Vikings4×19 On The Eye

Nel Wessex, la battaglia tra cristiani e pagani sta per avere inizio. I due schieramenti hanno ritrovato in Aethewulf e in Ivar i propri leader forti e carismatici a cui aggrapparsi per affrontare la sanguinosa battaglia che verrà. A Kattegat invece, la regina è intenta a fronteggiare ripetuti attacchi alla sua città, perpetrati per conto del conte Harald che è intenzionato a scoprirne i punti più deboli.

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Il terreno che ci è stato preparato da Vikings negli ultimi episodi sta dando mano a mano i suoi frutti pregiati. I raccolti verranno effettuati nel finale di stagione, questo è certo, ma nel diciannovesimo episodio ci viene presentato un potente preludio al finale che verrà. Le matrici della puntata ruotano essenzialmente attorno alle battaglie che imperversano sui fronti di Kattegat e sui territori anglosassoni, intervallate saltuariamente da eventi di contorno che per nulla influenzeranno il fulcro attorno al quale ruoterà tutto l’episodio.

Nel Wessex la situazione è quanto mai tesa, quasi febbricitante, ma questo non impedisce a Re Ecbert di mantenere la linea di condotta che ha intrapreso da un po’ di tempo a questa parte: dell’uomo scaltro, arrivista e risoluto che abbiamo imparato a temere, non è rimasta nemmeno l’ombra.

La superficialità con cui si approccia al’imminente battaglia è quasi disarmante nella sua arrendevolezza; la mollezza con cui ormai sembra affrontare i giorni più difficili che il suo regno abbia dovuto fronteggiare da anni, rendono proprio l’idea del suo declino, del tramonto di un sovrano ormai vecchio e spento, che si rifugia più che mai nel conforto della religione più che nella consapevolezza dei propri mezzi.

Per un sovrano arrendevole tuttavia, ecco emergere dalle ceneri un nuovo comandante, un nuovo leader per il popolo del Wessex. Aethewulf infatti sembra proprio risorgere in quanto personaggio, rispolverato dalla nicchia in cui era stato messo per molto tempo. Non ha mai avuto una connotazione particolarmente positiva nelle dinamiche della serie,questo è certo, ma nell’ultimo episodio è come se volesse essere improvvisamente rivalutato agli occhi dello spettatore, vestendosi dei panni di leader carismatico e padre amorevole.

Dopo  essere stato investito ufficialmente del ruolo di difensore della patria e della religione cristiana contro gli invasori pagani, Aethewulf dà prova di impeto e grande forza d’animo impiegando tutto quanto è in suo potere per accumulare più forze militari possibili e dando mostra di grande spirito d’iniziativa, portando così il suo esercito ad acclamarlo a gran voce durante il suo arrivo all’accampamento militare.

Ma questo tuttavia non basta a piegare l’inarrestabile orda vichinga che si abbatte minacciosa sulle sorti dell’Inghilterra. E questo grazie al predestinato, l’uomo del destino, colui al quale Ragnar aveva lasciato in custodia la sua stima e la sua fiducia più cieca. Che Ivarr avesse una vena (neanche troppo sottile) di follia e scelleratezza era indubbio fin da quando era piccolo, ma come Ragnar gli aveva così candidamente spiegato, questa sarà la sua fortuna più grande per l’imminente futuro.

La sua mente scaltra, levigata e maliziosa è la carta vincente che i fratelli Loðbrók sfruttano per avvantaggiarsi nei confronti dell’esercito inglese. La furbizia di Ivarr si destreggia serpentina ancor prima della battaglia stessa, mettendo i suoi fratelli, meno avanguardisti e più inclini ad un stile di combattimento tradizionalista in puro stile vichingo, nella condizione di propendere per le sue scaltre intuizioni.

Quello che gli manca in fisicità viene compensato da una capacità oratoria fine e convincente che dà poi i suoi frutti all’inizio della battaglia, della quale scopriremo l’esito finale solo nell’ultimo episodio.

Tornando sulle coste norvegesi, troviamo invece la regina intenta a fronteggiare ripetuti attacchi alla sua amata città, nonchè alla sua corona. Lagertha ha a che fare con un nemico che si muove in sordina, che vuole fare breccia nel cuore di Kattegat per scoprirne i punti più deboli e affondare i denti una volta trovata la leva più giusta per scardinare le difese della città.

Lagertha tuttavia sembra sempre un passo avanti a tutti, perchè mai aveva dubitato della strategia e della motivazione che spingeva questi incursori misteriosi ad attaccare Kattegat. L’intuizione che la regina ha avuto fin dal primo debole attacco, facilmente sedato da Torvi e dalle sue donne guerriere, si è rivelata quanto mai azzeccata.

Troppo prevedibile, troppo facilmente respinto quest’attacco effettuato da uno sparuto gruppo di uomini. Infatti, l’idea che lo scopo primario fosse esclusivamente quello di sondare il terreno per conto di un “potere più alto” era sembrato più che mai plausibile.

L’intelligenza e l’astuzia di Lagertha pagano ancora una volta durante il secondo attacco, quello più massiccio e nutrito, nuovamente respinto grazie alla regina che ha saputo guidare con estrema bravura le sue difese. In quanto personaggio estremamente equilibrato, Lagertha è tanto caritatevole e disponibile per coloro a cui tiene e per la città che ha conquistato con tanti sacrifici, quanto feroce e spietata nei confronti di chi per lei non è nient’altro che una minaccia.

A dispetto del suo status di regina, è infatti la prima a farsi in quattro per aiutare popolani e schiavi nella costruzione delle palizzate di Kattegat, ma non lascia speranze ad invasori ed usurpatori che, per ordine dell’astuto Bellachioma, dilagano impunemente per le vie della città.

Vikings in queste quattro stagioni, si è reso caratteristico anche per la crudezza e il realismo di certi riti macabri o scene di tortura, e il diciannovesimo episodio non fa certo eccezione: quasi in un mix tra il tragico e il comico, vediamo Lagertha armeggiare con il capo della spedizione nemica, quasi fosse un pollo allo spiedo di una festa di paese.

Egli è infatti legato ad un vero e proprio girarrosto con il quale viene ripetutamente torturato, ustionandosi dolorosamente ad ogni giro di polso di Lagertha. Inutile dire che come sempre la regina ottiene quello che vuole, venendo a scoprire il mandante dell’attacco ai suoi danni. Ancora non sappiamo come andrà a finire questa storia, ma la Lagertha spietata e vendicativa che conosciamo non è tipo da lasciare le faccende in sospeso: ce la ricordiamo tutti la fine di Aslaug vero?

Il penultimo episodio, come già preannunciato, funge prettamente da preludio, da preparazione per un finale di stagione sicuramente ricco di emozioni e colpi di scena. Di battaglie sanguinose ne vedremo ancora, questo è certo, ma qui viene dato molto più spazio alla furbizia, all’intelligenza e alla tattica militare. Lo spirito vichingo non ci abbandona mai, questo è ovvio, ma come Ivarr e Lagertha ci hanno così magistralmente mostrato, nonostante presentino caratteri e modi di agire diametralmente opposti, alcuni dei nostri protagonisti si distinguono per un carattere complesso e multisfaccettato, unendo la loro cieca temerarietà e ad un’astuzia fine e levigata, dimostrandosi leader perfetti nelle situazioni più disparate. Tre porcamiseria e mezzo per questo penultimo episodio.

3.5

 

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