varie storyline del cluster, quanto per la realizzazione ampiamente al di sotto delle aspettative, pesantemente intaccata da espedienti narrativi incoerenti e sconclusionati. 2.5 Porcamiseria su 5.

2.5

 

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