Vikings5×10 Moments of Vision

Lo scontro tra Ivar e Lagertha continua, ma la vera battaglia è quella che ogni personaggio deve combattere contro se stesso.

6.8

Il mid-season finale è ormai concluso, lasciandoci un’idea abbastanza chiara su quello che ci aspetterà nella seconda metà di stagione. Ciò che ci viene proposto è una carrellata di immagini che si destreggiano tra passato e presente, tra realtà ed immaginazione, a volte forsennate e a volte lente e compassate, con il chiaro intento di creare una dissonanza tra il ritmo insostenibile della battaglia e il confronto introspettivo dei personaggi. Lo schema è particolare, d’effetto e sicuramente ben riuscito, pur se talvolta si ha quasi l’impressione che gli autori abbiano voluto sparecchiare in fretta molti degli eventi che dovevano necessariamente essere inseriti, cercando di spuntarli dalla lista al più presto possibile per dedicarsi così, nella prossima metà di stagione, alla “nuova era” di Vikings.

Si potrebbe definire “Moments of Vision” come un concentrato di piccoli e brevi focus che mostrano, con un approccio molto simile all’epica classica, come ogni protagonista interiorizzi e si accosti all’idea della morte prima e durante la battaglia, in alcuni casi proprio nel momento stesso della dipartita verso l’agognato Valhalla. Il destino di Lagertha è ormai scritto da tanto. Sa di dover morire perché l’indovino l’ha previsto da molto tempo e cerca quindi conforto nelle braccia del bel vescovo cristiano.

Dopo avergli dato l’ultimo addio è finalmente pronta per il glorioso aldilà; la paura della morte è solo un lontano ricordo e questo viene rimarcato soprattutto dalla sua eterea visione del passato, quando suo padre le insegnò a non avere mai paura perché gli dei vegliano su tutti noi. Il monito in questo contesto è da ricondursi ovviamente al rapporto tra Lagertha e il vescovo.

Ma così, giusto per chiedere, esattamente quando e in quanto tempo i due sarebbero diventati una coppietta tutta mimì e cocò? Praticamente dall’antipasto dello scorso episodio siamo saltati direttamente al dolce e questo non è proprio un bene al fine dell’intrattenimento, dato che l’hype va drasticamente a scemare.

Stesso discorso vale per Bjorn e la sua sposa novella; dal venderci la loro storia come una pura attrazione fisica da smutandamento istantaneo, alle fusa di due micetti innamorati. Semplici romanticherie ad minchiam giusto per strapparci una lacrimuccia alla morte di lei, cosa che non succede neanche lontanamente.

Non si può dire altrettanto per Astrid e Halfdan, che con il loro spirito di devozione e la loro lealtà d’acciaio sono riusciti a farsi apprezzare ognuno a modo suo. La morte di Astrid è sopraggiunta in maniera improvvisa e forse anche un po’ raffazzonata: il suo tormento interiore non è stato elaborato sufficientemente per renderle abbastanza giustizia. Ma il fatto che il veloce trapasso sia avvenuto per mano dell’ amata Lagertha, incapace di trattenere la sua commozione, non ci ha lasciato per nulla indifferenti.

Con Halfdan si riprende in mano il discorso del fratricidio e, in generale, del rapporto conflittuale tra fratelli che vedrà poi la sua espressione anche nel confronto tra i Lothbrok. L’affetto tra lui ed Harald non è certo diminuito e l’immagine ad inizio episodio, con le loro voci che all’unisono riempiono l’aria in maniera così melodiosa, ne è l’ennesima prova.

Tuttavia Halfdan vuole dimostrare di essersi evoluto nel tempo, molto più come uomo che come guerriero. Quel rapporto quasi simbiotico che sembrava condividere con Harald è svanito del tutto perché ormai ha acquisito una visione più ampia e indipendente della vita, nonché della sua persona.

Lui non è come Harald, non è un conquistatore fine a se stesso che combatte per la gloria personale, ma un esploratore, un amante della scoperta e dell’avventura ed è solo grazie a Bjorn che è riuscito a sviluppare una crescita di tale portata. Questo è un motivo sufficientemente valido per morire e per farlo soprattutto al fianco di un fratello acquisito a cui deve così tanto.

Il rapporto tra loro continua a risultare artificioso e un po’ troppo forzato, ma forse era tutto un espediente per arrivare infine a questo risultato. Un altro fratricidio infine si compie con Harald che infligge il colpo mortale ad Halfdan, il quale, proprio come Lagertha, è pronto a varcare la soglia del Valhalla, cosa che fa con tutta la serenità del mondo dando un ultimo, sfuggevole sguardo a quel deserto che gli aveva regalato così tante avventure (e che a noi ha regalato solo perplessità, ma dettagli).

Halfdan: “This is life…and this is death.”

Per i fratelli Lothbrok il discorso è sì diverso, ma resta comunque in linea con il concetto generale. Hvitserk e Ubbe non hanno mai smesso di essere fratelli. Le gloriose aspettative di Ivar hanno avvelenato la mente di Hvitserk per un breve momento, del qual tuttavia il ragazzo si è pentito subito dopo.

C’è voluto il fratello minore con la sua malizia a fargli aprire  gli occhi, e questo è stato sufficiente per far si che il suo vero rimpianto prima di entrare nel Valhalla sarebbe stato proprio quello di aver voltato le spalle ad Ubbe. Il loro confronto sul campo di battaglia è breve ma focalizzato: entrambi si amano ancora al punto di non avere il coraggio di colpirsi.

Ivar pare invece essere l’unico a non preoccuparsi della morte. Il pensiero non lo sfiora nemmeno anzi; il discorso con piglio quasi animalesco con cui arringa i suoi vichinghi è sintomo di tutt’altro che paura. Lui non ha flashback, non ha momenti di riflessione come gli altri.

Ha un solo ed unico obbiettivo: uccidere Lagertha. La regina, dal canto suo, sconfitta dai rinforzi dei soldati di Rollo (che finalmente fa la sua apparizione), non muore ancora fisicamente ma va incontro piuttosto ad una morte quasi spirituale, consumata all’interno, con i capelli bianchi che le incorniciano il volto sul finale, sintomo di un probabile e radicale cambiamento del personaggio nella prossima metà di stagione.

Un mid-season finale che non risolleva completamente una stagione cominciata con molti punti di interrogativi, ma che è comunque strutturata con minuzia ed intelligenza. Questo intersecarsi di ritmi differenti funziona molto bene e conferisce corpo e significato a ciò che si vuole trasmettere. Tuttavia alcune cose continuano a non funzionare, in primis la relazione tra Lagertha ed Heahmund, che non pare avere un filo logico e conduttore. La trashata pazzesca della visione di Ivar, dove Lagertha è l’unico essere umano circondato da scheletri che combattono, è stata realizzata con la CGI più poraccia della storia e davvero non era necessaria. Ancora non è chiaro quando verranno rilasciati gli ultimi dieci episodi ma siamo tutti curiosi di scoprire come evolveranno le dinamiche della serie, che comunque promette una grande rivoluzione nel suo assetto complessivo.

Porcamiseria
  • 6.5/10
    Storia - 6.5/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
6.8/10

In breve

Dinamica dell’episodio eccezionalmente costruita, con repentini cambi di ritmo perfettamente funzionanti ed efficaci. La carica emotiva è spesso elevata anche se in alcuni casi la dipartita di alcuni personaggi non è stata resa in modo da rendergli abbastanza giustizia. Tempistiche e senso logico nello sviluppo della relazione Lagertha-Heahmund ancora inesistenti.

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Porcamiseria

6.8

Dinamica dell'episodio eccezionalmente costruita, con repentini cambi di ritmo perfettamente funzionanti ed efficaci. La carica emotiva è spesso elevata anche se in alcuni casi la dipartita di alcuni personaggi non è stata resa in modo da rendergli abbastanza giustizia. Tempistiche e senso logico nello sviluppo della relazione Lagertha-Heahmund ancora inesistenti.

Storia 6.5 Tecnica 7 Emozione 7
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