Mr. RobotMr. Robot Season 2: Control is an illusion

Season Recap L'universo di Mr. Robot si fa ancora più complesso in una seconda stagione densa di avvenimenti e suggestioni. La ricerca del controllo sulla realtà da parte di Elliot diventa ancora più controversa quando egli stesso si fa fautore dell'inganno ai danni dello spettatore. La serie nel complesso convince (pur con qualche tentennamento) e regala delle sequenze televisive degne di essere ricordate.

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Il tentativo di racchiudere in un unico articolo la potenza e la complessità dell’intera seconda stagione di Mr. Robot si rivelerebbe arduo anche per uno scrittore molto abile: sì, perché Sam Esmail ha creato un’opera macchinosa e intricata mettendo per l’ennesima volta alla prova anche lo spettatore più scrupoloso.

La serie è segnata da una cesura netta che divide a metà la stagione, definendo due punti di vista totalmente differenti per il pubblico. Nel primo blocco narrativo lo spettatore è cieco, ha uno sguardo parziale della realtà che può vedere solo attraverso la lente distorta della mente di Elliot. Nella seconda parte chi guarda ritrova la “vista” e con essa un’illusione di controllo sul mondo che sta osservando; ciò avviene solo grazie alla rivelazione del protagonista, che fa cadere il velo dietro il quale si era tenuto al riparo mostrandosi a sua volta ingannevole nei confronti del suo interlocutore principale, ovvero l’amico invisibile che lo spettatore è chiamato a interpretare. C’è una marcata differenza tra i due blocchi narrativi con e senza Elliot, il quale si dimostra ancora una volta essere il pilastro sul quale poggiano le fondamenta di Mr. Robot (non è un caso il meritatissimo Emmy guadagnato di diritto da Rami Malek per la sua interpretazione magistrale). Il suo esilio forzato e la conseguente presenza ridotta all’interno della narrazione si fa sentire nell’economia della serie, che perde almeno inizialmente un po’ di quel guizzo che era conferito dalla forza del suo personaggio.

La battaglia di Angela contro la E Corp si trasforma in una lotta interna alla sua stessa coscienza

Per la prima metà della stagione, dunque, lo spettatore si trova in balia delle numerose trame complementari che vanno a infittire la tela già intricata di Mr. Robot. L’evoluzione e l’approfondimento dei personaggi secondari sono una condizione necessaria per uscire dall’impasse dettata dall’isolamento del protagonista: ecco dunque Darlene prendere in mano le redini della F Society. La sorella di Elliott non si dimostra però all’altezza del compito e la trasformazione del suo personaggio prenderà una piega inaspettata portandola addirittura a rendersi responsabile della morte di Susan, avvocato della E Corp la cui casa era stata sequestrata per diventare quartier generale della F Society. Darlene non è una leader ma è invece destinata a rimanere nell’ombra del fratello ed è con questa consapevolezza che affronta la detective Dom Di Pierro (altra new entry della stagione, foriera dello sguardo controverso della “legge” che lei stessa a suo modo a volte fatica a comprendere) subito dopo aver assistito alla morte del fidanzato Cisco, descritta brillantemente in una scena dal forte carico emotivo impeccabile dal punto di vista visivo.

Ma, senza dubbio, il percorso individuale che più stupisce è quello di Angela: la sua battaglia contro la E Corp si trasforma in una lotta interna alla sua stessa coscienza al punto da far sorgere più volte nello spettatore il dubbio su quale sia l’effettiva natura della giovane donna. Angela cambia, nello spirito e nell’aspetto: non è più la ragazza idealista e un po’ ingenua che lavorava in disparte alla All Safe, ma una manager rigida e all’apparenza imperturbabile. Gli abiti diventano più eleganti e i capelli raccolti in una coda, ma non è solo il look a essere alterato: il portamento severo accompagna un mutamento nello sguardo del personaggio che si fa velato e cupo.

Angela è più volte costretta a scegliere durante il suo percorso, ma Bene e Male sono due concetti astratti che non trovano un’unica rappresentazione nella realtà che la circonda. Lo stesso spirito di rivoluzione positiva che guidava la F Society si è trasformato in un’ondata di violenza gratuita, nella quale la ribellione ha ceduto il passo alla rabbia.

L’amica di infanzia di Elliot è anche la protagonista di una delle scene più memorabili di questa stagione: messa alle strette dalla Dark Army, gli attimi che precedono il confronto della giovane con White Rose si caricano di un’atmosfera surreale che rimanda immediatamente agli stilemi tipici della poetica di David Lynch. La stanza, la bambina, il computer, gli oggetti misteriosi e una risposta da trovare. Angela, soggiogata definitivamente al progetto oscuro di cui è diventata inconsapevolmente protagonista, diviene un tassello fondamentale negli ultimi minuti della stagione. È proprio a lei che Tyrell Wellick telefonerà in lacrime dopo aver avuto lo scontro che lo aveva portato a ferire lo stesso Elliot e sarà lei a dargli disposizioni su come agire, segno che ormai anch’essa è divenuta pienamente parte della “fase due“.

Il ritorno di Tyrell marca l’apice del climax tracciato dall’intera stagione: di fatto tutta la seconda serie, depurata dalle sottotrame secondarie e accessorie, è rappresentabile come un lungo percorso alla ricerca di Tyrell. Gli indizi sono seminati ovunque e più volte veniamo depistati (la vicenda che coinvolge Joanna e la vendetta di Scott Knowles nei suoi confronti è uno dei tanti esempi): è lo stesso Mr. Robot a cambiare di continuo la versione con Elliot, fino ad arrivare all’inganno estremo, al punto da convincere Elliot di essere stato in prima persona responsabile della morte di Tyrell.

Pertanto il momento in cui i due – o meglio i tre – si incontrano è il guilty pleasure per lo spettatore che ha nel frattempo atteso un’intera stagione e superato numerose false teorie. Proprio per questa motivazione, forse, il finale non convince del tutto, o perlomeno lascia con l’amaro in bocca chi si aspettava un confronto più ampio e dilatato. Per l’ennesima volta Elliot non è padrone delle proprie azioni e si lascia guidare da Mr. Robot per scoprire di essere stato nuovamente ingannato. Elliot ha sempre saputo cosa fosse la fase due, anzi, è lui stesso ad averla ideata e portata avanti con la complicità di Tyrell e la Dark Army, ed è proprio lui ad aver dato la pistola a Tyrell ordinandogli di fermare chiunque tentasse di intralciare i loro piani. Mr. Robot voleva difendere la propria creatura da se stesso.

Con il fiato sospeso ci ritroviamo ad aspettare una terza stagione che in questo momento sembra prendere finalmente una direzione più concreta (per quanto possibile in una tela così intricata di eventi) avendo ritrovato il proprio punto focale. Per quanto riguarda il capitolo appena concluso, si può affermare che Sam Esmail abbia compiuto un lavoro egregio, compensando con immagini e fotografia eccelsa quei momenti in cui la trama sembrava uscire dal binario e tendere alla dispersione (talvolta però dando vita a episodi divertentissimi, come quello in cui Elliot si ritrova in una sorta di sogno in cui è il protagonista di una sit-com anni 80).

Musica, composizione dell’immagine e fotografia fanno di Mr. Robot un continuo susseguirsi di perfetti, glaciali, quadri della modernità

Esmail compie un lavoro a tutto tondo, scrivendo e dirigendo interamente il proprio prodotto – pienamente inserito nella tradizione della nuova serialità autoriale ove il controllo creativo non può essere limitato solo alla scrittura. Musica, composizione dell’immagine e fotografia fanno di Mr. Robot un continuo susseguirsi di perfetti, glaciali, quadri della modernità. I personaggi stanno sempre a lato della cornice e spesso l’inquadratura è tagliata all’altezza del volto, quasi come a voler raccontare che ognuno di essi è solo una piccola misera pedina di quel mondo sfocato che sta alle loro spalle. Diversamente, se il volto è centrato spesso è molto ravvicinato, quasi posto sotto una lente di ingrandimento, cosicché possiamo scrutarlo, vederne ogni difetto e imperfezione, proprio come nella realtà qui rappresentata nella quale, di fatto, nulla può essere tenuto nascosto. Quattro porcamiseria sono un voto più che meritato per questa stagione.

 

4

 

 

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