Vikings4×09 Death All ‘Round

Parigi in mano ad un imperatore debole, il Wessex in mano a un Re invece sempre più potente, e nel mezzo un altro sovrano, lo stanco Ragnar, che non vede l'ora di mettere le mani attorno al collo del fratello: Vikings rallenta in questo episodio di transizione,

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Prendete un’orda di spietati vichinghi, svariati regni d’Inghilterra, l’impero di Francia, un considerevole numero di ricatti, complotti e sotterfugi, gente che da di matto e un pizzico di città eterna. Ora unite il tutto in un gigantesco calderone e fate cuocere a fuoco lento per circa 40 minuti. Ecco, questa è grosso modo la sintesi del nono episodio di Vikings. Un monumentale, denso e variegato minestrone di fatti che si mescolano e si aggrovigliano uno di seguito all’altro. Solitamente considerare qualcosa un “minestrone” non ricade esattamente nella definizione di complimento ma, non si sa come, Vikings è riuscito a tenersi a galla salvandosi quantomeno in calcio d’angolo: ha unito gli ingredienti con intelligenza e sapiente furbizia, quella furbizia che, volendo continuare a parafrasare, le mamme usano per gabbare i propri figli, facendogli comunque ingollare la dannata zuppa di verdure. In questo caso, aggiungete un tocco di imprevedibilità, un pizzico di malizia e sadismo e una bella manciata di palpabile e onnipresente tensioneVoilà, le jeux sont fait!

Franco Arrivismo

Visto che abbiamo snocciolato francesismi con insolita leggerezza, cogliamo la palla al balzo e andiamo subito ad occuparci degli eventi parigini di questo nono episodio. Abbiamo ormai capito che il buon vecchio imperatore Carlo è un povero ed ingenuo fessacchiotto che ha solo avuto la fortuna di essere stato partorito dal lato giusto della cinta muraria del castello: chiunque gli si avvicini sembra essere in grado di esercitare a profusione il proprio ascendente, approfittando del pavido e titubante atteggiamento del sovrano.

Vikings 4x09 Death all 'Round recensione

E’ esattamente in questo modo che Roland, grazie all’aiuto della sensuale sorella Theresa, riesce a farsi nominare in un colpo solo Conte e difensore della città. Complimentoni davvero! Da popolano sciacqua-lattughe a seconda carica più importate dello stato. Chiaro, aver offerto su un piatto d’argento il proprio deretano all’imperatore ha senza dubbio contribuito ulteriormente a perorare la propria causa.

Ovviamente si sa, le donne ne sanno sempre una più del diavolo, ed infatti Gisla ha fiutato puzza di stronzo guastafeste lontano un chilometro. Rollo, abbagliato dai fumi dell’eccitazione, non riesce a vedere le cose chiaramente come la sua adorata moglie che, in pausa dai selvaggi accoppiamenti causa pagnotta in caldo, ritrova il suo status primordiale di donna rigida con la puzza sotto il naso, che però le consente di essere lucida e sufficientemente preoccupata per la posizione a rischio di suo marito.

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Corone Pesanti

Sulla sponda britannica si inizia a delineare un quadro piuttosto definito in merito al futuro assetto geo-politico del territorio. Tramite l’incoronazione a nuovo sovrano della Mercia, re Ecbert suggella il proprio diritto a regnare su un territorio ancora più ricco e vasto, affondando le radici del suo potere sempre più in profondità.

Per quanto personaggio a forte connotazione negativa, bisogna riconoscergli il merito di fine e scaltro manipolatore, perchè grazie alla sua dialettica forbita, la religiosità di convenienza e l’abilità di aver le mani in pasta ovunque, è riuscito nell’intento di espandere a macchia d’olio il suo già vasto predominio, senza (quasi) nessuno spargimento di sangue (ciao Kwenthrith, ci manchi).

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Re Aelle, evidentemente alterato, accusa il suo “alleato” di tradimento e condotta ignominiosa, trovandosi comunque in bilico tra due fuochi. In pratica è come se re Ecbert avesse asserito il suo predominio a pesce più grosso dell’acquario dicendo ” O ti sottometti a titolo di mio araldo/galoppino oppure ti farò vedere i sorci verdi!”.

Da sottolineare anche l’immagine emblematica della doppia incoronazione che ci viene presentata in questo episodio: da una parte re Ecbert e dall’altra la scena del piccolo Alfred, che alla fine del suo lungo pellegrinaggio per la città eterna viene benedetto e incoronato a console di Roma da sua sanità Papa Leone IV, giusto per ricordarci che Vikings si basa su molti fatti storici realmente accaduti e su personaggi esistiti nel IX secolo dopo Cristo.

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Nella breve e concisa parentesi romana ci viene presentato un tripudio di cristiana religiosità così densa e pregnante da risultare quasi asfittica: dalla base dei poveri paesani esaltati in cerca di soldi tramite la vendita di presunte reliquie sacre, sino al culmine della spina appartenente alla corona di Cristo presentata dal Papa ai pellegrini anglosassoni. Ora però è il caso di concentrarsi sulla tematica centrale, ovvero le vicissitudini dei Lothbrok e di tutti coloro la cui storia dipende strettamente da questa famiglia.

Le Navi Tra i Boschi

L’astuto progetto ideato da Ragnar prosegue senza sosta e vedrà di lì a poco la sua piena realizzazione. Verso l’inizio dell’episodio ci ritroviamo faccia a faccia con uno scenario decisamente familiare e in linea con la natura della serie, che però gli autori sembrano aver lasciato totalmente da parte per concentrarsi sui nuovi sviluppi della storia: durante un’escursione dei territori circostanti, Bellachioma, il fratello e il resto del loro gruppo scovano una fattoria di contadini. Con uno spietato e agghiacciante sadismo, stuprano tutte le donne uccidendole poi insieme agli altri componenti della famiglia.

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Forse l’idea alla base era quella di eviscerare maggiormente la natura infima del Bellachima ed etichettarlo definitivamente come villain della situazione, ma non dimentichiamoci che stuprare e massacrare erano all’ordine del giorno per i popoli vichinghi, quasi un loro marchio di fabbrica, e nelle prime due stagioni Ragnar e i suoi alleati non facevano certo eccezione.

Per quanto riguarda il triangolo Bjorn, Erlendur e Torvi, ci sono stati dei risvolti che hanno destato personalmente qualche perplessità. Fino a qualche puntata fa la considerazione di Bjorn nei confronti della ragazza era pari a zero, un’indifferenza e una freddezza glaciale che manco al circolo polare artico.

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Curiosamente il nostro biondo dal codino sbarazzino si trasforma magicamente in Mr. Sole, Cuore, Amore quando Erlendur minaccia la ragazza di uccidere suo figlio, se avesse spifferato qualcosa sul complotto per assassinare Bjorn. La coerenza proprio. Sta di fatto che la linea di condotta che è stata tenuta per il personaggio di Erlendur è rimasta costante dall’inizio alla fine.

La sua vile codardia l’ha portato giusto qualche puntata fa ad assoldare un sicario per uccidere il giovane Lothbrok, mentre ora, blaterando patetiche frasi fatte e scontate sulla volontà degli dei, obbliga Torvi a compiere l’assassinio per sopperire alla propria mancanza di spina dorsale che lo contraddistingue. Fortunatamente la ragazza rimane fedele a Bjorn, uccidendo con un colpo di balestra lo stesso Erlendur.

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Per quanto riguarda invece il nostro protagonista, lo vediamo preda di un poderoso conflitto che lo consuma. In evidente crisi d’astinenza da oppio, cerca di vincere il suo desiderio bruciante di somministrarsi l’ultima dose rimasta. Quella dose è destinata allo scontro finale con Rollo, il suo vile fratello traditore dal quale cerca disperatamente vendetta e che brama di uccidere con tutte le sue forze.

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Piccoli Mostri Crescono

Facendo invece un rapido balzo oltre mare, una situazione tanto singolare quanto terribilmente sconcertante prende forma nella Kattegat solitaria e un po’ abbandonata a se stessa. Dopo l’ennesimo abbandono di Harbard, il quale continua a suscitare più domande che fornire risposte, la regina Aslaug ripiomba in uno stato di visibile depressione, cercando in abbondanti calici di vino una fonte di sostegno per la sua triste condizione.

Quello che però suscita un vero e profondo sgomento è l’atteggiamento del piccolo Ivarr: potevamo già intuire “dall’incidente” accaduto pochi episodi fa che qualcosa non andava, ma un comportamento così rimarchevole e glaciale ci lascia leggermente spiazzati. Sentire dalla bocca di un bambino così piccolo additare la madre come stupida suona alquanto innaturale. Non che ci sia qualcosa di naturale in quel sorrisetto demoniaco quando alla notizia della morte della piccola Siggy, risponde con un pacato “chissenefrega“.

Vikings 4x09 Death all 'Round recensione

L’atteggiamento accondiscendente e non curante di Aslug non aiuta certo a mitigare questo disagio e anzi, forse è in parte causa del comportamento del piccolo, ma è ormai evidente che la sua natura è decisamente malvagia a prescindere dalla madre.

Questo nono episodio risulta forse un po’ meno denso di pathos e contenuti rispetto ai precedenti, ma non per questo privo di aspetti positivi. La narrazione è proposta in modo molto più rapido e sbrigativo, saltando a balzelloni da un filone di storia all’altra. Può essere forse considerato un episodio transitorio, soprattutto per quanto riguarda gli assetti di guerra dell’ennesima battaglia imminente tra Rollo e Ragnar. I piccoli passettini avanti che sono stati fatti in tutti gli aspetti della trama sono corti ma comunque abbastanza significativi. In conclusione questa nona puntata si merita 3,5 porca miseria su 5.

3.5

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