Cento. Solamente cinque anni fa, in una premiére che prometteva di rivoluzionare l’universo DC sul piccolo schermo – fino a quel momento composto solo da Batman o quasi – Oliver Queen naufragava sulla famosa Isola, si faceva un bell’esamino di coscienza e assisteva senza opporsi al radicale cambiamento di tutta la sua vita. E dopo cinque stagioni, l’ambito traguardo del centesimo episodio è finalmente arrivato; l’occasione è l’ideale, in effetti, visto e considerato il crossover. E Arrow è il fulcro e cuore pulsante di tutta la storia, in una puntata che ci mette davanti alla tanto sospirata domanda che almeno una volta nella vita ci siamo posti tutti: cosa sarebbe successo se? Grazie, Dominatori, per aver permesso a questa serie tv di scavare nell’emotività dei personaggi, molto spesso messa in secondo piano rispetto all’azione.
What if?
Innegabilmente, Oliver Queen e gli altri prelevati alla fine della precedente puntata di The Flash nella classica scena di rapimento alieno si risvegliano in una realtà illusoria, certo, ma bellissima. La vita di ognuno di loro è proprio quello che avrebbero voluto: una famiglia, una fidanzata, una vita felice. Là dove la Queen’s Gambit non è naufragata, dove Queen Senior non si è sparato per permettere al figlio di sopravvivere, dove Laurel Lance è ancora viva ed è promessa a un miliardario che non deve fare altro che allungare la mano per avere l’azienda paterna. Sara non è un’assassina, Diggle è l’Incappucciato, Tommy lavora in un ospedale – metacrossover con Chicago Med, voluto o no? – e Quentin Lance è sbarbato e per niente alcolizzato. Troppo bello per essere vero, certo, e i continui flash di ciascuno di loro – Ray Palmer compreso, in questa allucinazione collettiva fidanzato con Felicity – sono l’incepparsi del meccanismo alieno a cui sono tutti collegati.
Ma tolto il puro e semplice svolgersi degli eventi – in cui il resto del cast è un mero contorno, ma non per questo meno efficace – cosa mostra davvero questo centesimo episodio? Che Arrow, forse inaspettatamente, ha saputo costruire un universo davvero credibile. Ha imbastito trame interessanti, personaggi memorabili, momenti davvero commoventi e avvenimenti che hanno fatto entusiasmare più di uno spettatore; in un tributo che sicuramente è emotivo ma non per questo strappalacrime, tenendosi sul filo perfetto della cupa atmosfera che caratterizza la serie, ci regala una panoramica di cosa è stato questo prodotto finora.
Pennellate di nostalgia nel rivedere tutti i personaggi che hanno reso Oliver Queen quello che è: un eroe. Nato come antieroe, e fiero di esserlo ancora adesso, gli sceneggiatori hanno voluto mostrarci come tutti quelli attorno a lui lo considerino diversamente da come si è sempre visto. Freccia Verde avrà anche metodi poco canonici, sarà violento e vendicativo, ma lo spirito di sacrificio che l’ha sempre contraddistinto ha portato Ollie a essere il meraviglioso uomo che è diventato adesso.
Uomo, esatto, perché nessuno nell’universo di Arrow ha superporteri: qualche forza fuori dal comune, forse, ma sempre momentanea e dovuta a strani composti chimici – Slade Wilson, anyone? La bellezza che ci ricorda questa puntata numero cento è proprio questa: non servono metaumani o alieni per costruire una storia di eroi. La semplice, cruda sofferenza umana ha forgiato tutti i protagonisti, in un modo o nell’altro: la morte di Tommy, di Moira, di Andy, di Laurel, solo per citare l’ultima. Persino i vari villains che ci hanno fatto compagnia fin qua sono incredibilmente umani nelle loro motivazioni, che sia vendetta o semplice smania di potere. Vedere quanto sono cresciuti tutti i personaggi, attraverso cinque stagioni, incastrati perfettamente in una cornice di crossover che nulla toglie al tributo, fa considerare gli alti e bassi che ha avuto nel corso degli anni sotto un’altra prospettiva.
Arrow è una serie basata su un fumetto: l’aver saputo attualizzare Oliver Queen – che non dimentichiamolo, è vestito da Robin Hood nei fumetti – in una cornice decisamente più oscura, ha dato un valore aggiunto a un eroe spesso snobbato sulla carta per chi non è esattamente addentro nell’universo DC. E dobbiamo ringraziare gli sceneggiatori, per tutto questo. E anche un po’ il maestro di recitazione di Stephen Amell, che al fare le trazioni mezzo nudo ha saputo aggiungere anche una capacità recitativa che non sia quella di un comodino dell’Ikea. Grazie, Arrow, per averci fatto commuovere.
And now?
Per il resto, il piccolo approfondimento di Wild Dog è una perla da non tralasciare: un dettaglio, in apparenza, ma come si suol dire “il diavolo è nei dettagli”. La puntualizzazione sul fatto che a Star City non ci sono metaumani, sul fatto che molto di loro credono basti avere un potere e un costume per salvare il mondo, sottolinea come uno degli ultimi arrivati del Team Arrow sia più profondo di quanto non lasciasse intendere.
Rene è un uomo, un essere umano, che ha scelto di farsi pestare a sangue dagli spacciatori per cercare di salvare la sua città; nel suo piccolo, è un eroe vecchio stampo, di quelli duri e puri, che va in giro con una maschera da hockey e una maglia improponibile. Conta lo spirito, per lui, l’impegno che ci si mette nel rendersi utili, poteri o no. Il fatto che abbia cambiato parzialmente idea, alla fine dell’episodio, non toglie nulla alla raffinata chiosa che gli hanno concesso. Chapeau.
L’aggancio finale a DC’s Legends of Tomorrow, ultima parte di questo validissimo crossover, lascia intendere che le battute finali contro gli alieni saranno su larga scala. Questi Dominatori parlano una lingua basata sull’Antico Testamento, spero che approfondiscano questo aspetto perché è davvero interessante; e spero, soprattutto, che la conclusione sia degna degli episodi che hanno imbastito tutta la trama.
Quattro porcamiseria e mezzo. Sì, forse mi sono sbilanciata troppo, forse non tutto è preciso e forse qualcuno avrà da ridire. Ma tra gli effetti speciali davvero di livello, il rispolvero in grande stile dei personaggi più importanti di Arrow e un tuffo nel passato di Oliver e Company – per citare Cisco – che stavolta non ha nulla a che fare con Barry Allen, il centesimo episodio di questa serie si guadagna a pieno diritto i nostri più sinceri complimenti. Saper emozionare non è facile, senza risultare melensi o fuori luogo. E anche se forse non è successo nulla di eccezionale, in apparenza, ricordare il viaggio di un eroe è sempre, sempre bello. Semplice.
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Direttamente dalla redazione!
Ok per #Arrow100 c'è stato abbastanza drama ma DOVE MINCHIA ERA ROY HARPER. Alla battuta su Tommy mi ha ucciso però.
— BeardDevil (@Aiencran) December 1, 2016
FEELS:
Oliver e Thea con Moira e Robert mi hanno spezzato il cuore #Arrow100
— captain amell.➴ (@amelljvbett) December 1, 2016
Trovate geniali:
il fatto che la Smoak Technologies fosse la chiave per scappare dal mondo creato degli alieni >>>>>>#Arrow100 pic.twitter.com/jEUp6LphjV
— 🌈Vale➴ (@fel5_smoak) December 1, 2016
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