Episodio Cinque
Il quinto atto di The Young Pope presenta una struttura bipartita, in cui all’autenticità e spontaneità della prima parte si alterna il conservatorismo e la rigidità della seconda, in un gioco di contrasti che affascina e sconvolge.
Nella prima parte, Lenny Belardo è raffigurato in modo autentico e spontaneo, come non lo avevamo mai visto. Non c’è nessuna esagerazione o stravaganza nel suo modo di agire, ogni maschera cade di fronte allo spettacolo dell’amicizia. Il suo rapporto profondo e sincero con Dussolier, infatti, diviene leitmotiv di questa prima sequenza di immagini, che, per la sua natura e originalità, si presenta molto più interessante della seconda. Lenny e Andrew, come se niente fosse cambiato dai tempi dell’orfanatrofio, si concedono qualche ora di libertà. Complici in questa fuga notturna, passeggiano e vivono la grande bellezza di Roma. Senza nessun ruolo, nessun protocollo, sono solo Lenny e Andrew: due vecchi amici, quasi fratelli, che si confidano e che trovano sollievo nell’oltrepassare il perimetro delle loro cariche.
Il parallelismo con il loro background esperienziale si attiva subito. Ed eccoli, ugualmente complici, ugualmente in fuga, da piccoli evadere da quel mondo di sofferenza che ricordava loro un’unica cosa: l’abbandono. Ma in una scena emblematica e tradizionalmente metaforica, le loro strade si dividono per poi ritrovarsi nelle braccia di Suor Mary. Ed, ora, nel presente assistiamo al medesimo processo. Dopo aver assaporato la libertà, dopo aver indagato, ancora una volta, i meandri tortuosi della coscienza, ritornano da quella madre surrogata che è Suor Mary. Tutti e tre sorridono. Non c’è alterità o supponenza nel volto di Lenny, ma ciò che si intravede è solo un grande spessore caratteriale e un profondo senso di autenticità.
Un’autenticità mirabilmente espressa nella scena iniziale dell’episodio, quando l’inganno ordito da Voiello si trasforma in un’immagine profonda di amore e consapevolezza. Per la prima volta, noi entriamo in empatia con Lenny. Per la prima volta, il sipario dell’apparenza cade e ciò che si vede è un uomo, in grado di ispirare gli altri e, di riflesso, anche noi spettatori al di là dello schermo. Ester, Voiello, i fotografi restano sullo sfondo, sono personaggi di contorno, in quanto, per la prima volta, Lenny riempie la scena, non con la sua autorità e spettacolarità, ma con quell’autenticità tipica dei grandi uomini.
Amo Dio, perché è doloroso amare gli uomini. Ho rinunciato agli uomini e alle donne perché sono incapace di sopportare lo struggimento dell’amore. Infelice come tutti i preti.Vigliacco come tutti i preti.
Le sue parole suscitano un sincero sentimento di commozione e lì, dove doveva esserci peccato, c’è solo saggezza.
Immaginate ora lo stupore e la delusione nel vedere quanto questo scenario autentico sia solo di breve durata. Proprio nel momento in cui siamo maggiormente affascinati dallo spessore, dalla grazia del suo sorriso e dalla veridicità delle sue parole, Lenny diviene Pio XIII, in un modo ancora più spaventoso. Più è fragile, più si nasconde dietro il protocollo. Più soffre, più avverte il bisogno di dissimulare le sue debolezze nella magnificenza del rito sacrale. E tutto ciò che era stato affermato nella prima parte di questo quinto atto viene clamorosamente smentito dalla finzione del suo secondo discorso deleterio. Ed eccolo lì che si erge sul trono papale, in modo reazionario e dispotico, a negare le piazze, ad annullare i sentimenti e a far emergere soltanto un unico aspetto: il Potere. Eppure, nonostante questa messinscena, nonostante gli abiti solenni e il copricapo altero, quel bambino alla ricerca dei suoi genitori è ancora lì…
L’episodio merita 4 porcamiseria, in quanto la prima parte dell’episodio è stata originale, riflessiva e in grado di stabilire un transfert emotivo ma forse, ora è giunto il momento di rappresentare più il suo dolore che la sua maschera.
Episodio Sei
Il progetto di Pio XIII ha inizio. La svolta conservatrice, da tempo attesa, è stata attuata, su ogni fronte. Dopo ben nove mesi dalla sua elezione, il Papa riceve il Presidente del Consiglio. Nelle stanze vaticane ha inizio, così, una vera battaglia dialettica tra i due giovani leader. Da una parte la sicurezza del Premier, che vuole sfruttare l’allontanamento dei fedeli dalla Chiesa per rendere la politica italiana laica, fiero del suo 41%, dall’altra la logica spietata del Papa.
Lenny Belardo fa una lista di richieste, apparentemente, impossibili da attuare: espansione dei confini del Vaticano, un no fermo all’eutanasia, unioni civili, aborto, divorzio, un maggior investimento finanziario nelle scuole cattoliche e addirittura una ripresa dei Patti Lateranensi. Perché mai il Presidente del Consiglio dovrebbe prendere solo in minima considerazione queste richieste assurde e lontane da ogni codice costituzionale? La risposta è semplice: il Non Expedit di Pio IX. Corsi e ricorsi storici. Il Papa, partendo da questo dato storico ignorato dal politico, inaugura il suo discorso, volto a far cadere tutte le argomentazioni del premier. Con un classico monologo all’Olivia Pope, il suo rivale viene clamorosamente sconfitto. Il Papa, infatti, sfrutterà come evento mediatico la sua invisibilità per, al momento opportuno, influenzare tutto l’elettorato cattolico e invocare il così temuto Non Expedit. Insomma, una storia vecchia e risaputa per la politica italiana. Ed il primo round è vinto. Poi Pio XIII pensa, addirittura, di non far dare l’assoluzione alle donne che hanno abortito e impone a Dussolier di scegliere i prossimi preti, secondo un criterio di discriminazione sessuale. Dopo tutto ciò, minaccia l’ordine francescano con una crudeltà che non ha pari. Il rigido protocollo, lo spirito conservatore che, all’inizio, Lenny seguiva solo idealmente o almeno individualmente, ora coinvolge ogni aspetto della società civile. Nessun margine di tolleranza, la sua rivoluzione, più volte annunciata, ha inizio.
In questo episodio non c’è spazio per la dimensione interiore di Lenny Belardo, come in precedenza. Lenny, a poco a poco, scompare e sulla scena è presente solo un Papa reazionario e profondamente acuto, consapevole del potere ed in grado di gestirlo, in modo opportunistico. Ma le prime conseguenze delle sue azioni non tardano a manifestarsi. Il primo candidato ad essere rifiutato in base ad una presunta omosessualità cerca il confronto con il cardinale Dussolier, per esprimere il suo disappunto. Sanchez, però, non si limita solo a questo e vedendo ormai il suo sogno infrangersi per una politica inaccettabile sceglie di andare in un mondo più giusto di questo. Con una scena altamente suggestiva e memorabile, la prima vittima di Pio XIII cade giù.
Questo episodio appare dinamico, coinvolgente, veloce e molto scorrevole. L’introspezione è totalmente assente, per lasciare la scena alla politica e agli intrighi del potere, da sempre elementi narrativi molto interessanti. Una struttura del plot anomala rispetto al generale stile di The Young Pope, ma che non dispiace e che, anzi, risulta necessaria a questo punto della trama.
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Attenzione: la sigla crea dipendenza #TheYoungPope
— E 🍒 (@eleonora_xx) November 4, 2016
Purtroppo Renzi non parla l'inglese bene come Accorsi!! #TheYoungPope #1×06
— Veronica (@VperVero) November 5, 2016
Sentite, io non posso guardare Jude con la tuta bianca! È TROPPO PER ME! 😭🙏🏻#TheYoungPope #1×05
— Snow•KENNY❄️🌻 (@francy_flo) November 6, 2016
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