This is Us2×10 Number Three

Diversamente da quanto predetto nella recensione di Number Two, Number Three purtroppo non racconta molto del piccolo Kyle, ma si concentra ovviamente su Randall, come se This Is Us non lo avesse già messo al centro dell’attenzione per la maggior parte del tempo. Non è una lamentela, ma un’osservazione oggettiva: se è molto l’affetto che proviamo verso questo personaggio, uno dei più sfaccettati di tutta la serie, avremmo sinceramente gradito vedere anche altri retroscena della famiglia Pearson.

La narrazione principale di questo episodio ruota intorno alla partenza di Deja, visto che la madre è stata scarcerata anzitempo ed è venuta a prendersi la figlia. Pur sapendo che prima o poi sarebbe successo, l’addio alla ragazza adottata è sicuramente un momento di distacco tragico per la famiglia Pearson, che però reagisce nel modo più esemplare possibile, anche alla luce della grande maturità dimostrata da Deja, un passo avanti alla madre.

Menzione d’onore per Linda, l’assistente sociale, interpretata dalla bravissima Debra Jo Rupp, vista nella divertentissima sit com That ’70s Show: ruolo più drammatico e di controparte razionale ed antagonista a Randall e Beth quando questi minacciano di tirare fuori gli avvocati per non cedere Deja alla madre.

La scena della presentazione di Deja e l’arrivederci ai due genitori adottivi contribuiscono a mantenere umidi i nostri fazzoletti, soprattutto l’abbraccio che la ragazza concede a cuore aperto a Randall, con l’ormai classica singola lacrima di commozione che a Sterling K. Brown ha valso un meritatissimo Golden Globe, primo uomo di colore nella storia di questi ambitissimi premi.

La storia di Randall adolescente definisce meglio il rapporto fraterno che Jack vorrebbe trasmettere ai suoi due figli, collegandosi a Brothers e al fratello di Jack, della cui morte in guerra abbiamo la definitiva conferma. La giornata della visita ad Harvard durante la partita di Kevin continua a gravitare intorno alla questione black, con Randall che si trova circondato da gente di colore ed è tutto contento mentre il padre capisce di essere fuori luogo. Quell’imbarazzo però è simile a come si sente il figlio la maggior parte del tempo: non escluso, per carità, ma spesso (auto)emarginato.

In un episodio di This Is Us dedicato a Randall non poteva di certo mancare William, il nostro fantasma preferito, che stavolta racconta a Randall i suoi sogni ad occhi aperti, immaginandosi come sarebbe andata se fosse effettivamente entrato nella vita di suo figlio, stravolgendola assieme a quella di Jack e Rebecca, e dei due fratelli, oltre al mondo che già lo aveva accolto e accettato: un mondo in cui lui non aveva più diritto di intromettersi e di rompere l’equilibrio consolidato della famiglia Pearson.

Kevin riesce comunque a rubare la scena facendosi arrestare per guida in stato di ebrezza, con le bambine nascoste in auto, dando a This Is Us un altro cliffhanger abbastanza morbido, visto che probabilmente non succederà nulla di drammatico, se non una rehab per l’attore alcolizzato: ormai abbiamo imparato che a Kevin va sempre tutto bene.

Questi tre episodi ci dicono molto su come sta procedendo la storia di This Is Us, e su come sono stati scritti i personaggi: mentre Randall è appunto quello più sfaccettato – anche per merito di Beth, personaggio comprimario molto intenso – Kevin sta avendo una spinta importante fuori dal suo stereotipo, che speriamo prosegua. Altrettanto non si può dire di Kate, che purtroppo rimane schiacciata dai fratelli e da un ruolo che è a conti fatto abbastanza banale, centrato principalmente sul suo modo di affrontare i problemi di peso e sulla perdita del bambino: un limite che purtroppo non dipende certo dall’interpretazione di Chrissy Metz, ma più da una sceneggiatura piatta. Toby, inoltre, in questo non aiuta: è un comprimario divertente e porta leggerezza, ma contribuisce a tenere Kate nel suo personaggio stereotipato e senza la profondità dei due fratelli.

Questo episodio di This Is Us chiude la prima metà della serie, e ci auguriamo di vedere accadere qualcosa di più intenso a livello narrativo, e non solo emotivo, per piangere un po’ di meno ma per continuare ad appassionarci alle vicende della famiglia Pearson.

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