Vikings4×14 In The Uncertain Hour Before The Morning

Sulla sponda inglese assistiamo ai forti e coinvolgenti momenti di confessione tra Ecbert e Ragnar, che si apriranno l'uno nei confronti dell'altro come mai prima d'ora. A Kattegat invece è tempo di confronti tra Lagertha ed Aslaug, ma non siamo sicuri fino in fondo di chi tra le due ne sia uscita vincitrice.

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In Vikings è momento di confessioni, rammarico, rivalse: emozioni forti per dirla tutta! Accantonata per un momento la cornice francese in cui avevamo lasciato Bjorn e Rollo, il quattordicesimo episodio si concentra sulle vicende di Kattegat, ma soprattutto su quelle inglesi, dove saranno le parole, molto più delle azioni, a vestirsi con l’abito da tappeto rosso, da vere e proprie star della puntata insomma.

Non appena varcate le mura della città, Ragnar viene immobilizzato, picchiato a sangue ed infine ingabbiato come un animale. Aethewolf usa il pugno di ferro come approccio verso il vecchio guerriero, che tuttavia non degna il principe di particolari attenzioni.

È il padre che vuole, è re Ecbert la persona con cui si deve confrontare. Ed il confronto avviene, eccome se avviene. Ma dimenticatevi rabbia, travasi di bile e disprezzo perché non ne vedrete nemmeno l’ombra. Argomenti spinosi ne vengono trattati, questo sì, ma in maniera ponderata e mai distruttiva, quasi stessero discutendo due vecchi amici riuniti per far pace dopo tanto tempo.

Dopo che Ecbert agisce prontamente e con impeto, togliendosi il peso delle sue colpe nei confronti di Ragnar e della sua gente, assistiamo ad un progressivo sgretolarsi delle barriere tra i due re, e non parliamo solo di barriere fisiche. Quando il vichingo viene liberato dalla sua gabbia, le parole iniziano a scorrere dense ed avvolgenti come un fiume in piena, senza mai fermarsi: come un flusso continuo di pensieri e confessioni che i due re si scambiano vicendevolmente.

Tante sono le diversità e le distanze, altrettante quanto in punti in comune che abbracciano due leader ormai vecchi e stanchi, che hanno fatto, visto e conquistato tanto nella loro gloriosa vita.

Ragnar brama la morte, ne cerca il fatale abbraccio ormai da molto, troppo tempo. Ecbert dal canto suo, rifugge la morsa letale dell’oblio con tutte le forze possibili. Da un parte la spiritualità normanna, che si traduce in una strenua e costante ricerca della gloria in battaglia senza temere in alcun modo la morte, ma anzi cercandola senza sosta per potersi meritare il privilegio del Valhalla. Un luogo oltre i confini del surreale, dove i guerrieri combattono tra di loro ancora e ancora, nonostante il trapasso già sopraggiunto, per poi sedersi al tavolo degli dei e cenare insieme a loro. Una totale assurdità, almeno secondo Ecbert e la cristiana concezione dell’aldilà.

Il paradiso è ciò a cui aspirare: un luogo felice e sereno dove la violenza non è contemplata, e tutta la sofferenza terrena si evolve in nient’altro che gioia e spensieratezza. Ma anche questo suona piuttosto ridicolo, quanto meno per le orecchie di un vichingo.

E se fosse tutto una menzogna? Se gli dei non esistessero affatto e il continuo divenire delle cose non fosse dettato dalla loro volontà? Se il cristianesimo e il paganesimo normanno non fossero altro che un’inconsistente nuvola di fumo? Sono queste le domande che Ragnar ed Ecbert si pongono, tra un bicchiere di vino e l’altro. Sradicando il concetto del divino dalle profondità in cui si era annidato dentro di loro, eviscerando quei dubbi e quelle paure che forse non avevano mai avuto il coraggio di esternare prima d’ora.

E infatti, sulla scia delle confessioni a cuore aperto, riaffiora prepotente il ricordo di Athelstan. Una ferita mai totalmente rimarginata per nessuno dei due. Un amico, un confidente, un compagno di tante avventure che li ha lasciati soli, senza più quell’appoggio morale e spirituale che il giovane era capace di profondere ai loro animi sempre turbati, sempre soffocati dal peso del potere e dei doveri.

Ed è proprio qui, mentre entrambi rivivono il dolore legato al giovane Athelstan, che la forza dei sentimenti raggiunge un vero e proprio climax. Travolgente è l’ammissione della scottante gelosia di Ecbert, perpetrata nei confronti di Ragnar da tempo immemore per avergli strappato dalle braccia la persona a cui forse teneva più del suo stesso figlio.

È il senso di colpa, invece, l’emozione che emerge dalla superficie apparentemente dura e impenetrabile del vichingo, che grava come un pesante giogo sulla sua coscienza e che lo tormenterà per tutta la vita. Una vita della quale però continua a volersi liberare, che spera di lasciarsi finalmente alle spalle. E solo Ecbert può far sì che questo anelito si traduca in realtà. Il potente re del Wessex tuttavia, non ha il coraggio di compiere questo gesto, non in prima persona quantomeno. I suoi occhi rispecchiano questo sentimento, riempiendosi di lacrime al solo pensiero di dover mettere fine alla vita dell’eterno rivale.

Ma Ragnar non è uno sprovveduto, ha già pianificato una più che valida alternativa: Aelle. Consegnarsi all’odiato re per poi far credere ai suoi figli, una volta morto, che la colpa del suo trapasso sia da ricondurre a nient’altri che lui, lasciando Ecbert e il suo regno liberi da qualsiasi furiosa vendetta vichinga, che pertanto si abbatterebbe solo ed esclusivamente sulle spalle di Aelle.

Il patto è stato stipulato, ma c’è un qual certo nonsoché che sembra non quadrare alla perfezione, una puzza di non-detto che si insinua serpentina nei pensieri dello spettatore. Possibile che Ragnar abbia davvero smesso di lottare? Possibile che la sua sete di vendetta nei confronti di Ecbert sia scemata del tutto? Difficile a credersi, ma Ragnar ci ha sempre abituato all’imprevedibilità del suo carattere, quindi non bisogna far altro che aspettare.

La cornice di Kattegat ci offre invece il tanto atteso confronto tra Lagertha ed Aslaug. La città è stata riconquistata, tutti acclamano la nuova regina appena insediatasi sul trono. Ma se i nostri cuori sono sempre stati rivolti dagli antipodi della serie all’intrepida guerriera che mai si piega davanti a nulla, piuttosto che per la bella incantatrice che ha stregato il cuore di Ragnar, un piccolo monito sopraggiunge comunque nei confronti della nostra eroina: questo riappropriarsi di ciò che un tempo era suo di diritto, ha un insolito sapore dolceamaro. Di anni ne sono passati molti, forse troppi da quando giustizia doveva essere fatta.

Ed ora questa giustizia sopraggiunge improvvisa, quasi sterile e vagamente ingiustificata, facendo un po’ perdere a Lagherta quella brillantezza che l’ha sempre contraddistinta.

La battaglia fisica può anche averla vinta in modo schiacciante, su questo non ci sono dubbi, ma per quanto riguarda quella morale il discorso cambia vertiginosamente. Aslaug non sarà una guerriera forte e potente come lei, ma ha contribuito tanto, forse più della stessa Lagertha, alla leggenda del grande Ragnar Loðbrók. L’intrepida vichinga potrà vincere tutte le battaglie che vuole, ma non potrà mai cambiare il fatto che la progenie di Ragnar sia stata generata da Aslaug.

Coloro che tramanderanno le gesta del leggendario guerriero avranno il suo sangue e questo niente e nessuno potrà mai toglierglielo. Con la consapevolezza di questo, Aslaug se ne va da questo mondo al quale non aveva più nulla da dare e al quale forse non si è mai sentita veramente di appartenere, colpita alla spalle dalla stessa Lagertha che le scaglia una freccia senza tante cerimonie. Ma l’ormai ex regina, prima di cadere a terra, increspa le labbra in un debole sorriso di consapevolezza che esplica a gran voce per l’ultima volta quanto lei sia sempre stata un passo avanti rispetto a tutti.

L’episodio 14 risulta più che mai intenso e pregno di dialoghi magnificamente strutturati, significativi e studiati nei minimi dettagli. Non sono state necessarie intrepide battaglie per dare potenza e vivacità a questa puntata, perché la sua forza scaturisce dalla capacità di eviscerare l’anima dei protagonisti, svestendoli completamente dei loro scudi protettivi, per arrivare fino al cuore dei pensieri e dei sentimenti più reconditi. Cinque porcamiseria tondi per questo quattordicesimo episodio.

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