Una Los Angeles buia, deserta, devastata dagli incendi e occupata dai non morti. Un mondo immerso nel caos con pochissimi sopravvissuti senza controllo sull’ambiente circostante. Una manciata di persone senza l’ombra di una speranza. Questa è la situazione che si presenta nell’incipit di questa puntata finale di Fear The Walking Dead, che per la prima volta allarga il proprio scenario immergendoci nella desolazione che ha preso il sopravvento su ogni cosa.
Partiamo subito da un presupposto: questo episodio è completamente diverso dai precedenti sotto ogni punto di vista. I colori freddi, contrapposti alle tinte calde e saturate degli scorsi episodi, ci introducono in quella che è senza ombra di dubbio la miglior puntata della stagione. E di sicuro non per la maggiore presenza degli zombie.
Sono sempre stato, nonostante gli alti e bassi, uno strenuo difensore di questo spin-off di The Walking Dead, che rispetto alla serie principale ha avuto il merito di accantonare la mera questione “sopravvivenza” che tanto rese celebre la prima opera di Kirkman, a vantaggio dell’elaborazione personale dei protagonisti in risposta al forte shock dovuto all’improvviso scoppiare dell’epidemia. Le scene action e la stessa presenza degli zombie erano state finora ridotte al minimo indispensabile, quasi centellinate nell’arco dei cinque episodi, generando nella maggior parte degli spettatori un senso di spaesamento almeno pari a quello dei protagonisti. Ad una visione più superficiale, chiunque si potrebbe trovare a pensare: che senso ha una serie sugli zombie senza zombie a farti saltare sulla sedia e a tenerti con il fiato sospeso? Il senso, invece, diventa palese proprio ora, nella puntata della definitiva evoluzione dei protagonisti.
Alcune lacune, incoerenze o comportamenti illogici dei personaggi a cui abbiamo assistito negli scorsi episodi vengono, infatti, completamente resettati in The Good Man, un episodio serrato ed emozionante che, in definitiva, costituisce uno dei migliori capitoli dell’intero franchise.
La folle corsa contro il tempo nel tentativo di uscire dalla recinzione per salvare Nick, Liza e la compianta Griselda (ancora nell’ospedale a seguito degli avvenimenti dello scorso episodio), con l’aiuto anche di un’orda di zombie opportunamente liberata da Daniel, costituisce un’unica, lunghissima sequenza che occupa quasi metà dell’episodio e lascia davvero senza fiato.
La suspense è mantenuta alta, in questa prima parte dell’episodio, da una buona regia, da un uso più intenso della hand camera nelle (numerosissime) sequenze più concitate e, soprattutto, dalla consapevolezza che i personaggi sono assolutamente vulnerabili e impreparati.
Il piano in sè è, infatti, molto azzardato e rischioso per le capacità dei nostri protagonisti, ben lontani dalle macchine da guerra di The Walking Dead; Travis & Co. sono ben consapevoli del rischio che corrono, ma è ormai evidente come, di fronte all’abbandono da parte dei militari, il senso di disorientamento sia tale da indurre i protagonisti a tentare il tutto per tutto: recuperare i propri cari all’ospedale militare, creare un diversivo riversandovi tutti gli zombie (migliaia) rinchiusi nello stadio, e scappare definitivamente verso il deserto.
Ammirevole, in tutto questo, la determinazione di Liza nel volersi ricongiungere con la propria famiglia – e questo è comprensibile – ma soprattutto nel voler aiutare gli ammalati fino all’ultimo secondo disponibile. Lei è in assoluto il mio personaggio preferito, possiede il giusto equilibrio tra scaltrezza e altruismo che non si trova in nessuno degli altri protagonisti, e l’empatia nei suoi confronti, in questo finale di stagione, raggiunge il suo apice.
Apprendiamo negli ultimi minuti dell’episodio che durante le colluttazioni all’ospedale, Liza è stata morsa, e chiede a Madison di ucciderla con un colpo alla testa prima che l’infezione abbia la meglio. L’ambientazione serena delle scogliere – in contrasto assoluto con la drammaticità della situazione – la disperazione dei protagonisti e l’interpretazione di Elizabeth Rodriguez (in questo frangente davvero superlativa) rendono questo momento l’apice assoluto di tutta la serie.
La scena è resa ancora più potente dal fatto che il colpo di grazia venga inferto da Travis, il Good Man del titolo, personaggio che più di tutti porta a termine l’evoluzione che questo “nuovo mondo” richiede; finalmente, tra il pestaggio del soldato e l’uccisione “a sangue freddo” della ex moglie, si rende conto che la sua vita non sarà mai più la stessa e si adegua al cambiamento ben evidenziato da Strand, in quello che rappresenta un buon riassunto dell’episodio e della serie intera:
The only way to survive in a mad world is to embrace the madness
Sempre “Good”, insomma, ma con una buona dose di consapevolezza in più.
Estremamente positivo anche il bilancio per il personaggio di Nick, che dopo la fuga insieme a Strand e l’approdo nella sua casa sul mare si lascia finalmente andare con la madre Madison (purtroppo, sempre più in ombra e irrilevante) esternando tutta la sofferenza che si è tenuto dentro fino ad oggi. Ora, proprio nel momento in cui tutti provano la stessa solitudine ed estraniazione dalla realtà che lui ha sperimentato durante la sua dipendenza, si sente finalmente libero.
Non pervenuti, per quanto mi riguarda, Alicia, Ofelia e soprattutto Chris, solo parzialmente riscattati in questo finale di stagione. Trovo che i loro personaggi non siano mai stati approfonditi a dovere, ma solamente abbozzati, rendendo la maggior parte delle sequenze che li vedono protagonisti completamente “spente”, prive di mordente e ininfluenti ai fini della trama, che è stata sostanzialmente retta in toto dagli adulti Daniel, Travis, Liza e – soprattutto agli inizi – Madison.
La scelta di far fuori Liza invece di Ofelia a.k.a. l‘inutilità fatta persona (giuro che nella scena del parcheggio ci avevo davvero creduto) è, alla luce di questo, coraggiosa, ma pone delle basi molto rischiose per la prossima stagione, in cui il gruppo si troverà privato di un elemento sicuramente più maturo e carismatico.
Detto questo, io ho un altro, grande timore per la seconda stagione: ora che i nostri hanno subito la prima grave perdita, sono stati messi davanti all’evidenza (o ti adegui al cambiamento, o muori), cosa differenzierà nella prossima stagione questo Fear The Walking Dead dalla serie principale? Cosa dovrebbe indurre il pubblico a interessarsi a questi personaggi nello stesso modo in cui si è interessata finora a Rick e compagni?
Il rischio di assistere a due storie diverse che, nei fatti, diranno la stessa cosa è molto alto, considerando il rinnovo della serie per una seconda stagione di ben quindici episodi.
Elucubrazioni a parte, questo episodio di Fear ha rappresentato un deciso passo avanti nell’evoluzione della serie, non mancando di emozionare costantemente e lasciare con il fiato sospeso. Questo finale è stato, in breve, tutto ciò che si può chiedere ad una serie del genere, che pur rimanendo nell’ambito delle visioni “leggere” ha saputo ritagliarsi un suo spazio e un posto tra le serie di cui attendiamo con impazienza la prossima stagione.
Il mio voto all’episodio è di quattro PorcaMiseria e mezzo su cinque.
Alla stagione nel suo complesso, invece, a causa di alcune lacune riscontrate negli ultimi episodi nel comportamento di alcuni personaggi, non posso dare più di tre PorcaMiseria e mezzo su cinque, con la quasi certezza che la prossima stagione saprà trarre quanto di buono (parecchio) già fatto con la prima:
Se volete rimanere aggiornati con le news sulla serie nella (lunghissima) attesa della seconda stagione, passate dai nostri amici di Fear The Walking Dead Italia!
Alicia e Chris sono ancora vivi (yeah!), ma, vi prego, qualcuno gli insegni a tirare un pugno. É stato dolce, ma imbarazzante. #FearTWD
— Roberta (@itsanerdishgirl) October 5, 2015
Che season finale, questo episodio è valso tutti i 5 episodi precedenti. #FearTWD
— Filianore🌙 (@LovesViperDRio_) October 5, 2015
https://twitter.com/falloutelis/status/651128131630182401
Il finale di Fear The Walking Dead è stato tosto e molto forte… Guarderò di sicuro la seconda stagione #ftwd
— Susy Stark 🐺 (@AllStarsLA) October 5, 2015
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