Vikings4×04 Yol

A Kattegat troviamo un Ragnar sempre più cupo e sovrastato da terribili pensieri di morte. Troverà una valvola di sfogo nella bella Yidu, novella schiava di Aslaug che sembra condividere gli stessi bui sentimenti del re. Nel frattempo Harald "Bellachioma", con le sue megalomani idee di conquista, affascina non poco l'astiosa regina, ormai in rotta di collisione con il marito. Oltreoceano si inizia invece a discutere dei futuri assetti di guerra.

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Benchè la trama di Vikings prosegua parallelamente sui tre distinti versanti – Francia, Inghilterra e Norvegia – gli sviluppi più significativi riguardano sicuramente Kattegat e le sue zone limitrofe. Più che di fatti concreti però, si tratta soprattutto di un voler preparare il terreno per ciò che accadrà nell’immediato futuro. Come sempre, questa serie attribuisce notevole importanza ai sentimenti e alla psicologia dei personaggi tanta quanta ne attribuisce alla trama in sé, e proprio per questo anche nel quarto episodio ritroviamo un minutaggio piuttosto nutrito dedicato alle riflessioni dei vari protagonisti.

Sono passati già quattro episodi dall’inizio della stagione, e nonostante Ragnar si sia ormai completamente ristabilito fisicamente, non si può certo dire lo stesso a livello psicologico. Dei suoi turbamenti più intimi e profondi rende partecipe Yidu, la bella serva di Aslaug dal misterioso fascino orientale, che molto timidamente riesce a catturare l’attenzione del re.

Vikings 4x04 YOL recensione

La mente del vichingo, per sua stessa ammissione, è costantemente attraversata da pensieri malati, bui, pensieri di morte che lo tormentano in continuazione. La morte lo accompagna, lo affascina, lo ha privato di amici e familiari ma per qualche ragione sembra non volersi prendere anche lui. Tutti questi pensieri evolvono gradualmente verso un dilemma morale che lo cattura, imprigionandolo nel mezzo di una tragica dicotomia: togliersi la vita o uccidere chi lo circonda?

Yidu, nella sua condizione di schiava, si trova ancorata quotidianamente allo stesso dubbio, palesando quindi la comunanza di due mondi così distanti ma allo stesso tempo così simili: re e schiava, entrambi costretti a servire gli altri a prescindere dalle proprie volontà. Il rapporto tra Aslaug e Ragnar, sempre più teso e incrinato, sembra disintegrarsi definitivamente dirigendosi verso un inevitabile punto di non ritorno.

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I litigi e il reciproco astio evolvono a tal punto da catturare nel loro vortice di negatività persino il piccolo Ivarr. Il fragile ma acuto bambino, è motivo di scontro tra i due genitori che sembrano avere punti di vista diametralmente opposti su come comportarsi: Ragnar pare non volersi rassegnare all’idea che suo figlio rimarrà storpio per il resto della vita e proprio per questo cerca di inserirlo forzatamente in un contesto di normalità simile a quello dei suoi fratelli.

La regina però rifiuta questo modo di vedere, sostenendo che Ivarr non è e non sarà mai un bambino uguale agli altri. Ecco perchè, contrariata dai modi di fare e dai metodi educativi del marito, Aslaug conduce il figlio nella casa di Floki per far sì che lo guidi sulla retta via. La via verso la cieca e assoluta devozione per le divinità norrene e l’odio incondizionato nei confronti del dio cristiano: Aslaug anela l’idea che suo figlio apprenda la via per diventare un vero vichingo ed è convinta che Floki sia la persona giusta per intraprendere questo cammino di conoscenza, a differenza di Ragnar che, secondo la regina, non è in grado di adempiere a questo compito.

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Intanto, il re continua a ronzare attorno alla bella Yidu, osservandola nei suoi goffi e impacciati tentativi di portare a termine i suoi compiti da schiava. Per Ragnar è chiaro come la luce del sole che la ragazza non sia propriamente nata in condizioni di schiavitù e per questo le chiede di raccontargli la sua storia: dopo aver ascoltato, Ragnar, mosso a compassione dal senso di smarrimento della ragazza, decide di mostrarle il suo rifugio segreto, permettendole di farne uso a suo piacimento e liberandola poi dal suo vincolo di schiavitù.

Ecco che ancora una volta abbiamo a che fare con il Ragnar a due facce: se da un lato lo spirito del forte guerriero vichingo è sempre presente dentro di lui, altrettanto lo è il suo animo compassionevole che, a modo suo, riesce a mostrare a chiunque meriti il suo rispetto.

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Balzando dall’altro lato della vallata, troviamo Bjorn che persiste a vestire i panni dell’indipendente/eremita/lupo solitario per dimostrare al padre che è perfettamente in grado di sopravvivere con le sue sole forze nel bel mezzo delle foreste gelide della Norvegia: molto “Into the Wild“. Improvvisamente però si imbatte nel sicario mandato da Erlendur per ucciderlo: i due danno vita ad una lotta furiosa e selvaggia che vede il giovane Bjorn uscirne vincitore.

La lotta in sé, in quanto parte della trama, non ha nulla di particolarmente intrigante, ma è la modalità dell’uccisione che risulta davvero d’effetto. Ancora una volta, in quanto alla spettacolarità degli squartamenti, i creatori di Vikings non si sono certo tirati indietro, mettendo estro e fantasia nel suddetto sbudellamento e usando magistralmente gli effetti speciali che, diciamocelo, utilizzano alla perfezione solo in questi momenti topici.

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Dopo aver fatto una rapida capatina da Kalf e Erlendur per salutare Lagertha e salvare Torvi dalla sua misera esistenza con il marito, ritorna nel suo ovile a Kattegat dove, nel frattempo, sbarcano una decina di navi capitanate da tale Harald “Bellachioma”. Già dal primo fotogramma capiamo l’indole del personaggio: spavaldo, arrogante, sbruffone e decisamente sicuro di sé, con quella smorfia compiaciuta sul viso, proprio della serie “sono il re del mondo“.

Facendosi largo nella dimora del “momentaneamente assente perchè impegnato a farsi un trip mentale insieme alla belloccia cinese” Ragnar, si atteggia a padrone del vapore, agendo come se fosse proprio lui il re di Kattegat. Non ci stupiamo certo nell’apprendere che il “Bellachioma” ha preoccupanti manie di protagonismo molto vicine alla megalomania: a quanto pare vuole conquistare la Norvegia da capo a piedi e la regina Aslaug, viste le mire sul trono di Kattegat, risulta decisamente interessata all’idea che qualcuno possa spodestare Ragnar al posto suo.

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Sul versante inglese e su quello parigino, non troviamo altrettanti spunti ricchi di sorprese o azione, ma solo piccoli passettini in avanti rispetto alla puntata precedente. Per quanto riguarda l’Inghilterra, sono le donne che rubano la scena, risultando per l’appunto le assolute protagoniste di questo contesto. Da una parte, la principessa Kwentrith discute animatamente con il re di Northumbria tenendogli testa e facendogli capire che il suo regno, unito alle forze del Wessex, ha il dovere di lottare per la riconquista della Mercia e aiutarla quindi a riprendersi il trono, legittimando inoltre il diritto di suo figlio Magnus all’eredità del regno.

Dall’altra abbiamo invece Judith, sempre più calata nelle vesti di suffragetta/femminista, che persegue imperterrita nell’obbiettivo di asserire il suo diritto a comportarsi come meglio crede, affermando il suo status di donna libera dall’asservimento nei confronti del marito e soprattutto del padre, che la reputa una vergogna come donna per i suoi esperimenti sulle sacre scritture e i suoi comportamenti lascivi con il suocero.

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A Parigi assistiamo invece alla completa riconciliazione tra Gisla e RolloLa principessa è ammirata dall’impegno con cui il vichingo ha imparato la lingua, ed è soprattutto profondamente commossa dalla sue dichiarazioni: con il cuore in mano, Rollo giura di difendere Parigi fino alla morte anche a costo di uccidere tutti i suoi vecchi compagni d’armi.

In questa cornice parigina però, c’è anche spazio per qualche simpatica risata: esilarante la scena in cui Gisla, dopo aver finalmente consumato  la notte di nozze con Rollo, si risveglia improvvisamente dal torpore della sua acidità e del suo essere frigida, facendo una spettacolare apparizione durante la cena di Natale con aria assatanata da ninfomane, trascinando il marito in cucina per darci dentro alla grande.

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Ennesimo episodio magnificamente riuscito sotto tutti i punti di vista. La caratterizzazione dei personaggi e la loro analisi psicologica è sempre magistrale e diventa l’assoluta protagonista soprattutto quando azione e battaglie scarseggiano. La trama prosegue sempre in modo intrigante ma allo stesso tempo razionale, senza per questo essere scontata. Le modalità d’introduzione dei nuovi personaggi sembrano curiosamente essere in linea con la loro personalità e le loro caratteristiche: Yidu si fa largo nella storia timidamente e in punta di piedi, mentre Harald sembra quasi squarciare improvvisamente la scena, in maniera tronfia e spregiudicata. Questo quarto episodio si merita ben 4 porca miseria e mezzo.

4.5

Cosa ne pensate di questo quarto episodio di Vikings? Cosa accadrà a Kattegat dopo l’arrivo di questo nuovo personaggio? La regina riuscirà nel suo intento di spodestare Ragnar? Diteci la vostra lasciando un commento qua sotto oppure su una delle nostre pagine social facebook o twitter!


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