Speciali | Xena: Warrior PrincessXena: Dopo 20 Anni una Serie Ancora Epica

Chi è cresciuto negli anni Novanta ha avuto parecchie certezze: dal lecca lecca che si infilava sul dito, al Tamagotchi, dal modem 56k alle Bull Boys o Lelly Kelly che si illuminavano ad ogni passo. Fra queste certezze anche le serie televisive che hanno segnato un’epoca. E poche hanno resistito al passare del tempo e […]

Chi è cresciuto negli anni Novanta ha avuto parecchie certezze: dal lecca lecca che si infilava sul dito, al Tamagotchi, dal modem 56k alle Bull Boys o Lelly Kelly che si illuminavano ad ogni passo. Fra queste certezze anche le serie televisive che hanno segnato un’epoca. E poche hanno resistito al passare del tempo e al succedersi delle fandom online come Xena: Principessa Guerriera. La valorosa condottiera interpretata da Lucy Lawless (vista poi in Battlestar Galactica, Spartacus, Salem, e un imperdibile cameo nei Simpson) espiava il suo passato da efferata signora della guerra compiendo buone azioni in una Grecia devastata da violenze e divinità irose, sempre affiancata dalla fidata e amata Olimpia (una bionda e serafica Renée O’Connor, poi scomparsa dai radar).

Intrisa di buoni sentimenti ma fondamentalmente sapiente mix di generi diversissimi (azione, melodramma, commedia sferzante, perfino musical), la serie durò per sei stagioni, dal 1995 a 2001, ma a distanza di vent’anni è ancora ben presente nell’immaginario collettivo, suscitando a più riprese ricordi struggenti e impeti di passione adolescenziale (e arrivando, per un breve periodo, a dare il proprio nome a un pianeta nano che si trova oltre Plutone). C’è ancora oggi chi, a 14 anni dalla series finale, chiede a gran voce un adattamento cinematografico, nonostante il creatore Robert Tapper abbia respinto fortemente l’ipotesi (ma la “Xena Movie Campaign” ha raccolto dal 2011 migliaia e migliaia di adesioni in tutto il mondo).
E pensare che il personaggio di Xena doveva esistere per soli tre episodi nella prima stagione di Hercules, la serie mitologica originale intepretata da Kevin Mascellone Sorbo. Il suo personaggio, però, quello cioè di una spietata guerriera assetata di sangue e vendetta ormai sulla via della redenzione, colpì talmente i fan da spingere i produttori a creare un prodotto televisivo parallelo, che finì addirittura per oscurare la serie genitrice, superandola in fantasia e originalità.
Tutto merito di un personaggio coi fiocchi. Xena combatteva con la spada, il bastone, l’arco, a mani nude, perfino con gli stracci imbevuti d’acqua. Sapeva bloccare la circolazione con la pressione delle dita (ma Ken Shiro non c’entra nulla), calvare, curare con le erbe, comunicare coi morti e riusciva pure a resuscitare dai ghiacci. E poi è stata piratessa, sciamana, vincitrice di concorsi di bellezza e molto altro. Altro che Barbie, il vero role model femminile è proprio la principessa guerriera.

L’ambientazione della serie era, neanche a dirlo, la Grecia Antica. O meglio: villaggi di (finti) mattoni depredati da spietati signori della guerra, ma anche lussureggianti foreste abitate da strampalati e umanissimi dei, e panorami incantati. La Grecia rappresentata in Xena, lontana dai problemi di oggi, è verde e incontaminata come la Nuova Zelanda. Forse perché è la Nuova Zelanda, dato che fu girata nella regione di Auckland, molto prima che arrivassero Peter Jackson e la sua compagnia dell’anello.
Non solo Penisola Ellenica , comunque: anche Cina, Britannia, Nord Africa, steppe siberiane, antica Roma e Giappone. La timeline di Xena mette insieme con grande nonchalance luoghi ed eventi storici anche lontanissimi fra loro (la caduta di Troia, la morte di Cesare, l’avvento del cristianesimo) ma accumunati da un unico fatto: Xena ci metteva sempre in qualche modo lo zampino.

Anacronismi a parte, il telefilm aveva effettivamente il suo lato didattico. La conoscenza della cultura greca e degli dei della mitologia ellenica è esplorata ampiamente. Molti miti della classicità (che poi avete studiato al liceo) in Xena erano esposti in modo avventuroso e memorabile. C’era anche spazio anche per gli dei nordici di Asgard, per le divinità indù e per un ecumenico “Dio dell’Amore” annunciato da Eli, profeta con barba e lunghi capelli castani (vi dice niente?).

Dall’India veniva anche il famosissimo cerchio rotante di Xena, arma molto cara alla popolazione Sikh. Il chakram era una lama circolare capace di colpire e ferire più obiettivi in una volta rimbalzando su varie superfici. Nella serie solo la nostra guerriera lo sa usare: ne esistono in realtà due versioni, che messe insieme formano l’unico strumento capace di annientare gli dei (inutile dire che succede anche questo, nel telefilm).
Xena fu (ed è tuttora) un fenomeno socioculturale senza precedenti. Nel periodo in cui le Spice Girls imponevano la supremazia della donna pop, anche Xena e Olimpia – in anticipo rispetto ai “loro” tempi – si dimostravano emancipate e indipendenti. E tutti gli uomini che compaiono nella serie (dall’ambiguo dio Marte a un terribile Giulio Cesare fino al perfido Ming Tzu) sono traditori, folli destinati a triste destino o del tutto inetti. Posto d’onore al povero Corilo, guerriero mingherlino per sempre confinato in una spietata friendzone.

Anche se gli autori si sono sempre mantenuti sul filo della vaghezza, quello fra Xena e Olimpia, oltre a rispondere ai consueti canoni dell’eroe con sidekick, è un amore lesbico piuttosto marcato, ma soprattutto molto romantico, tanto da far diventare la serie un simbolo per il movimento LGBT. La conferma assoluta viene nel bacio dell’episodio finale: un vero trionfo dell’amore egualitario.

Se siete in vena di rewatch magari questo articolo vi ha trasportato sul vento della nostalgia e domani inizierete a riguardarlo, forse distrattamente nella prima stagione, sostanzialmente autoconclusiva. Se invece tutto ciò che sapete su Xena è dato solo dalle voci sul suo mito nell’universo delle serie tv, questa è l’ennesima occasione per recuperare uno dei pilastri telefilmici degli anni ’90.