This is Us

Con la rivelazione alla fine del Pilot eravamo restati tutti meravigliati e commossi, e soprattutto in attesa di scoprire i legami di questa unica grande famiglia: con il secondo episodio, This Is Us ha continuato ad emozionarci iniziando ad approfondire il passato dei genitori Jack e Rebecca e il rapporto dei tre fratelli gemelli, con un uso sapiente e lineare di salti temporali nel presente.

Colazione a 8 bit

Il titolo dell’episodio richiama il motto dei tre gemelli, che contribuisce a darci l’idea di una famiglia molto unita: con il proseguire della storia nel passato però inizia lentamente a sgretolarsi questo mito di unità e perfezione creatosi nel pilot. La coppia Jack-Rebecca è ancora molto innamorata dopo circa 8 anni, e i teneri gesti di affetto ci fanno sciogliere, ma le prime cose che saltano subito all’occhio sono i battibecchi tra moglie e marito, e che Kate era già cicciottella da bambina, con una madre che per colazione le permette di mangiare mezzo melone con dello yogurt – da denuncia ai servizi sociali – mentre i due fratelli sguazzano nei cereali colorati di Pac-Man. Il problema del peso non si è ancora risolto dopo 30 anni, ed è facile immaginare come il rapporto tra Rebecca e la figlia possa essere alla base del disturbo alimentare che ancora perseguita Kate.

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Scopriamo che Jack, oltre ad essere un padre amorevole e un marito affettuoso, di mestiere fa il poliziotto, e facciamo la conoscenza di Miguel (Jon Huertas), il suo partner sul lavoro nonché grande amico. Miguel è l’osservatore esterno della coppia, che loda il grande impegno di madre e moglie di Rebecca ma disapprova quello che scopriamo essere il difetto più grande di Jack: alzare il gomito. Perché beve, se a casa ha una famiglia felice ad aspettarlo? Rebecca dal canto suo è un po’ esaurita – e la capiamo, crescere tre gemelli non è mica semplice – ma sembra che scarichi un po’ troppo la responsabilità dei problemi familiari sull’alcolismo del marito.

Altro informazione abbastanza lampante è il rapporto conflittuale dei fratellini: i due infatti non vanno d’accordo, a scuola vengono presi in giro per essere uno bianco e l’altro nero e Kevin ne soffre parecchio, sfogandosi anche fisicamente su Randall. Vengono quindi introdotte le problematiche di discriminazione razziale, che negli anni ’80 erano forse più intense di oggi, ma che restano sempre un tema purtroppo attualissimo, dati i recenti sviluppi negli Stati Uniti in seguito alle vicende che hanno dato vita al movimento Black Lives Matter. Randall è un ragazzino intelligente e fin troppo educato, e la madre sembra rinforzare questo suo aspetto: il bambino deve farsi carico della sua doppia condizione di essere nero ed essere stato adottato da una coppia bianca.

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L’atteggiamento di Rebecca nei confronti dei gemelli è fondamentale per iniziare a comprendere certi comportamenti e caratteristiche dei figli, dai disturbi alimentari di Kate alla voglia di fare sempre la cosa giusta di Randall. Il ruolo di Jack al momento non è approfondito, anche perché fino alla fine dell’episodio non sappiamo se ai giorni nostri sia ancora presente nella vita degli altri protagonisti: il plot-twist di Rebecca che si presenta a casa di Randall con Miguel ci lascia letteralmente a bocca aperta. Dettaglio molto importante: Miguel e Rebecca sono chiamati nonno e nonna da Annie e Tess, le figlie di Randall, quindi la coppia sta insieme da almeno una decina di anni. Rebecca indossa la collana a forma di mezzaluna, ma non sappiamo ancora se Jack sia ancora vivo, e già sentiamo l’ansia crescere in attesa del prossimo episodio.

The Big Three ma non troppo

Randall è un padre perfetto e ama tantissimo le sue figlie, e i paralleli della regia con le scene di Jack che gioca con i gemelli ci dicono come abbia assorbito il lato migliore del padre. Sappiamo anche che ha sempre cercato di essere anche il figlio perfetto, e vuole esserlo anche per William, il padre biologico conosciuto pochi giorni fa. A mettere un freno alla ricerca maniacale di perfezione di Randall interviene Beth, che non vede proprio di buon occhio che William sia ospite in casa.

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Le ansie di Beth vengono però spazzate via quando scopriamo che William si fa tre ore di viaggio per andare a dar da mangiare a Clooney, il suo gatto rimasto a Philadelphia, che però non potrebbe portare in casa perché preoccupato dell’asma della piccola Annie.

Well, Now I feel like a bitch.

Anche noi in effetti abbiamo un po’ dubitato di William, che invece per adesso si sta rivelando proprio per quello che appare: un anziano signore senza soldi, malato di cancro, con solo un gatto nella sua vita, e il rimorso di aver abbandonato il figlio che ora lo accoglie in casa come fosse veramente parte della famiglia. Beth vuole proteggere Randall dalla sua stessa bontà, dal suo essere ossessivamente alla ricerca di essere perfetto, frutto del confronto costante con la famiglia adottiva e del suo essere di colore: insomma c’è materiale per altre quindi stagioni.

Finalmente assistiamo al contatto presente tra Randall e Kevin, e la telefonata tra i due ci conferma che il rapporto tra i due non è dei più idilliaci, ma che in fondo c’è sempre speranza. Kevin è il più immaturo dei tre, e fa molto affidamento sulla sorella Kate. Kate però è al momento poco affidabile, perché è ubriaca come una pigna: il suo rapporto con Toby sta andando molto bene, e il ragazzone cerca di instillare un po’ di amor proprio nella nostra protagonista, troppo concentrata su cosa pensa la gente intorno a lei per divertirsi alla festa hollywoodiana a cui è stata invitata dal fratello. Solo una gran quantità di alcolici riesce a scioglierla, spingendola ad aprirsi con Toby: il discorso intimo su cosa pensa di sé stessa è triste e toccante, scopriamo una Kate colma di insicurezze e vulnerabilità, e ci viene solo voglia di abbracciarla tutta quanta.

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I problemi di Kevin a questo punto sembrano meno “seri”, e riusciamo ad empatizzare meno con questo attore un po’ capriccioso e non proprio intelligentissimo. Ha abbandonato un lavoro di successo, ha mandato tutti a quel paese, e ora vuole cambiare vita, ma sembra che non sia la prima volta che fa le cose d’istinto. Si trasferirà davvero a New York a fare teatro? Intanto al telefono con Randall si è visto che più che il parere di un fratello ha cercato il consiglio di una figura paterna, mentre Randall di suo non ha minimamente accennato al fatto di aver trovato il proprio padre biologico, tenendo i propri problemi per sé. Jack, dove sei? Sarà forse questa assenza il motivo che ha spinto Randall a cercare William?

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Secondo episodio di This Is Us, stesse emozioni del pilot, stesso cliffhanger finale, stessa voglia di rivedere il prossimo episodio al più presto, per sapere come procedono le vicende di questa famiglia che pensavamo fosse perfetta, ma che inizia a mostrarci i suoi difetti, diventando ancora più bella, perché più normale e vicina ai problemi che tutti dobbiamo affrontare con i nostri parenti. This Is Us siamo anche noi.