American Horror Story6×06 Chapter Six

Il plot twist tanto annunciato è finalmente arrivato, in quello che è probabilmente l'episodio più riuscito di tutta la serie: il documentario è giunto al termine e ci prepariamo ad assistere al suo sequel, un reality horror in stile Grande Fratello in cui tutti i protagonisti tornano nella mansion di Roanoke per assistere in diretta agli orrori che finora erano solo stati raccontati.

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Quando si parla di American Horror Story, o in generale di ogni serie di Ryan Murphy, ogni svolta nella trama, ogni rivelazione che può sconvolgere il setting dell’intera stagione ha potenzialmente il potere di rovinare tutto quello che di buono ha costruito finora; basti pensare a Freak Show e all’uccisione prematura di quello che sembrava l’antagonista principale della serie, o alla rivelazione del famigerato Killer dei Dieci Comandamenti in Hotel. Per questo motivo, quando il creatore della serie horror più di successo degli ultimi anni ha annunciato il “più grande plot twist della storia della serie” proprio in concomitanza del sesto episodio, le enormi aspettative che si sono venute a creare sono state inevitabilmente accompagnate dall’ansia di vedere minato nelle fondamenta quello che indubbiamente rappresenta il capitolo più riuscito della serie.

A smentire immediatamente ogni paura, si può certamente affermare che dopo la visione del famigerato Chapter Six, a parte l’innegabile senso di spaesamento, American Horror Story: Ronoake e la serie nel suo complesso siano giunte al suo punto più alto: la svolta è finalmente arrivata, forse più scontata di quanto ci volessero far credere ma, comunque, di gran lunga più terrificante della docu-fiction a cui abbiamo assistito finora. Una gioiellino di metatelevisione che costituisce indubbiamente l’episodio migliore di American Horror Story nel suo complesso.

Il documentario My Ronoake Nightmare ha fatto un boom di ascolti – ha superato anche il capostipite del genere The Walking Dead, recita l’introduzione – e il merito va tutto al creatore della serie, Sidney Aaron James, interpretato da Cheyenne Jackson in una veste totalmente diversa da quella del precedente capitolo Hotel, nel ruolo un po’ caricaturale del produttore senza scrupoli.
Come ogni prodotto televisivo che si rispetti, My Ronoake Nightmare necessita di un sequel, e da qui l’idea geniale che sta alla base di quello che è un vero reboot della serie: perchè non rinchiudere tutti i partecipanti – protagonisti reali e figuranti – nella casa degli orrori durante la Blood Moon, facendoli partecipare ad un reality in stile Grande Fratello e assistendo in diretta agli orrori narrati nella stagione precedente?

american horror story roanoke 6x06 chapter six 6 recensione

Con motivazioni inaspettatamente credibili da parte dei protagonisti, quantomeno i tre protagonisti “reali” delle vicende che comprensibilmente non morivano dalla voglia di ritornare nel luogo che ha cambiato loro le vite, tutti accettano di partecipare al sequel dando il via al setting della seconda metà di stagione. Matt e Shelby hanno divorziato a seguito del tradimento, da parte di quest’ultima, con Dominic, l’interprete di Matt nel fictional re-enactment della serie. È perfettamente comprensibile quindi come Shelby – con il suo amore in realtà mai svanito nei confronti dell’ex marito – abbia accettato dopo qualche riluttanza di rientrare nel luogo che ancora tormenta i suoi incubi, nella speranza di una riappacificazione.

Anche Lee (Adina Porter) ha dalla sua una motivazione – se possibile – ancora più forte, che sottende peraltro una forte critica al potere dei media nella formazione dell’opinione pubblica: la donna è stata messa alla gogna e ufficiosamente incolpata dell’uccisione – rimasta senza un colpevole – del marito Mason; questa situazione genera, da un lato, il desiderio di rivalsa sociale in Lee e, dall’altro, la volontà di Sidney di esporla come reale colpevole nella speranza di alzare ulteriormente gli ascolti.

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Con praticamente tutto il cast principale riunito all’interno della dimora, abbiamo una sola eccezione: Agnes (l’interprete della Macellaia di Roanoke), che ha mostrato più di un segno di squilibrio a causa di un’immedesimazione troppo radicale nel personaggio che l’ha resa una star a livello nazionale. Sono dedicati a lei i frangenti più inquietanti dell’episodio, che mostrano una persona sola, in cerca dei meritati riconoscimenti negati dalla critica, e la cui mente è stata completamente soggiogata dal personaggio malato che ha interpretato in ogni sua sfumatura nei sei mesi impiegati per girare il documentario. Il ruolo conferma, se ancora fosse necessario, le eccelse qualità di Kathy Bates, che rende alla perfezione ogni sfumatura della psicologia di Agnes in quello che è indubbiamente uno dei ruoli migliori di tutta la serie.

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Il vero fattore shock dell’episodio sta nel fatto che l’epilogo dell’intera vicenda viene già rivelato: tutti i protagonisti, ad eccezione di uno, moriranno nei tre giorni della Blood Moon, e proprio per questo la serie non è mai andata in onda. Quello a cui lo spettatore sta assistendo è stato quindi recuperato, a posteriori, dal materiale ripreso dalle telecamere a circuito chiuso o dalle videocamere portatili dei protagonisti. Da questo deriva il particolare stile registico di Chapter Six (e con tutta probabilità dei capitoli seguenti), che contribuisce ad ampliare la sensazione di claustrofobia propria di un certo tipo di horror à la Blair Witch Project.

Questo particolare, non di poco conto, rende questo singolo episodio una perla dell’horror seriale degli ultimi anni, e rappresenta la ciliegina sulla torta di un percorso di tensione crescente che ha caratterizzato questa stagione di American Horror Story. Il cambiamento di stile si riflette, quindi, non sono nella storia e nella regia ma anche nella performance degli attori, chiamati per forza di cose a cambiare completamente registro, soprattutto nel caso di Rory, Dominic, Audrey e Monet, i quattro attori principali di My Roanoke Nightmare, caratterizzati in modo antitetico rispetto al passato e ora permeati della strafottenza tipica degli attori prima sconosciuti e poi catapultati all’improvviso nel mondo delle celebrità.

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Fa piacere notare che il cambio di registro si riflette ora anche negli effetti speciali, più realistici rispetto al passato, scelta dettata dal fatto che le vicende sono ora ambientate a tutti gli effetti nel mondo reale, al di fuori della finzione: la nuova pig head è davvero terrificante, così come la scritta Murder, ora completata a seguito dell’uccisione di Rory da parte delle vere infermiere killer (anch’esse più inquietanti e meno “umane” rispetto alle controparti della fiction).

5

 

Cinque porcamiseria meritatissimi per questo episodio: Roanoke è arrivata al suo punto di svolta e lo ha fatto nel modo migliore possibile, in quello che possiamo tranquillamente definire l’episodio più alienante e particolare di tutta la serie. Rimane da vedere se Murphy riuscirà a mantenere la giusta traiettoria per il resto della stagione, ma superata la metà della stagione si può affermare con certezza che finalmente American Horror Story ha iniziato a rendere giustizia al titolo, inquietando lo spettatore e giocando con le sue paure in modo efficace e non banale.

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