Arrow5×13 Spectre Of The Gun – 5×14 The Sin-Eater

Doppietta per Arrow, questa settimana. Oliver Queen si divide tra la vita da sindaco e quella di vigilante, regalandoci un approfondimento sul passato di Wild Dog e un assaggio dei guai a cui stanno andando incontro tutti quanti. Prometheus sa dove colpire, non c'è che dire, ma la domanda è: sarà stato davvero lui?

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Ormai dall’inizio di questa quinta stagione, Arrow ha seguito un copione preciso: a puntate in cui viene portata avanti la trama orizzontale – come in The Sin-Eater – alterna altri episodi che possono considerarsi filler, anche se stavolta agli sceneggiatori riesce meglio la storyline più slegata dalle vicende principali piuttosto che quella relativa alle vicende di Prometheus. Questo lascia bene intendere quanto sia debole tutta la messa in scena del villain di questa stagione, che non raggiunge neanche per sbaglio la maestosità di Ra’s al Ghul o la crudeltà di Damien Darhk. E dopo quattordici puntate, possiamo ormai affermare che Arrow ha bisogno di darsi una svegliata e ingranare davvero, o questa stagione rischia davvero di raggiungere i minimi storici di gradimento.

Wild story

Il gioco di parole del titolo di questo paragrafo si riferisce a uno dei più riusciti tra i nuovi personaggi introdotti nel Team Arrow quest’anno; non parliamo di Ragman, recentemente uscito di scena per non sappiamo che reale motivo, o di Evelyn, che si è alleata con Prometheus per una vendetta senza senso – e qualcuno l’ha più vista, da allora? Insomma, stavolta Arrow non riesce a riempire il vuoto lasciato da Laurel Lance – per quanto la scorsa stagione avesse raggiunto livelli di utilità su schermo da fare invidia alla scenografia – e Thea, il cui ruolo in questa stagione non si è ancora capito.

In The Sin-Eater, la vediamo complottare alle spalle di Susan Williams – la nuova e “pericolosa” fiamma di Oliver – per screditarla con prove fasulle di plagio e rovinarle la carriera. Quale modo migliore per evitare la pubblicazione di notizie su una presunta ma veritiera corrispondenza di identità tra Oliver Queen e Green Arrow, se l’unica giornalista che lo sa non è altro che una copiona? Il paragone che lo stesso fratello maggiore tira fuori dal cilindro è che Thea Queen assomiglia sempre di più a Moira, che non si faceva problemi a tramare alle spalle di tutti per fare, secondo lei, il bene della famiglia. E sappiamo tutti che fine ha fatto, divorata dai propri segreti.

Tornando ai componenti del Team di supporto a Green Arrow, Curtis è una macchietta di cui non abbiamo davvero capito lo scopo, se non quello di spalla comica, e sulla nuova arrivata Dinah Drake non possiamo ancora esprimerci – nessuno ha notato una sorta di vaghissimo interesse nei confronti di Diggle oppure è solo un’impressione? – quindi non resta che lui, René Ramirez.

Ce l’hanno introdotto piano piano, dettaglio dopo dettaglio: congedato con disonore, testa calda, incurante del rispetto che si dovrebbe portare ai propri compagni. L’abbiamo visto cambiare, in queste puntate, aiutando Quentin con la spinosa faccenda dell’intervista e diventando poi assistente del vice-sindaco, nella chiara rappresentazione che il Team Arrow offre davvero una seconda possibilità a tutti. Ma com’è che Ramirez è arrivato a essere Wild Dog?

In Spectre of the Gun, assistiamo alla trasformazione di un padre a cui è stata tolta la figlia, dopo l’omicidio violento della madre (tossica o ex tossica non è chiaro) da parte di un ladro qualsiasi, nel cane rabbioso che abbiamo conosciuto la prima volta. Anche se al momento è stato un po’ addomesticato, almeno in parte, i flashback sono anche il pretesto per inserire una puntata filler leggermente diversa dal solito, in cui si esplora finalmente il lato legale di Oliver Queen.

Ci sono problemi di carattere sociale che solo il sindaco può risolvere, e l’annoso problema della regolamentazione delle armi negli Stati Uniti – anche nelle città fittizie dell’universo DC – è sempre stato un argomento spinoso. Molte serie tv hanno provato a indagare l’uso e l’abuso che si fa delle armi negli USA, da Grey’s Anatomy a One Tree Hill, passando per tanti altri; Arrow ci prova, scodellando la storia di un padre a cui è stato tolto tutto – no, non Ramirez ma un altro – che dopo una strage nell’ufficio di Oliver e un’altra mancata decide di consegnarsi, a seguito di un discorso piuttosto toccante dello stesso Oliver.

Ammirevole il tentativo di dare uno spessore a una serie considerata piuttosto leggera, anche se tra le più “impegnate” della DC sul piccolo schermo, ma la sensazione resta comunque di una storia trattata forse in modo troppo frettoloso. Di sicuro aiuta a comprendere meglio il personaggio di René e a prendere una boccata d’aria dopo la vischiosa storia di Prometheus.

Wild card

L’asso nella manica, la wild card di Arrow, è sempre stata la sorpresa: l’intreccio, lento ma costante, dei flashback con la realtà che sta vivendo Oliver attualmente, come se il suo passato non dovesse mai davvero abbandonarlo e lo perseguitasse. Ormai arrivati oltre la metà della stagione, la serie iniziava a farci comprendere dove voleva arrivare.

Stavolta, invece, la sorpresa è un’altra: come già confermato da Stephen Amell in persona e dagli sceneggiatori, la quinta stagione concluderà finalmente i flashback dedicati al passato di Oliver, facendoci ricongiungere con l’uomo ritrovato cinque anni fa sull’isola deserta. Dopo aver scoperto che Queen Junior sull’isola ci è stato sì e no un annetto e poi s’è fatto mezzo continente asiatico a piedi qua e là, Russia compresa, è ora di lasciarsi alle spalle il passato e guardare in avanti. E come già accennato, sarà Talia a smussare gli angoli della sua formazione e consegnarci Oliver come l’abbiamo conosciuto.

Riguardo Prometheus, dicevamo, sembra davvero di essere nelle sabbie mobili: la narrazione è piuttosto stagnante e qualsiasi risvolto che propongono ha il sapore di qualcosa utilizzato solo per prendere tempo in vista del finale. Il ricatto del caso insabbiato dal sindaco sulla morte di Malone reso pubblico è il succo della quattordicesima puntata, mentre l’evasione di Cupid, China White (chiii?) e l’ex poliziotta corrotta-redenta-corrotta di nuovo è solo un riempitivo a dir poco inutile. Davvero, per quanto mi sforzi non riesco a trovare lo scopo della loro ricomparsa in scena.

Felicity continua sulla sua strada comoda ma decisamente illegale, sfruttando le informazioni datele da Helix nell’Hard Disk che sembra contenere davvero di tutto. Non sappiamo dove andrà a parare questa storyline, per il momento, ma c’è da scommettere che non potrà sempre andare tutto liscio.

3

 

Tre porcamiseria per una media fatta dai tre e mezzo del tredicesimo episodio, perlomeno carino, e i due del quattordici. Diciamolo, Arrow non sembra nemmeno impegnarsi, in questa stagione, per trovare una continuità narrativa. Partito bene, molto bene, è naufragato quasi subito sulle lande di episodi riempitivi, personaggi piatti e storyline non credibili; vogliamo davvero credere che Oliver sia così ingenuo da mostrarsi pieno di tatuaggi e cicatrici a una giornalista ficcanaso? Che fine ha fatto l’Oliver Queen che badava sempre alle sue frequentazioni, per tutelarsi? Cominciate a ridarci lui, e un villain decente, e poi ne possiamo parlare.

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