Nel sesto episodio di Westworld manca quella che è la protagonista, Dolores, di cui però non si sente la mancanza, vista la sequela di rivelazioni e colpi di scena che ci tengono incollati allo schermo, dissolvendo quel velo di monotonia che stava montando nei precedenti episodi. Tre fili narrativi tesi che si intrecciano tra di loro e si stringono intorno a noi spettatori, lasciandoci senza fiato fino all’ultimo cliffhanger. Ma andiamo con ordine.
Fake Plastic Tree
Una delle particolarità di Westworld è quella di avere una colonna sonora pazzesca, e non ci riferiamo solo alle musiche originali di Raman Jawadi, ma anche a tutto l’apparato citazionistico: il pianoforte automatico all’interno del bordello suona spesso delle cover di canzoni contemporanee, rivisitate in salsa western. The Adversary inizia con una versione di Fake Plastic Tree dei Radiohead:
She looks like the real thing
She tastes like the real thing
My fake plastic love
But I can’t help the feeling
I could blow through the ceiling
If I just turn and run.
Le lyrics sembrano scritte proprio per Maeve, che ormai ricorda tutto quello che succede, e si fa uccidere proprio per raggiungere il suo nuovo amico Felix, e farsi raccontare quello che in realtà è la sua natura: una host, costruita per intrattenere, al servizio dei clienti e dei programmatori. In un tour che agli occhi dell’androide – e ai nostri – oscilla tra l’orrore e la meraviglia, Maeve scopre la creazione di tutte le creature “viventi” del parco, i corpi vuoti e artificiali che prendono vita col sangue che inizia a scorrere nelle vene, fino al video promozionale dove assiste a quello che pensava fosse un sogno, ma che in realtà è solo la sua “occupazione” precedente.
Non è una prostituta da dieci anni, come è scritto nella sua memoria, ma è assegnata a quel compito da poco più di un anno. È lei la protagonista di questo episodio, è Mauve che ci mostra come gli host possano essere pericolosi per gli umani, minacciando Sylvester con un bisturi. Pur rimanendo sé stessa, Maeve riesce a mandare in tilt il suo programma preconfigurato, ottenendo dai due umani le modifiche ai parametri desiderati: meno sensibilità al dolore, così da poter soffrire meno tutte le volte che morirà per “venire a fare quattro chiacchiere”, ma soprattutto l’intelligenza al massimo: Thandie Newton è bravissima a farci percepire il cambio di espressione dell’androide che diventa improvvisamente più consapevole.
Importante: sulla schermata vediamo solo il gruppo 1 dei parametri, ma sotto se ne intravedono decine di secondari. Inoltre, Sylvester si rende conto che qualcuno ha già modificato alcune caratteristiche di Maeve, come la paranoia, qualcuno con un accesso superiore al loro.
Giochi di Spie
Westworld sembra voler abbracciare anche un tocco spionistico, per aggiungere suspence all’intreccio dei personaggi, già di per sé è parecchio fitto. Abbiamo avuto un dejà-vu non indifferente vedendo Bernard addentrarsi in un sotterraneo oscuro, alla ricerca di una risposta al trasmettitore trovato nello scorso episodio: il paragone con Jurassic Park è fin troppo facile, mancava giusto che saltassero fuori un paio di velociraptor. Del resto, la serie è tratta dall’omonimo film di Michael Crichton, e un parallelo nella sceneggiatura è accettabile, se si pensa che il tema sotteso appare essere quello della ribellione, sia essa per mano dei robot o ad opera di dinosauri.
L’ambiziosa Elsie Hughes è il braccio operativo dell’investigazione, ma la sua curiosità sembra averla messa in guai seri: la scena finale ci fa temere che sia stata eliminata, cosa che HBO ha imparato a fare con Game Of Thrones, ma noi speriamo di rivedere ancora Shannon Woodward nei prossimi episodi. L’indagine ha dato i suoi frutti, complicando ancora di più la trama: qualcuno dall’interno ha continuato a trasmettere dati sul parco all’esterno, utilizzando gli host di prima generazione – 47 ancora attivi tra cui, indovina un po’, c’è Dolores. È assolutamente verosimile che una tecnologia così avanzata faccia gola all’esterno, basti pensare alle implicazioni militari che potrebbe avere un’armata di cyborg prefabbricati e programmabili a piacimento. Tra le varie rivelazioni, Elsie scopre che ad aver trasmesso i dati è stata Theresa – o forse è più facile pensare a qualcuno che ha usato le credenziali del capo dipartimento sicurezza?
Nel frattempo, Theresa è alle prese con quel pirla di Lee Sizemore, che colleziona una figuraccia dietro l’altra, tra cui pisciare ubriaco sul plastico del parco davanti al direttore esecutivo del consiglio, Charlotte Hale (benvenuta Tessa Thompson), dopo averci provato maldestramente in piscina avendola scambiata per una guest. In maniera fredda e distaccata Theresa tronca di netto la relazione con Lowe, perché Ford ha scoperto che vanno a letto insieme. Sembra quasi che gli sceneggiatori vogliano dipingere i membri dello staff del parco come meno umani degli host stessi, basti pensare alle lacrime facili di Dolores, o all’intensità e alla passione di Teddy. Non stiamo forse empatizzando troppo con delle creature artificiali, senza legare con gli esseri umani?
Labirinti e Voci dal Passato
Se Ford ha scoperto il segreto di Theresa e Bernard, Bernard ha scoperto quello di Ford, che è ancora più grosso: il dottore infatti ha mantenuto quattro host della prima generazione, nascondendoli in una zona in disuso del parco. Ritorna la figura di Arnold, non solo come voce dentro la testa degli host – che forse, come ipotizza Elsie, non è nemmeno Arnold, ma una trasmissione esterna – ma anche come dono fatto all’amico e collega: la famiglia di Robert Ford, cane incluso, che il dottore visita di tanto in tanto, per ricordare i tempi che furono. La cosa è oggettivamente inquietante, soprattutto quando all’host che rappresenta Ford da bambino si apre la faccia bionica.
Le sorprese non sono finite: anche il giovane Robert ha sentito la voce di Arnold – abbiamo quindi in via teorica una conferma della sua presenza – che gli ha detto di uccidere il cane. Il dottor Ford ascolta incredulo non tanto all’uccisione dell’animale, quanto alla scoperta della possibilità di un host di dire menzogne.
Come si ricollega questo con il labirinto? Rivediamo il disegno in un quaderno con degli appunti, e nel segmento con Teddy e l’Uomo in Nero, catturati dagli uomini dell’Union. I militari vogliono marchiare a fuoco il simbolo del Maze sul petto di Teddy, per i suoi crimini passati: qual è il legame tra la Union e il simbolo? Prima di essere catturati, il giovane cowboy descrive il labirinto come un mito, in cui un uomo muore innumerevoli volte, tornando tuttavia sempre in vita: per proteggersi costruisce quindi una casa, e intorno un labirinto così complesso che solo lui sa come percorrere. Che stia parlando di Arnold? O che sia solo un modo per allontanare l’Uomo in Nero dal trovare quello che cerca? Forse vi è Arnold al centro del labirinto, che sussurra alle sue creazioni, come ha fatto col piccolo Robert?
If it was dead, it couldn’t hurt anything anymore.
Questo episodio di Westworld apre scenari inaspettati e finisce con più domande che risposte, ma ci fa venire ancora più voglia di vedere l’episodio successivo. A metà stagione ormai superata non si sa proprio cosa aspettarsi da questa serie, che per ora non ha mostrato il benché minimo punto debole.
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Era dai tempi di Lost che non passavo tanto tempo a pensare a teorie e complotti su una serie TV. Viva #westworld
— Caterina Marietti (@mela_e_cannella) November 7, 2016
#Maeve stasera é stata strepitosa! #Westworld
— @Eva_Balaklava (@Kirsten_Kubrick) November 7, 2016
E nei sotterranei di #WestWorld giace inutilizzato dal film del 1973 anche Yul Brynner (come strizzare l'occhio ai nerd con un bel cameo) pic.twitter.com/0w8cTYO50b
— Loris Cantarelli (@LorisCantarelli) November 8, 2016
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