Siamo arrivati a metà stagione, e American Gods si prende una pausa dalla narrazione principale, dedicando un intero episodio a Laura Moon, la moglie di Shadow. Bryan Fuller e Michael Green cambiano registro e si concentrano su un personaggio che fino ad ora avevamo visto solo per pochi minuti sullo schermo, e ci fanno capire che è senza ombra di dubbio una delle figure chiave di tutta la serie.
Laura e Shadow si conoscono per caso, in un casinò dove lei lavora come croupier al tavolo del Black Jack. Il locale è a tema “Antico Egitto”, dai geroglifici delle pareti – che per pochi istanti ci fanno immaginare il salto nel passato dei precedenti episodi – alle carte da gioco: tutto richiama l’epoca dei faraoni e i suoi antichi dèi, ed è impossibile non notare la statua di Thot, il dio della scrittura e della magia con testa di ibis, e Anubi, lo sciacallo visto in “Head Full of Snow”.
Il giovane Shadow è spavaldo e sprovveduto, e l’incontro con Laura gli cambia la vita, rendendolo incredibilmente felice di quello che ha: una donna da amare e un lavoro in una palestra, quella dell’amico Robbie. La scena del barbecue è la cartolina dell’America di provincia, mancano solo un paio di bambini che lanciano la palla al golden retriever. Laura invece è profondamente diversa, e profondamente insoddisfatta, affetta da una depressione che le impedisce di trovare la felicità anche accanto a uno come Shadow; il tentato suicidio nella vasca idromassaggio, sebbene ridicolo nell’esecuzione, è sintomatico dello status psicologico in cui versa.
La storia d’amore funziona solo a metà, e l’insoddisfazione esistenziale di Laura dopo un po’ mina il rapporto, idilliaco solo nella testa di Shadow. Per farla felice, il marito di Laura decide di tentare la truffa al casinò, con i risultati che ben conosciamo. Emily Browning è eccezionale nella sua parte, riuscendo a farci odiare Laura con impressionante naturalezza, mentre tradisce Shadow con Robbie. Il suo desiderio di colmare un vuoto che va al di là dell’amore che prova per il marito la spinge a comportamenti autodistruttivi e contrari alla logica; prima respinge Robbie, qualificando il rapporto tra i due come una botta e via, salvo poi ricaderci spinta dalla noia e dalla solitudine.
Il desiderio di autodistruzione di Laura arriva all’apice nel momento in cui di fronte al giudizio finale rifiuta di cedere il proprio cuore ad Anubi, convinta che ormai non serva più a nulla. Laura si vede malvagia, senza speranza, una vita spesa a sabotare se stessa e le persone che l’hanno amata.
Ironia della sorte, è Shadow che la riporta in vita attraverso la moneta di Mad Sweeney vista cadere nella sua tomba alla fine di “The Bone Orchard”, e le dà una ragione per andare avanti: Shadow ora viene visto come un fascio di luce nella notte, una meta da raggiungere e da proteggere.
La pesantezza della sofferenza di Laura viene bilanciata egregiamente dalle scene grottesche ed esilaranti della sua nuova esistenza da zombie: dalla cruenta e sanguinosa lotta contro gli uomini del Tecnofighetto, fino alla colite dovuta ai liquidi per l’imbalsamazione che la vede costretta a scaricare sulla tazza, mentre Audrey urla terrorizzata nella vasca da bagno. La geniale resa della “non-morte” di Laura in ogni dettaglio dà un ritmo particolare all’episodio, meno sparpagliato, più coeso e assimilabile dei precedenti, ma ugualmente affascinante.
La nuova Laura è rimessa in sesto da Jaquel (Chris Obi), cioè Anubi, e Mr. Ibis (Demon Barnes, visto in The Flash, Hannibal e Supernatural), che gestiscono un’agenzia di onoranze funebri, niente di meglio per due dèi dell’Antico Egitto.
Ibis: He would say thanks you to whatever god sent you back to him
Da questa frase di Ibis è chiaro che l’identità di Shadow sia a loro cosa nota, com’è chiaro che anche Mr. Wednesday lo abbia sempre tenuto d’occhio, se avete fatto caso ai corvi sparsi per tutto questo episodio. Il favore di Shadow e la sua riconoscenza sono, nonostante i dettagli ancora fumosi, parte fondamentale delle vicende di American Gods e delle divinità in competizione per portarlo dalla propria parte. Come nei tempi antichi gli dèi si dividevano in fazioni, cercando di accaparrarsi il favore dei mortali e degli eroi, così questa moderna ed imminente guerra vede Shadow al centro del conflitto.
“Git Gone” ci ha aiutato a capire il rapporto con Laura e cosa ha innescato la catena di eventi che ha portato Shadow a lavorare per Wednesday, e soprattutto ci dimostra che Laura è ancora importante per lui e per la nostra storia, forse più da morta che da viva. American Gods tocca finalmente la perfezione, con una standing ovation per ambientazioni, scelta sonora e musicale e sapienza nella struttura narrativa, confermando un cast dalla bravura oltre le più alte aspettative.
Non male la puntata Stranamore di #AmericanGods 😂
— Christofer (@C_h_Ve) May 22, 2017
Fantastico episodio di #AmericanGods anche questa settimana. I need a hug. And bug spray.
— Cadav_Erica🌙 (@Cadav_Erica) May 22, 2017
La mia reazione ogni volta che Laura apre bocca nella 1×04 di #AmericanGods pic.twitter.com/KNGaKhrJPJ
— Anto_LoMi (@Antonella_LoMi) May 22, 2017