Orange Is The New Black3×12 Don’t Make Me Come Back There – 3×13 Trust No Bitch

Un’altra stagione di Orange is the new black è arrivata alla conclusione, ci sono stati alti e bassi, episodi riusciti e altri meno, e questo finale rappresenta pienamente questo andamento altalenante, perché se da un lato riesce a commuovere lo spettatore, dall’altro difetta in intensità. Quasi tutte le vicende vengono chiuse, altre sono il punto […]

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Un’altra stagione di Orange is the new black è arrivata alla conclusione, ci sono stati alti e bassi, episodi riusciti e altri meno, e questo finale rappresenta pienamente questo andamento altalenante, perché se da un lato riesce a commuovere lo spettatore, dall’altro difetta in intensità. Quasi tutte le vicende vengono chiuse, altre sono il punto di inizio per quella che sarà la quarta stagione. Per capire meglio quali ci sono piaciute e quali no facciamo un discorso a posteriori, partendo dalla conclusione effettiva dell’intera stagione, con quella scena di liberazione nel lago che rimarrà nei cuori di molti spettatori.

Premessa, i secondini non ci sono: in disaccordo con la decisione di Caputo di farsi promuovere e venir meno agli accordi della loro nuova alleanza, hanno deciso di licenziarsi. Due operai incaricati di sistemare un buco nella recinzione esterna dimostrano tutta la loro incompetenza effettuando l’operazione senza alcuna misura di sicurezza e lasciando aperto un grande varco verso l’esterno. Più volte in questa stagione l’incompetenza di alcuni personaggi è stata presa come pretesto per gli sviluppi della vicenda, vedi il secondino che porta le mutande sporche fuori da Litchfield per Piper o l’agente Coates che si lascia scarrozzare in giro da Doggett a prendere le ciambelle. Espedienti giustificati dalla cattiva gestione della MCC e dal fatto che queste azioni sconsiderate sono sempre presentate in termini ironici, se non propriamente comici, e dunque ben venga il buco nella rete.

Inizia la corsa per la libertà. Una ad una le detenute si lasciano andare, e quando partono i ralenti iniziamo anche a commuoverci. ll tuffo di Suzanne nell’acqua del lago rappresenta il gesto di liberazione che solo lei poteva compiere a nome di tutte. Una eventuale punizione non fa paura agli occhi di Crazy Eyes, un attimo di vera libertà vale più di 100 giorni in isolamento. Da notare che nessuna delle detenute prova veramente a scappare nuotando, la scelta di divertirsi e godersi il momento appare una scelta in continuità con quanto accaduto nelle scorse puntate, quando Angie, liberata per sbaglio, non era stata capace di andare oltre la stazione dei treni. Anche se si tratta di una situazione corale, per ogni personaggio la scena del lago rappresenta qualcosa di differente a livello personale.

Dayanara ritrova il rapporto con la madre. Dopo il flashback della penultima puntata abbiamo avuto modo di comprendere il meglio il complicato rapporto tra Daya e Aleida. La gravidanza di Daya ha rimesso in discussione l’equilibrio che si era creato nel carcere, fatto silenzi e trasformato in odio. L’arrivo del bambino e il suo affidamento (pur non definitivo) al pericoloso zio Cesar fa si che le cose ritornino al proprio posto naturalmente, senza troppi scossoni. Ora che il bambino non c’è più, non ci sono più i problemi tra le due, in una visione non proprio perfetta della famiglia. Di una cosa siamo sicuri, Bennet ritornerà, prima o poi. Il lieto fine deve ancora venire.

Soso ritrova la serenità. Dopo il principio di depressione e i feroci litigi con Leanne, la scozzese dai lineamenti asiatici trova in Poussey l’amica che tanto desiderava. Lo fa dopo aver rischiato di morire ingerendo degli antidepressivi, e mai guarigione fu presa più alla leggera: spassosa è la scena in cui Suzanne, Poussey e Taystee cercano di farla vomitare nelle docce; e poi chi lo sa, magari ci scappa un’unione “blasian” (black + asian) nella prossima stagione. Intanto la divertentissima Black Cindy ritrova la fede, riesce a farsi accettare dal rabbino e a diventare finalmente ebrea: per lei il lago rappresenta l’occasione per compiere il rito di abluzione. Il posto giusto al momento giusto per lei… che non sia solo questione di Kosher?

Doggett ritrova la gioia. Il dolore per lo stupro è superato, ed è superato anche il senso di disagio portato dalla proposta vendicativa della fidata amica Big Boo: punire l’agente Coates imitando l’esemplare tortura proposta in Uomini che odiano le donne non sembra una soluzione convincente e soddisfacente per Doggett, che preferisce superare le difficoltà tornando un po’ bambina e giocando nell’acqua del lago con le amiche. Un bel cambiamento se pensiamo alla Pennsatucky delle scorse stagioni. Una tale purezza ce la aspettavamo da Morello, o da Suzanne, non da lei, che con i denti deve aver cambiato anche animo.

Norma ritrova Red. Il suo momento di gloria è concluso. Si sono toccate vette altissime di ironia verso il culto e la fede durante tutta la vicenda che l’ha vista protagonista. L’adorabile muta ha sempre cercato di placare gli animi e riportare su una strada equilibrata gli eccessi di Leanne, ma quando si ritrova a far capo ad un gruppetto di imbecilli che venera una fetta di pane tostato si rende conto anche lei di dover chiudere il discorso del Norma-ismo. L’unico modo è tornare sulla vecchia strada, quando Red era la sua guida spirituale e lei non lo era per nessuno. L’abbraccio sul molo è un ritorno al passato, la fine di un’esperienza sbagliata e necessaria.

Gloria ritrova la compassione. L’orgoglio latino viene messo da parte per una volta. Lei che è sempre stata una delle più forti, capace di tenere testa in cucina alla temibile Red, si rende conto di aver sbagliato solo quando Sophia viene portata in isolamento, senza colpe. Il dialogo con la suora può essere commovente, e anche plausibile, ma ci saremmo aspettati una presa di posizione ben più intensa da Gloria. Possiamo capire che per alcuni personaggi sia la scelta più sensata, ma far ricadere anche Gloria nel trionfo della bontà d’animo ci sembra un po’ troppo. Speriamo di non perdere un altro personaggio cazzuto a causa dei sensi di colpa e delle buone intenzioni.

Morello trova l’amore. Il matrimonio celebrato nel carcere con l’italo-americano Vince Muccio mette fine agli infiniti problemi amorosi di Morello, tanto ingenua quanto dolce nella proposta fatta con un ritaglio di giornale. Forse un evento nato e concluso in tempi troppo brevi, una scelta affrettata, sia narrativamente che per il personaggio, ma speriamo che sia la volta buona e che Morello continui a farci sorridere con i suoi giochi di parole anche ora che si è sistemata. Gli sguardi malinconici di Red e Healy durante la celebrazione dell’unione ci fanno pensare che presto arriveranno altre complicazioni amorose. Ci auguriamo che Red segua l’esempio di Morello e convinca il vecchio Healy a fare il grande passo.

Ci sono poi dei personaggi per cui questo finale non è stato affatto piacevole. Parliamo di Caputo, Alex, e di Stella. Il primo ha fatto le sue scelte, è stato promosso e ne subirà le conseguenze nella prossima stagione, vedendosela con la dipartita dei suoi secondini storici e della spalla Danny Pearson, che costituiva comunque il punto d’unione tra la gestione human-centered di Caputo e quella business-centered della MCC. Per quanto riguarda Alex, avremmo voluto vederla correre insieme alle altre verso il lago, e invece le toccherà correre per fuggire al suo assassino, che si presenta pieno di cattive intenzioni proprio quando la bella Vause si era del tutto accertata delle innocue intenzioni di Lolly, personaggio che avrebbe potuto dare molto di più a livello narrativo durante la stagione.

Capitolo a a parte meritano Piper e Stella. La loro storiella non ci convinceva molto, fine a se stessa e poco integrata con il resto della vicenda. Ora però si spiega tutto, la scena finale che le vede protagoniste è il vero colpo di coda di questa stagione, quel tocco di cattiveria di cui abbiamo sentito la mancanza con la storia di Gloria con Sophia e di Alex con Lolly. La premessa è una frase, anche titolo dell’episodio finale: “Trust No Bitch”, che potremmo malamente tradurre con un “non fidarti di nessuno”. Questa è anche una promessa che Piper fa a se stessa facendosi tatuare da Stella; con Piper non si scherza, come abbiamo avuto modo di capire. Quando Stella le ruba i soldi ricavati dal suo traffico illegale di mutande, Piper reagisce nella maniera fredda tipica dei veri manipolatori, organizzando un vero e proprio sabotaggio nei suoi confronti facendola sbattere in isolamento, non prima avergli dato un ultimo bacio di addio con il sorriso stampato sulla faccia. Il classico bacio di Giuda.

La trasformazione di Piper è completa: entrata a Litchfield spaventata e indifesa, ne uscirà con un bagaglio di esperienza degno delle più temibili criminali. Con Piper non si può dire che sia cambiato Orange Is The New Black, che ci ha offerto in questa stagione più dolcezza e meno cattiveria del solito. Sarà che il tema centrale è stato la maternità, ma certe situazioni andavano affrontate con più piglio. Quello che rimane è ancora una volta un coro di voci magistralmente dirette, che formano un microcosmo che difficilmente lascia indifferenti le emozioni dello spettatore. Vorremmo elencare uno ad uno tutti i personaggi che hanno reso grande questa serie TV anche quest’anno, e per non fare torto a nessuno possiamo ringraziare per tutti l’artefice principale: Jenji Kohan, creatrice della serie. Ora aspettiamo la quarta stagione, sperando sia cattiva come la nuova Piper.

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Anche se è passato un po’ di tempo dalla pubblicazione della stagione, ecco alcuni tweet su Orange Is The New Black!

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