Vikings5×03 Homeland

Il secondo terzo episodio di Vikings ci immerge immediatamente nel vivo della battaglia tanto desiderata dal vescovo Heahmund, con risvolti molto interessanti per le dinamiche di famiglia, e altre narrazioni forse un po’ troppo frettolose.

Ivar il Terribile

La scena iniziale con la schiava è un po’ fumosa, serve solo a suggerirci che Ivar ha effettivamente fatto colpo sul popolino ed è visto come speciale, nonostante e anzi, soprattutto per la sua condizione, confermandogli finalmente le parole del padre. Forse che questa epifania lo renda meno incline agli scatti d’ira e più consapevole e adulto? Certo, crediamoci.

L’attacco a York è un tranello per attirare all’interno della città le forze inglesi e imbottigliarle, decimando i soldati con trappole e imboscate. Il piano è chiaramente opera di Ivar, che con la sua astuzia riesce a portare a casa una grande vittoria, diventando sempre più ben voluto dai suoi uomini. Tutti lo temono e lo lodano, tranne Ubbe, che lo teme e basta.

Che Ivar fosse pazzo lo abbiamo sempre detto, ma dopo la sua scena durante la battaglia possiamo tranquillamente ripeterlo, giusto per ribadire bene il concetto. Nonostante sia immobilizzato dalla cintola in giù, infatti, il figlio più piccolo di Aslaug è anche il più feroce, ed ebbro della violenza e del sangue che lo circondano, arriva a vaneggiare di essere immortale: gli inglesi lo circondano, lo accerchiano, ma lui grida delirante che lui non può essere ucciso, fino a quando non arrivano Ubbe, Hvitserk e tutti gli altri guerrieri a salvarlo.

Durante questa scena sembra quasi che Ubbe speri che il fratellino venga ucciso, e possiamo capire perché: il carisma di Ivar minaccia il suo ruolo di primogenito, e i vichinghi hanno già dimostrato di guardare prima alla vittoria, e poi alle regole dinastiche. Vittoria innegabile che porta ad un nuovo scontro sulla leadership: come muoversi ora che gli inglesi hanno preso delle sonore legnate? Ivar vorrebbe continuare a seminare il terrore, Ubbe invece è più propenso a trattare per ottenere delle terre, come era effettivamente la visione di Ragnar.

Contro l’opinione di Ivar, Ubbe porta Hvitserk nell’accampamento nemico per stipulare un trattato di pace con gli inglesi. Aethelwulf è incredulo, il figlio Alfred propenso a discuterne, ma il no arriva direttamente da Dio: il bellicoso vescovo Heahmund, che abbiamo visto ingaggiare in battaglia una guerra di sguardi con Ivar, è categoricamente contrario, e dopo aver pestato i due figli di Ragnar li caccia con la coda tra le gambe.

L’umiliazione è insopportabile, e la mossa azzardata permette a Ivar di avanzare la pretesa di essere considerato l’unico leader delle forze vichinghe, e di conseguenza l’erede più degno di Ragnar. Ubbe decide di tornare a Kattegat, portando con sé i propri uomini. Hvitserk invece decide all’ultimo di restare con Ivar, dimostrando di avere ancora meno spina dorsale del fratello: dovrebbe essere un plot twist, ma non è assolutamente una sorpresa, visto che Hvitserk è uno dei personaggi più deboli di questa nuova stagione di Vikings.

Fortunato alla Guerra, Sfortunato all’Amore

Il segmento di Harald è tutto sommato simpatico, e ci serve a inquadrare meglio questo nuovo re di Vikings. Dopo lo spregiudicato ratto di Astrid, vediamo Harald giocare in casa, nella sua capitale: tutti lo amano, tutti lo lodano e lo rispettano come leader vittorioso e carismatico, dal fascino innegabile.

Astrid viene invitata ad una gran festa, ricoperta di oro, gioielli e abiti preziosi, e in un primo momento sembra quasi cedere all’affabile corteggiamento di Bellachioma. Le speranze svaniscono al primo approccio, fermate da un cazzotto in faccia dalla giovane ma pur sempre manesca vichinga. Ci permettiamo di paragonare il trattamento ricevuto da Harald come prigioniero da Lagertha nello scorso episodio, cioè menato, incatenato e mezzo violentato, e quello che Astrid tutto sommato sta ricevendo: nonostante sia sempre controllata e rinchiusa, non le è ancora stato torto un capello. In amore vince il romanticismo? Staremo a vedere.

Viaggi per Mare e per Terra

Poco soddisfacente il breve dialogo tra Bjorn e Halfdan, se non per ricordarci che il fratello Harald pensa solo alla fama e al potere: lo sappiamo già, grazie. Floki invece è sempre più in preda alle allucinazioni, alle prese con ferite infette, vulcani e divinità che gli appaiono in mezzo alle cascate: continua ad essere convinto di trovarsi ad Asgard, la terra degli déi, ma non capiamo ancora a che scopo, anche se resta sempre un piacere vederlo vaneggiare in mezzo al nulla.

Episodio sotto la media di Vikings, senza sorprese, senza morti importanti, ma senza carattere: la faida familiare è sempre utile per ingraziarsi il pubblico, ma deve essere sostenuta da nuova linfa e da attori all’altezza. Hvitserk, ma anche Alfred, figlio di Judith e Athelstan, per adesso non hanno carattere. A reggere la baracca delle nuove leve c’è Ivar, che però inizia ad essere ripetitivo nel suo perdere le staffe. Viaggiamo insieme a Floki e preghiamo Odino di non far naufragare questa serie, perché questo episodio non ci ha lasciato nulla.

https://twitter.com/Dripppe/status/938755125438570496

#Vikings Floki ed i suoi momenti in stile Trainspotting.

— La Haine (@GiacomoMiele) December 7, 2017

https://twitter.com/LalaCosmiana/status/938818811179958273

Porcamiseria

Ti è piaciuto l'episodio?

0

Mi è piaciuto

0

Tutto!

1

Divertente

2

Porcamiseria!

0

Meh...

0

Che schifo

Commenta l'articolo