The Young Pope1×03 Episodio Tre – 1×04 Episodio Quattro

Dopo il soffocante sentimento di attesa che aveva contraddistinto i primi due episodi, il Papa si trova di fronte alla necessità di affrontare le conseguenze di un discorso che ha lasciato sgomenta la platea degli uditori. Il Cardinal Voiello tenta di scavare nelle debolezze dell’uomo Lenny Belardo per salvare a suo modo la Chiesa da colui che egli crede ne sarà la rovina.

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Dopo il soffocante sentimento di attesa che aveva contraddistinto i primi due episodi, il Papa si trova di fronte alla necessità di affrontare le conseguenze di un discorso che ha lasciato sgomenta la platea degli uditori. Il Cardinal Voiello tenta di scavare nelle debolezze dell’uomo Lenny Belardo per salvare a suo modo la Chiesa da colui che egli crede ne sarà la rovina.

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Lenny Belardo è un uomo. Lenny Belardo è il Papa. Lenny Belardo è una rockstar e ha fatto di tutto per diventarlo. Ce lo racconta lui stesso, in uno dei suoi intimi momenti di confessione con Padre Tommaso, narrando, con la sconcertante onestà che lo contraddistingue, il percorso che il suo spirito ha compiuto pochi attimi prima che la sua elezione divenisse reale. Le preghiere di Lenny sono recitate quasi come un mantra ossessivo, “Non loro, Me”, un urlo interiore che raggiunge la catarsi solo nel momento in cui la profezia è compiuta. Lenny Belardo ce l’ha fatta, le sue preghiere sono state esaudite, la forza del suo appello, per quanto egoriferito e privo di carità, è tanto intensa da non potere essere ignorata.

È in questo modo che Sorrentino ci introduce al nuovo capitolo della serie, ancora una volta concentrandosi sull’essenza di un Papa che non è altro che l’incarnazione del desiderio umano. Lenny Belardo è controverso, vero, ma forse non è proprio questo suo essere spregiudicato, a volte quasi crudele, a renderlo reale oltre il reale?

È giunto il momento di affrontare le conseguenze della prima omelia e, come suggerito dal Cardinal Voiello, viene organizzata una conferenza stampa. Papa Pio XIII affida a Suor Mary l’arduo compito di essere ambasciatrice del pensiero duro e fermo del nuovo Capo della Chiesa, negandosi nuovamente ai giornalisti, forte del fatto che “l’assenza è presenza” e che la sua consacrazione mediatica può avvenire solo attraverso la mancanza. È evidente ormai che le idee conservatrici e risolute di Lenny Belardo lo rendono inadatto a interpretare il ruolo di “Papa del Compromesso” per il quale era stato prescelto. Lo rivela il Segretario di Stato messo sotto pressione dal Pontefice, in una conversazione in cui i consueti toni di falsa moderazione cedono il passo allo scontro diretto tra i due, sfociando così in un contrasto concreto nel quale il Papa pare essere addirittura pronto a deporre dal Cardinalato il suo antagonista.

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Lenny Belardo non vuole essere un ponte, un collegamento tra due diverse correnti di pensiero che attraversano i corridoi dei palazzi del Vaticano. Papa Pio XIII è un sovrano assoluto e come tale non esita a eliminare dal suo cammino chiunque tenti di intralciare il suo percorso. La sua dichiarazione programmatica non ammette sviste o eccezioni: lo vediamo dal momento in cui sceglie di perseguire la lotta all’omosessualità tra i membri del clero, pur avendo coscienza che questa decisione “lascerà dietro di sé numerosi cadaveri”. Lenny Belardo non ammette sfumature, non ci sono grigi nelle sue scelte. Eppure, dentro di sé, la sua anima è divisa e ne dà prova di continuo, mostrando un lato diverso di sé a seconda dell’interlocutore che si trova di fronte. Ognuno dei personaggi che gravita attorno al Papa è infatti necessario e funzionale all’espressione di un lato più o meno nascosto del suo carattere. Se il Cardinal Voiello è l’antagonista per eccellenza, Suor Mary e il Cardinale Spencer rappresentano il punto di vista autorevole con cui confrontarsi e scontrarsi, madre e padre putativi che sopperiscono con la loro figura alla mancanza più grande di Lenny, ovvero la coscienza delle sue radici. Le conversazioni con Padre Tommaso e Monsignor Gutierrez divengono invece gli unici momenti nei quali il Papa – così dedito alla costruzione della propria immagine – mostra davvero la propria anima: è solo in questi momenti che Lenny si lascia andare al racconto di sé, riportando alla memoria il ricordo degli occhi dell’unica donna che aveva avuto la possibilità di amare. Tutti i personaggi sono dunque tasselli necessari a comporre un puzzle complesso della personalità del protagonista.

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La vera svolta narrativa arriva però con l’introduzione del personaggio di Ester: all’interno di uno scenario fatto di piccoli quadri differenti posti uno accanto all’altra – inseriti pertanto in una modalità storytelling tipicamente Sorrentiniana -, Ester è invece il vettore che dà il via a una nuova fase della storia. Non solo la donna diventa interlocutore privilegiato del pontefice, dando quindi spazio a un ulteriore aspetto della personalità del protagonista, ma anche il mezzo attraverso il quale Voiello tenterà di riportare sotto le sue salde redini il controllo della Chiesa. Ester ha avuto una relazione extra-coniugale con l’assistente personale del Papa, motivo per il quale è facilmente preda del ricatto del segretario di stato il quale chiederà alla giovane donna di sedurre il pontefice così da poter riportare quest’ultimo sotto il proprio controllo.

“La Chiesa è femmina.”

Si tratta, di fatto, del primo vero turning point all’interno della storia che fino a questo momento si può dire essere progredita in un certo senso molto lentamente, preferendo concentrarsi principalmente su visioni evocative e sull’incanto della retorica complessa dei personaggi, a discapito di una narrazione a tratti disconnessa nella quale l’azione talvolta ha perso di centralità. Certo, è pur vero che dove il racconto manca di forza la serie compensa regalandoci immagini di rara bellezza: Sorrentino costruisce dei tableaux vivants, vere e proprie opere d’arte, attraverso un sapiente uso della luce e dei personaggi che diventano spesso parte di una vera e propria coreografia: così le suore vestite di bianco spesso altro non sono che elementi di un perfetto balletto, avulse dalla narrazione ma necessarie a creare l’atmosfera onirica e geometricamente perfetta tanto cara al regista napoletano che in queste parentesi di passaggio esprime tutta la propria carica evocativa.

Ma stiamo pur sempre parlando di una serie tv e non di un film, e la serie è – per sua ontologica natura – racconto, divenire, azione, cambiamento. Questi elementi sono fondamentali in una narrazione che si protrae per un arco narrativo più espanso del giardino protetto di un film nel quale il regista può permettersi di sperimentare, conscio del fatto che non ha bisogno di fidelizzare il suo spettatore, di renderlo curioso di ciò che accadrà la settimana seguente. Pertanto, accompagnati dalle note di Nada che chiudono in un’immagine di intensa umanità il quarto episodio, quello che starà a noi giudicare nelle puntate a seguire è se questa messa in scena meticolosa ed emozionante sarà poi, nel lungo termine, sorretta da una narrazione all’altezza delle aspettative.

4

 

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