Scandal4×14 The Lawn Chair / 4×15 The Testimony of Diego Muñoz

Dopo due settimane di pausa, riprendiamo a recensire le vicende di Olivia Pope & Associates che fanno seguito alla liberazione di Olivia e il suo rientro a casa. Il primo episodio affronta un tema sempre molto “caldo” e mai sopito in quella che è l’attualità americana: il pregiudizio razziale da parte delle forze di polizia. Ad un tiro […]

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Dopo due settimane di pausa, riprendiamo a recensire le vicende di Olivia Pope & Associates che fanno seguito alla liberazione di Olivia e il suo rientro a casa.

Il primo episodio affronta un tema sempre molto “caldo” e mai sopito in quella che è l’attualità americana: il pregiudizio razziale da parte delle forze di polizia. Ad un tiro di schioppo dalla Casa Bianca, si consuma un ennesimo delitto ai danni di un giovane nero: un poliziotto appena trentaduenne, temendo per la sua vita, preme il grilletto ferendo a morte un ragazzo. L’agente aveva infatti fermato il giovane e postogli alcune domande di rito. Il ragazzo aveva quindi estratto dalla tasca quello che apparentemente sembrava essere un coltello, legittimando così l’azione del poliziotto che dice di aver chiaramente visto l’arma.

Una folla inferocita, agitata da un attivista molto noto, attornia gli agenti che si apprestano a fare i rilevamenti sulla scena del delitto: per evitare un danno d’immagine, il capo della polizia chiama Olivia per metterci una pezza. Ad aggravare ancora di più la situazione, il padre del ragazzo, Clarence, tenta di bloccare i rilevamenti perché sa bene che il poliziotto ne sarebbe uscito comunque indenne: armato di fucile quindi, prende una sieda pieghevole, la apre sopra il corpo del figlio morto e ci resta seduto a oltranza. Facendola breve, Olivia e gli altri scopriranno che il poliziotto aveva effettivamente sparato al ragazzo senza un legittimo motivo e inquinato le prove a suo carico.

Questa storia non è certo uno scherzo per Olivia: la sua lucidità non è per nulla quella che conosciamo, i danni collaterali del rapimento sono tanti e probabilmente non li abbiamo nemmeno visti tutti (anche se aver messo SETTEMILA serrature, camminare armata per casa e bere sono già conseguenze sufficienti). La vicenda inoltre, tocca anche da vicino Olivia: la donna, seppur cresciuta negli agi, sa bene cosa significa ancora oggi essere neri in America, sa cosa significa aver paura, essere guardata con diffidenza. Come se tutto ciò non bastasse, in The Testimony of Diego Muñoz, Liv riceve la richiesta d’aiuto di Rose, la compagna dell’anziana vicina di casa uccisa durante il rapimento di Olivia. Come fare a dirle che l’amore della sua vita è stata brutalmente uccisa dai suoi rapitori? Alla fine, con l’aiuto di Quinn e Huck, Olivia riuscirà a dare un epilogo alla vicenda e Rose potrà finalmente dire addio alla sua compagna.

Alla Casa Bianca intanto, Cyrus cerca di delegittimare Andrew rimpiazzandolo con dei sostituti che possano ridar lustro all’immagine di Fitz. Il Presidente però sa bene che le proposte di Cyrus potrebbero seriamente nuocere all’imminente corsa alla Casa Bianca da parte di Mellie. L’accordo tra i due è solido, il loro rapporto matrimoniale, evidentemente finito, si è trasformato in una partnership politica speriamo molto duratura. Chi non vorrebbe vedere Mellie Presidente?? Fitz e Mellie decidono quindi di proporre per la VicePresidenza una figura assolutamente inadatta, che mai avrebbe raccolto i consensi necessari per un’eventuale candidatura: Susan Ross, senatrice non proprio bella, assolutamente inadeguata ed eletta da pochissimo. Tocca ad Abby e Leo Bengen preparare la donna per la votazione in Parlamento, dopo la FIGURA DEMMERDA fatta alla presentazione ufficiale da parte del Presidente. Alla fine, grazie anche all’intervento di Fitz in Parlamento, Susan verrà eletta. Non so voi, ma io non me la bevo: Susan ci regalerà secondo me qualche bella sorpresa.

Nel secondo episodio torna anche in auge il tema B613: Kim (che per noi sarà sempre Astrid di Fringe) è infatti in possesso di documenti incriminanti il B613 di efferati delitti e/o reati. Decisa a far giustizia e riscattare il marito (cioè Huck), la donna si presenta da David Rosen come moglie di tal “Diego Muñoz” per denunciare l’esistenza di questo fantomatico ente governativo di cui NESSUNO sa nulla. David, pietrificato, contatta subito Jake e Huck, il quale è costretto a confessare di essere lui quel Diego e di essere stato lui a dare a Kim i documenti del B613(!). Huck tenta di convincere invano Kim a desistere, anche mettendola di fronte ai possibili pericoli in cui sarebbe incorsa. Jake e David riflettono sulla situazione e giungono alla conclusione che che l’unico modo per far cessare il tutto sia che Huck, chiamato a testimoniare, contraddica i fatti riportati dalla donna, facendo così cadere tutto l’impianto accusatorio. Huck accetta e inizialmente le cose sembrano andare secondo i piani; alla domanda sulla “buca” e il tempo percorso lì dentro, però, qualcosa si accende nel cervello di Huck. L’uomo inizia a raccontare della sua tragica esperienza, dei riti quotidiani e della routine mentale che ogni giorno doveva praticare per evitare di impazzire in quella dannata buca. Impossibile non restare scossi da tale confessione (bravissimo Guillermo Diaz), sia per noi spettatori che per David, che prende la decisione di continuare con le indagini, rendendo di fatto pubblica l’esistenza del B613. E niente, io mi aspetto adesso SANGUE, MORTI e OLIVIA-DAD a gogo nei prossimi episodi.

Due episodi molto diversi tra loro questi. Il primo per certi versi mi è piaciuto molto di più: intenso, attuale, crudo e molto Olivia-centrico. Nel secondo si torna invece ai soliti punti saldi di Scandal: politica, giochi di potere e B613. Nonostante la bella testimonianza di Huck, si ritorna ad una storyline che, dal mio punto di vista, aveva già dato tutto. Possibile che non si riesca a creare le basi per qualcosa di nuovo?

I porcamiseria sono tre: vuoi per l’abitudine ai temi, vuoi perché veniamo da una serie di episodi BOMBA, la tensione percepita è stata davvero minima.

Porcamiseria

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