Pur non essendo rivoluzionaria né eccessivamente dissacrante, la comedy di punta targata Netflix, già confermata per due nuove stagioni, riesce nel suo compito di intrattenere e divertire, ritagliandosi il suo spazio in modo decisamente ben riuscito.

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Immaginate di vivere per 15 anni rinchiusi in un bunker con altre tre persone vivendo come se foste dei mormoni, per poi uscirne alla soglia dei trent’anni in un mondo pervaso dalla tecnologia, dal consumismo e dalla frenesia generale di questi tempi: Unbreakable Kimmy Schmidt inizia proprio da qui.

Unbreakable Kimmy Schmidt Season 1 Recap Recensione

Prodotto di punta del reparto comedy di casa Netflix, Unbreakable Kimmy Schmidt è una serie fresca, giovane, colorata, perfetta per un bel weekend dedicato al nostro sport preferito: il bingewatching. Un motivo per provarla ad occhi chiusi? È prodotta da Tina Fey (SNL, 30 Rock, Mean Girls), una che insomma, di comedy ne capisce un bel po’.

Catapultata in questa nuova fase della sua vita, Kimmy decide di ripartire da zero e costruirsi una sua nuova dimensione nella maniera più radicale possibile: trasferendosi a New York. L’impatto con la Grande Mela – e più in generale con il mondo – non è di certo semplice, se consideriamo i quindici anni precedenti vissuti tra quattro mura senza un’educazione superiore, senza sviluppare i basilari codici di comunicazione verbale e non verbale, senza aver mai avuto a che fare con la tecnologia odierna.

Unbreakable Kimmy Schmidt Season 1 Recap Recensione

Per una serie di coincidenze fortuite, Kimmy riuscirà a trovare un appartamento – di proprietà dell’eccentrica e strampalata Lillian – che dividerà con Titus Andromedon, squattrinato e favoloso aspirante cantante di Broadway che cerca di sbarcare il lunario come può. A completare il cast, Jacqueline – interpretata da Jane Krakowski, indimenticata Elaine di Ally McBeal e star di 30 Rock -, stereotipo dell’upper class newyorkese, che assume Kimmy come tata.

La serie gioca quasi interamente sul percorso di adattamento di Kimmy alla vita moderna, le contrapposizioni tra le convenzioni sociali e il suo modo di fare così bizzarro. Unbreakable Kimmy Schmidt è in queste senso una comedy rassicurante per certi versi: la protagonista si fa sempre portavoce di un messaggio positivo, depositaria di certi valori ormai fuori moda. Chiaramente non possono mancare anche i risvolti sentimentali del caso, che forniscono ulteriori spunti per sorridere, grazie ai goffi modi di relazionarsi ed approcciare con i ragazzi.

Unbreakable Kimmy Schmidt Season 1 Recap Recensione

La figura di Kimmy è sicuramente contrapposta a quella di Jacqueline che dalla vacuità di una vita agiata intraprende un percorso – di cui Kimmy è musa ispiratrice – verso l’autodeterminazione e una maggiore di sicurezza di sé, che la porterà anche a riabbracciare le sue origini, di certo non agiate e – vedrete – neanche così convenzionali.

Titus è il personaggio che offre più spunti comici, seppur nella stereotipatissima immagine di gay un po’ “diva”: dal costume simil-Iron Man che è costretto ad indossare per le strade di New York per motivi di lavoro fino all’esilarante video auto-prodotto dal titolo Peeno Noir, una vera perla di comicità, il punto più alto dell’intera serie in termini di risate.

Unbreakable Kimmy Schmidt Season 1 Recap Recensione

Il video è chiaramente la parodia di un certo filone di video pop tanto caro alla tradizione americana, esilarante se calato nella fisicità di Titus e se accompagnato da un motivo assolutamente catchy quale appunto Peeno Noir che – a detta dell’artista – è una vera e propria “ode to Black Penis”. Sì avete capito bene. Ovviamente anche il testo non è da meno, e per capirlo basta già dare uno sguardo alle battute finali:

Peeno Noir, you’re a star
Listen to Tom Beren-gar
Peeno Noir, Roseanne Barr

Per concludere, Unbreakable Kimmy Schmidt non è certo una comedy rivoluzionaria né dissacrante, non pretende di far scuola, ma di sicuro riesce in quello che è il suo compito senza scimmiottare prodotti già esistenti, né soffrire di quella ripetitività tipica del genere in sé. In un panorama televisivo così saturo, Unbreakable riesce a ritagliarsi il suo spazio e a risultare ben riuscita; la stagione nel suo complesso merita, già solo per questo, almeno tre Porcamiseria e mezzo su cinque.

Chiaramente, trattandosi di una comedy alla sua prima stagione, non è detto che riuscirà a non ripetere se stessa assestandosi sugli stessi livelli anche nella seconda – in uscita a brevissimo – e nella terza, già confermata; le premesse per tante nuove risate, però, sono tutte ben presenti e noi siamo già pronti per ripartire con il bingewatching.

3.5

 

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