Se ci avessero chiesto di predire il finale di Westworld nel primo episodio, difficilmente saremmo riusciti ad immaginare quello che abbiamo visto in The Bicameral Mind. Ma col passare degli episodi alcune teorie si sono fatte sempre più verosimili, accompagnandoci così fino alle rivelazioni di questo lungo e incredibile season finale, che ha effettivamente risposto a molti interrogativi, ma che ne ha fatti ovviamente scaturire altri in vista della prossima stagione.
Inutile dirlo: spoiler, spoiler, spoiler sul season finale di Westworld.
BANZAI!
Chi scrive, alla vista delle lettere SW, è letteralmente saltato sulla sedia: seppure solo per una manciati di secondi, Samurai World ha catturato completamente la nostra attenzione facendoci esplodere di aspettativa, come nemmeno le scene dopo i titoli di coda dei film della Marvel. Se però noi ci siamo riempiti di meraviglia, non si può assolutamente dire lo stesso di Maeve, nella sua fuga rocambolesca fuori da Westworld. Qui la presenza di Jonathan Nolan si fa sentire nelle scene d’azione: Hector e Armistice finalmente con delle armi vere in mano, mentre abbattono le guardie della sicurezza proprio come nella rapina al saloon, ma questa volta non per rubare una cassaforte, ma per far scappare Maeve.
L’incontro con Bernarnold, però, rivela quanto la sua personale intenzione di fuga sia in realtà stata misteriosamente programmata passo dopo passo: e qui non possiamo che pensare ad una sola persona, ovvero il dottor Ford, che pare aver studiato tutto nei minimi dettagli. La cosa sembra essere avvalorata proprio dalle parole di Bernard, che rivela come vi siano stati altri “risvegli” negli anni, e che quindi il riaffiorare della coscienza è realmente il frutto delle ripetizioni, della memoria e dell’improvvisazione, con l’aiuto di una “spintarella”.
Il Centro del Labirinto
Il progetto di Arnold è andato oltre riuscendo a creare degli esseri viventi e senzienti, non dei semplici robot, e l’idea di intrappolarli all’interno di una storia artificiale, alla mercé delle depravazioni e delle violenze umane, è troppo forte per l’animo sensibile dello scienziato. Scopriamo così che si è praticamente suicidato, facendosi sparare da Dolores.
This violent delights have violent ends.
La mente bicamerale è solo l’ultimo passo per acquisire una coscienza, e Dolores riesce ad arrivare al centro del labirinto spinta anche dall’Uomo in Nero, che si rivela essere senza troppe sorprese proprio William. La voce dentro la testa, che porta alla pazzia, non è altro che il proprio sé, la voce della nascita della mente umana e della coscienza stessa. Il labirinto è solo una metafora per un’immersione personale all’interno di se stessi alla scoperta di ciò che rende umana l’esistenza. Non si capisce però perché per arrivare all’illuminazione ci si debba gonfiare di botte.
Altra rivelazione non troppo sorprendente: Dolores è Wyatt, e il massacro di tutti gli host prima dell’apertura del parco fu orchestrato da Arnold per permettere ai suoi host di sviluppare una coscienza, prima o poi. Già dallo scorso episodio, poi, avevamo visto altri robot operare per permettere a Dolores e Teddy di giungere al centro del loro labirinto, nell’unico modo possibile: il ciclo di morte, memoria e sofferenza. In pratica l’ultimo ad arrivarci è quella lince di Teddy, che come personaggio si merita un po’ il cucchiaio di legno di Westworld.
Se Clint Eastwood era criticato perché interpretava i famosi film western con solo due espressioni – col cappello e senza cappello – si può avanzare la stessa critica a James Marsden, le cui espressioni possono riassumersi sempre in “confuso” e “morto”.
La Fine di un Ciclo
Abbiamo creduto fino all’ultimo che Ford fosse il villain, ma (forse) ci siamo sbagliati: il dottor Ford e la sua uscita di scena ripetono l’atto di Arnold, e il suicidio per mezzo di Dolores, usata nuovamente come arma. Se però, per la morte di Arnold, Dolores è stata effettivamente programmata, quanto c’è invece di autonomo nella scelta – ammesso che tale sia stata – di uccidere Ford, e di ripetere il massacro di tutto il board degli investitori? La teatralità delle “dimissioni” del dottor Ford, fin dall’ingresso di Dolores nella scena, hanno sicuramente fatto salire l’hype, visto il parallelo con il precedente suicidio di Arnold, ma siamo sicuri che fosse proprio Ford ad essere sul palco, e non una replica, la stessa in costruzione vista nell’episodio Trompe L’Oeil? É difficile credere che il dio abbia effettivamente abbandonato le sue creazioni.
Anthony Hopkins è riuscito a rendere così terrificante un personaggio così complesso, permettendo di legare l’antropologia con la poesia, la meccanica con l’arte, Shakespeare con Hoppenheimer:
Any man whose mistakes takes ten years to correct is quite a man.
L’aspetto filosofico dell’esistenza è tutto nelle mani dell’anziano dottore, il creatore che gioca ad essere dio, e noi stiamo ad ascoltarlo come fossimo ad una lezione all’università, attraverso gli occhi degli host, occhi che si stanno aprendo sul significato dell’esistenza. Il peso delle due indiscusse protagoniste – Evan Rachel Wood e Thandie Newton – è tale da oscurare ogni altro personaggio – sì, persino Jeffrey Wright – costringendo la prima stagione a tenerle separate agli occhi dello spettatore. Possiamo permetterci di perdere Anthony Hopkins?
E parlando di libera scelta, quanto c’è poi di autonomo, di cosciente, nella scelta di Maeve di scendere dal treno, di non fuggire, e di dare uno scopo alla propria esistenza, andando a cercare la “figlia”? Molto intrigante anche la figura di Felix, un essere umano che ad un certo punto dubita della propria reale esistenza, con delle mosse robot-dance che spezzano la tensione e strappano addirittura un sorriso. Gli stessi dubbi esistenziali degli host sono anche i nostri: cosa ci rende umani, alla fine?
Un Nuovo Inizio
É difficile predire cosa accadrà nella seconda stagione di Westworld. Fino all’ultimo abbiamo creduto che Maeve sarebbe fuggita, desiderosa di esplorare il mondo esterno. Dolores è ufficialmente un’assassina, e tutte le macchine “difettose” sono state riattivate e sono sul piede di guerra, decise ad uccidere i propri aguzzini: è quasi un’espressione di soddisfazione quella di Ed Harris, mentre viene finalmente colpito da una pallottola vera, mentre prova del dolore autentico.
They say great beasts once roamed this world — as tall as mountains. Yet all that’s left of them is bone and amber.
Questa frase di Dolores, oltre a rimandare di nuovo a Jurassic Park e Michael Crichton, suggerisce che la prossima stagione potrebbe concentrarsi sull’insurrezione delle macchine contro l’essere umano, un po’ come Battlestar Galactica, dando vita ad un nuovo scenario sci-fi: del resto, Westworld è ambientato in un lontano futuro dalle infinite possibilità. Avendo esaurito la narrazione dell’ambientazione Far West – con i salti temporali abbiamo visto tutto il viaggio all’interno della coscienza di Dolores e degli host – quei pochi secondi di Samurai World sono stati forse un anticipo di quello che ci aspetta? Gli esseri umani del futuro sono quasi tutti mostrati come mostri approfittatori, la loro natura è barbara e disumana, ed è facile vederli come i cattivi. Forse l’unico che si salva è solo Felix (Leonardo Nam), mosso dalla pietà verso le creature di cui si prende cura (anche Elsie ci piaceva, ma è morta: grazie HBO).
Il giudizio non può che essere di 5 porcamiseria su 5, perché nonostante qualche difetto, soprattutto nei tempi dei primi episodi, l’effetto wow di Westworld è stato totale, lasciandoci sempre a bocca aperta, complice anche l’originale colonna sonora di Ramin Djawadi.
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Comunque dopo sir @AnthonyHopkins il mio personaggio preferito resta il pianoforte meccanico. #Westworld
— Angelo Mineo (@ancilo90) December 5, 2016
Per tutti gli appassionati di #Costituzione, il finale di stagione di #Westworld in onda stasera si intitola "The Bicameral mind"
— Mauro Favale (@favalem) December 5, 2016
Stato attuale dopo il minuto 36 #Westworld pic.twitter.com/EXX0gnwyds
— Roberta🐍 (@Roberta8825) December 5, 2016
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