Vikings5×08 The Joke

Il preludio alla guerra civile è lungo e logorante ma altro non è che uno specchietto per le allodole di un qualcosa che sembra inevitabile fin dall’inizio. Lagertha e il suo schieramento propongono una tregua, ma Ivar finge solamente di considerare l’idea. Il confronto tra fratelli è centrale ancora una volta in Vikings, e vedrà contrapporsi Ivar e Ubbe così come Harald e Halfdan.

6.5

Alla luce di un discreto ed incoraggiante ritorno ai gloriosi fasti del Vikings che fu, a quelle dinamiche familiari che ci permettono finalmente di respirare il “dolce” profumo del sangue, i difettucci zoppicanti ed impacciati che hanno caratterizzato questa quinta stagione vengono (almeno in parte) accantonati in un angolino.

I pochi minuti in cui le altre sottotrame arrancano a forza facendo timidamente capolino sullo schermo non ci lasciano poi così tanto l’amaro in bocca, poiché l’attenzione viene totalmente assorbita dall’imminente guerra civile che già stavamo pregustando dallo scorso episodio. Questo perché l’hype che ha sempre contraddistinto le trame delineatisi attorno a Kattegat ha spesso adombrato pesantemente i tanti e vari svolgimenti oltreoceano, ormai ridotti a poco più che espedienti narrativi volti a incrementare e rinnovare l’intreccio principale.

La scelta stessa dei tempi narrativi veste perfettamente la trama costruita attorno a Kattegat, come un abito cucito su misura per la reginetta del ballo. I preliminari che precedono l’inevitabile scontro si trascinano per oltre metà dell’episodio, stuzzicando come un gustoso antipasto la nostra “fame” di curiosità, la nostra voglia di scoprire chi vincerà, chi riuscirà ad affondare gli artigli sul trono così tanto ambito: sguardi fulminei taglienti come spade laser tra Lagertha ed Ivar che si soffiano a vicenda come gatti in piena disputa territoriale.

Il desiderio di potere tuttavia non è propriamente il baricentro attorno al quale tutto ruota, ma lo sono invece altre situazioni già ampiamente sdoganate nel corso delle cinque stagioni; benché comunque ci si riferisca a tematiche decisamente accattivanti, agli occhi di qualcuno tutto questo potrebbe risultare vagamente ridondante.

La furia del Senza’Ossa è implacabile: l’odio nei confronti di Lagertha è pari solo al desiderio di vedere la regina soccombere sotto le sue stesse mani; desiderio che per altro l’ha visto già protagonista in territorio anglosassone, palcoscenico di un’altra epica battaglia che ha alle sue origini la voglia di rivalsa nei confronti di chi ha brutalmente ucciso il leggendario Ragnar. Il discorso si lega poi inevitabilmente allo scontro con Ubbe, reo di essersi schierato in prima linea al fianco dell’omicida della sua stessa madre.

La nuova generazione di Lothbrok segue anche in questo caso un percorso già visto, già assaporato con la “vecchia guardia” di Vikings tra Ragnar e Rollo. Quel legame fraterno che ha unito i figli di Ragnar nel momento della sua morte, già spezzato dallo stesso Ivar colpevole della morte di Sigurd, viene sventrato con ancora più veemenza: Ubbe non è più suo fratello e lo ucciderà con quasi tanto piacere di quanto ne proverà ad ammazzare Lagertha.

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Nemmeno per un secondo abbiamo creduto che ci fosse la benchè minima speranza di pace tra i due schieramenti, neppure quando il Senz’Ossa pareva piegato dal discorso di Lagertha. La regina si propone infatti nelle vesti di oratrice smaliziata, lanciandosi in un tentativo di “vincere la guerra” ancora prima di combatterla volendo far leva sull’orgoglio e l’amor proprio di Ivar, che mai sarà riconosciuto legittimo sovrano di Kattegat ma sarà invece additato come nient’altro che un usurpatore.

Lo scontro tra fratelli continua a ripresentarsi ancora e ancora, venendo addirittura rimarcato doppiamente in questo caso, incrementando il confronto tra Ivar ed Ubbe con quello tra Harald e Halfdan. L’amore tra i due è sempre parso molto evidente in passato, ma Halfdan ha voluto prendere le distanze dal Bella Chioma, scegliendo di intraprendere la propria strada per uscire dall’ombra di Harald, trovando in Bjorn un fratello acquisito, un compagno a cui dedicare la propria lealtà e per il quale è giusto prescindere dai propri legami sanguigni.

I tentativi di persuasione del Bella Chioma falliscono miseramente sotto il peso delle parole del fratello che rimarca più volte come Bjorn gli abbia salvato la vita e come questo abbia reso la sua scelta categorica e definitiva.

Traendo spunto da questa situazione, anche i concetti di lealtà, devozione ed onore predominano molto in The Joke. I sentimenti di Halfdan nei confronti di Bjorn non ne sono l’unico esempio: gli sguardi di Astrid verso la sua regina sono decisamente autoesplicativi, ma è nel discorso di Eyvind che troviamo maggior riscontro in questo senso.

Unica parentesi degna di nota nella sottotrama di Floki e della “terra degli dei”, sono per l’appunto le parole vichingo che, sottolineando più volte con rabbia e disappunto il fallimento dell’ impresa, realizza che non è più possibile tornare indietro; il disonore di aver abbandonato e tradito la propria città nonché la propria regina è un’onta infamante che non osa affrontare.

Non ultimo da analizzare è il rapporto ormai imprescindibile tra Ivar ed Heahmund, che sembra andare a ricalcare sempre più quello tra Ragnar ed Athelstan. In modo più contorto e malato, certo, ma si evince chiaramente una qual certa relazione tra le due cose.

Se Ragnar ed Athelstan si erano persi l’uno nelle credenze nell’altro, nel fascino che comporta riscoprire una comune spiritualità tra paganesimo e cristianesimo, nel vescovo traspare paradossalmente quella foga irrefrenabile che ben si accosta all’essere vichingo, a dispetto della sua volontà di estirpare il paganesimo a suo modo nonostante la situazione di prigionia, come uno strumento nelle mani di Dio.

Questo per Ivar tuttavia non ha per nulla importanza perché i grandi guerrieri non hanno bisogno di giustificazioni, schieramenti o quant’altro, è sufficiente la loro esistenza per determinarne l’agire.

Tutto molto affascinante, l’abbiamo già constatato nella scorsa puntata, ma ora l’apporto di Jonathan Rhys-Meyers inizia ad apparire alquanto stiracchiato perché, a differenza di Athelstan, il suo personaggio risulta ancora stagnante e piuttosto bidimensionale, necessitando per cui di una svolta potente e scioccante tanto quanto la sua primissima apparizione nello scorso season finale.

The Joke ci offre molto dal punto di vista emotivo, esplorando in modo  approfondito gli intrecci tra i personaggi principali, che tuttavia in alcuni casi continuano vagamente a suonarci tirati per i capelli ( Halfdan e Bjorn) o a mancare di quel qualcosa in più (Ivar e Heahmund); ancora una volta  sono comunque le relazioni e in generale i rapporti umani i veri protagonisti, benché tuttavia prontamente “infiocchettati” in puro stile Vikings, ricamati al centro di una tela che altro non è se non la solita, brutale e sanguinosa battaglia. Battaglia che tuttavia soddisfa solo in parte le nostre aspettative perché, pur con la vittoria di Lagertha, la sensazione è che nulla sia effettivamente cambiato, che la situazione di stallo continui a persistere e che tutto avvenga sempre e solo per mano degli Dei (o di Dio se la vediamo dal punto di vista di Heahmund), cosa che fa apparire tutto molto meno logico e strutturato.

Porcamiseria
  • 6.5/10
    Storia - 6.5/10
  • 6.5/10
    Tecnica - 6.5/10
  • 6.5/10
    Emozione - 6.5/10
6.5/10

In Breve

Siamo sicuramente sopra la sufficienza in questo episodio ma comunque qualcosa vacilla ancora. I confronti tra fratelli e il rapporto tra Ivar e Haehmund (benchè inizi a mancare evidentemente qualcosa) sono sempre ben accetti così come una bella battaglia in puro stile vichingo, ma al termine di questa la soddisfazione non è la solita che ci pervade dopo uno scontro come si deve perchè la sensazione è che nulla sia effettivamente cambiato e che ancora tanto debba succedere prima di vedere una nuova era sbocciare all’interno della serie.

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Porcamiseria

6.5

Siamo sicuramente sopra la sufficienza in questo episodio ma comunque qualcosa vacilla ancora. I confronti tra fratelli e il rapporto tra Ivar e Haehmund (benchè inizi a mancare evidentemente qualcosa) sono sempre ben accetti così come una bella battaglia in puro stile vichingo, ma al termine di questa la soddisfazione non è la solita che ci pervade dopo uno scontro come si deve perchè la sensazione è che nulla sia effettivamente cambiato e che ancora tanto debba succedere prima di vedere una nuova era sbocciare all’interno della serie.

Storia 6.5 Tecnica 6.5 Emozione 6.5
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