Marvel's Daredevil1×06 Condemned – 1×07 Stick

Mentre noi fatichiamo nel districarci tra gli impegni della vita quotidiana e il portare a termine le recensioni di questa prima stagione di Daredevil, il nostro Man in the Mask continua la sua lotta solitaria contro Fisk, colpendo uno ad uno i suoi alleati nel tentativo di estorcere loro informazioni. Matt Murdock non ha una strategia […]

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Mentre noi fatichiamo nel districarci tra gli impegni della vita quotidiana e il portare a termine le recensioni di questa prima stagione di Daredevil, il nostro Man in the Mask continua la sua lotta solitaria contro Fisk, colpendo uno ad uno i suoi alleati nel tentativo di estorcere loro informazioni.

Matt Murdock non ha una strategia definita, le sue sono mosse quasi disperate, come la fuga all’ultimo secondo dalla polizia che lo circonda, fuggendo con in spalla Vladimir, e cercando poi di tenerlo in vita con metodi poco ortodossi (aka cauterizzare una ferita con un bengala) per ottenere qualche nome che possa farlo arrivare a Fisk.

Già, Fisk. Il futuro Kingpin sembra dal canto suo aver pianificato tutto: ha scatenato una guerra tra i russi e il Diavolo di Hell’s Kitchen nella speranza di farli fuori entrambi, per poi far passare quest’ultimo come responsabile degli incendi che hanno devastato il quartiere ferendo, tra gli altri, anche il povero Foggy.

La disperazione di Matt si trasforma però nella sua unica vera arma. L’ostinazione nel salvare il cosacco e la noncuranza di sé con cui precipita da un piano all’altro di un magazzino abbandonato dopo una colluttazione con Vladimir, fanno di lui un uomo pericoloso, incontrollabile, che deve essere necessariamente annientato. Lo stesso Fisk lo ammette durante quello che è il loro primo confronto (telefonico):

Fisk: You’re a child playing at being a hero.

Matt: No, no, I’m not trying to be a hero. I’m just a guy that got fed up with men like you and I decided to do something about it.

Fisk: That’s what makes you dangerous. It’s not the mask. It’s not the skills. It’s your ideology. The lone man… who thinks he can make a difference.

Questo Daredevil degli albori è dunque per molti versi incompleto, acerbo: cieco nelle prospettive ancor più che nel fisico, troppo idealista nelle intenzioni. Il confronto con Vladimir mette proprio in luce quest’ultimo punto: fintanto che non sarà disposto ad oltrepassare la sua linea di demarcazione morale, uccidendo il nemico se necessario, la battaglia per la salvezza di Hell’s Kitchen sarà dura da vincere. Volendo fare un parallelismo, la posizione di Matt Murdock è diametralmente opposta a quella di Oliver Queen, che solo col tempo ha trovato il giusto equilibrio nel mietere vittime per il fine ultimo.

Il dilemma morale di Matt ci viene presentato come elemento imprescindibile del cammino dell’eroe, come sottolineato anche dalla comparsa di Stick, sensei di Matt, che rientra nella vita del ragazzo nell’episodio omonimo. Più che un mezzo per colpire la Yakuza, altra pedina importante nella scacchiera di Fisk, Stick è il mezzo con cui ci vengono mostrate le origini dell’eroe Daredevil, del bambino cieco che impara a controllare i suoi doni. Ben più importante però, ci viene mostrata la fragilità di un ragazzo che riconosce un ruolo quasi genitoriale al suo sensei e allo stesso tempo la forza d’animo che lo porta a superarne l’abbandono. La stessa forza d’animo che lo porterà a tener ben ferma la sua linea di moralità negli anni, in nome della quale affronterà il suo stesso maestro quando pone fine alla vita di un bambino perché ritenuto una pericolosa arma se in mano alla Yakuza.

Per un Matt che lotta a suon di pugni, fisicamente e moralmente, abbiamo una Karen Page che ingaggia una lotta alla Union Allied coadiuvata da Ben Urich, diventato ormai un vero e proprio mentore, e Foggy. Il rapporto tra Foggy e Karen diventa via via più tenero, con un’evidente infatuazione da parte di lui. Se da canone, il destino di Karen è legato indissolubilmente a quello di Matt, speriamo vivamente che non si ceda alla tentazione di un triangolo amoroso che rovinerebbe un po’ quanto finora raggiunto in termini di qualità e credibilità della serie.

Fatemi spendere invece qualche parola su Deborah Ann Woll: bellissima, assolutamente perfetta e misurata nella sua interpretazione. In pochi episodi si sta scrollando di dosso l’immagine di vampiro (vedi True Blood) per indossare quelli della donna complessa che è chiamata ad interpretare. E in una serie dalle tinte così dark non è nemmeno impresa così facile.

La qualità dei due episodi è oggettivamente alta e pertanto assegno quattro porcamiseria.

Condemned è assolutamente in linea con quanto visto finora: sequenze d’azione godibilissime, atmosfere dark e sonoro impeccabili, un’ottima caratterizzazione di Vladimir e il bellissimo dialogo tra Matt e Fisk.

Ciò che mi fa storcere il naso è Stick. Ok, gli appassionati saranno andati in brodo di giuggiole per la sua apparizione e per la comparsa degli “stick” nel futuro equipaggiamento di Daredevil. Ho trovato però il tutto un po’ out-of-the-blue e in alcuni punti non pertinente. Non capiamo cosa fosse Black Sky (il bambino ucciso) e quale minaccia rappresentasse, ma soprattutto non sappiamo chi sia l’uomo a cui fa rapporto Stick a fine episodio. Forse Stone? E infine, questi fatti, fanno da preludio agli accadimenti della seconda stagione? O c’è altro che ci sfugge?

4

 

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