Finalmente si fa chiarezza sul passato di Annalise, sugli Hapstall e sulla figura di Frank Delfino, ma How to Get Away with Murder chiude la stagione con un episodio che sembra non essere all'altezza delle aspettative.

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Gli autori di How to Get Away with Murder hanno sempre puntato molto sull’effetto WOW, e onestamente non potevamo aspettarci altro in questo season finale, almeno nelle intenzioni. L’effetto shock è una brutta bestia per un motivo principale: ci si abitua, e va a finire che quelle che potrebbero essere apparentemente buone carte da giocare per stupire lo spettatore finiscono per non destare più tanto clamore. La seconda stagione dello show non si è dimostrata effettivamente all’altezza della precedente, ma in cosa esattamente ha fallito lo si capisce con disarmante semplicità proprio nei suoi ultimi 45 minuti.

Anna Mae

Il ritorno a casa di Annalise (Anna Mae) è quella parentesi dolceamara ciclicamente necessaria per farle riprendere le redini della propria vita. Pur essendo vero che nemmeno il trapassato di Annalise – più indietro dei 10 anni dei vari flashback – le abbia concesso sconti, la donna utilizza l’ambiente famigliare come confortevole bozzolo in cui chiudersi fino a data da destinarsi. I doveri di famiglia la infastidiscono – sembra di vedere un fermo immagine di molti di noi insofferenti a tavola durante le feste comandate – mentre una non ben specificata mocciosa le agguanta il telefono per nasconderlo dalla sua vista, senza che possa battere ciglio.

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Non tutto è inutile in questa sottotrama, al di là delle mancate proteste alla sottrazione dello smartphone che appaiono surreali: torna la figura paterna e gli accennati conti in sospeso col resto della famiglia, delicatamente sfiorati dagli autori dimodoché lo spettatore possa farsene un’idea priva di morbosità; si elabora il lutto della perdita del proprio figlio con una lettera seppellita nel giardino di casa con l’unica persona che avrebbe dovuto saperlo a tempo debito, in una sequenza intensa e contemporaneamente delicata; Nate la richiama all’ordine, ma conosce anche la famiglia di Annalise, completando il giro di giostra emozionale con il giusto grado di comicità. Infastidisce solo la fretta che sembra scandire i tempi di ripresa di Anna Mae, presto in grado di riprendere il ruolo di Annalise Keating esattamente da dove lo aveva lasciato.

Hapstall

Proprio mentre stavo per sfoderare il meme di Spongebob che crea l’arcobaleno dalle mani arriva il primo, decisivo plot twist che salva capra e cavoli e assicura l’esistenza di un qualche tipo di giustizia in un universo fittizio fatto di troppi omicidi impuniti.

Il montaggio durante la deposizione di Annalise è la reminiscenza dell’How to Get Away with Murder che era, con precisi riferimenti temporali fino a quel momento lasciati a sedimentare off-screen. Il ribaltamento di prospettive e la colpevolezza di un ormai morto suicida Caleb Hapstall – incastrato dal suo eccessivo amore per il fitness, e non mi si dica che non è meglio stare sul divano a guardare Netflix – sono in parte inaspettati, visto l’inverosimile animo violento di Philip che mai ha posto minacce per i Keating 5.

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Lascia interdetti la coerenza di tutto l’apparato narrativo, con dinamiche relazionali tra i fratelli Hapstall che stridono con queste ultime rivelazioni, a meno che non si contempli l’idea che Caleb sia un bugiardo patologico anche durante le visite in carcere alla sorella. Sfugge anche il motivo della sua deposizione contro Annalise in termini di rapporto causa-effetto, se non per una logica volta ad anticipare le mosse della controparte prima che essa venga a conoscenza dell’innocenza di Philip. Sono necessari tanti sforzi di immaginazione, proprio laddove non se ne dovrebbero fare, specialmente in una serie dove è cruciale non lasciare troppe zone grigie che andrebbero ad inficiarne la credibilità.

“You Owe Me”

Il secondo e mezzo plot twist del finale ce lo offrono le altre vicende di Annalise, con destini che si intrecciano tra passato e presente anche al di là della storia di Rose e della sua tragica dipartita. La decisione di Frank di voltare le spalle ad Annalise, con tutte le drammatiche conseguenze sul futuro, è il grosso buco nero narrativo di questo episodio, dalle motivazioni deboli e ancor di più correlato ad altri comportamenti parimenti inspiegabili.

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Il passaggio al lato oscuro sembra solo dettato dal desiderio di ripicca verso Annalise e il suo atteggiamento meno che lusinghiero nei confronti del collaboratore, ma quello che lascia basiti è l’atteggiamento di Sam nei suoi riguardi. Tutto è proiettato tristemente out of character, quando vediamo un padre che appariva desideroso di avere figli cercare di insabbiare i gesti di un suo sottoposto, invece di farlo volare fuori dalla sua vita alla velocità della luce. Ancora peggio, Frank tiene saldo il suo posto accanto a Sam per dieci lunghi anni come se nulla fosse successo, come se avesse un motivo per stare al suo posto nonostante la nefasta esplosione di eventi da lui innescata. La contraddizione è palese e imperdonabile, un tonfo nel plot building di How to Get Away with Murder senza precedenti.

Frank lascia il gruppo di Annalise, messo alle strette dalla fuga di notizie scatenata da Laurel, mentre altrove la storia di Wes si chiude tragicamente, con un personaggio brutalmente ucciso ma del quale non abbiamo nemmeno avuto modo di apprezzare le doti. Gli autori pensano OMG, noi pensiamo MEH, e alziamo le spalle con indifferenza, salvando solo la possibilità di vedere un Wes ancora più traumatizzato dalla vita.

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Guardiamo con un occhio al futuro, pregustando l’arrivo di Oliver nel team di Annalise – personaggio che già pare addomesticato ai sotterfugi, visto come cancella l’esito della domanda di Connor a sua insaputa – e intuendo lo spostamento del focus narrativo su Laurel e sulla sua famiglia, a giudicare dagli indizi disseminati lungo questa seconda tranche di stagione. Soprattutto, guardiamo al futuro specialmente perché il presente ci ha lasciati insoddisfatti, chiudendo sbadatamente storyline ad altissimo potenziale, togliendo approfondimento psicologico a personaggi che lo meriterebbero – Bonnie e Trotter Lake, Oliver e la sua sieropositività, Michaela e Connor che separati hanno poco da dire – e dimenticando l’essenziale background studentesco fatto anche di casi della settimana in una certa misura indispensabili a prendere una boccata d’ossigeno.

Un episodio insufficiente e manchevole, che sembra solo il riflesso di una seconda metà di stagione non all’altezza delle aspettative e con pochi veri sprazzi di genialità. La confusione può benissimo regnare sovrana sulla scena del crimine, ma non dovrebbe mai regnare sovrana nella testa dello spettatore.

2.5

 

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