The Walking Dead, specialmente negli ultimi anni, ha avuto la tendenza di relegare i veri eventi importanti o alle aperture o alle chiusure dei suoi cicli di stagione. Questi otto episodi post Sasha e post dichiarazione di guerra ai Saviors, sebbene più ricchi di avvenimenti rispetto ai passati archi narrativi, hanno trascinato con loro il peso di una risoluzione coerente del conflitto o, per meglio dire, un modo coerente per fare brodo.
How It’s Gotta Be, dopo 7 episodi capaci sì di intrattenere, ma carichi di incoerenze, mette il gruppo di Rick con le spalle al muro, ma molto meno incline ad arrendersi rispetto al passato. Tutto cade a pezzi tranne Hilltop – grazie anche a Dwight e alla scelta di far fuori un personaggio di poco conto come rappresaglia -, ma le perdite stavolta sono numericamente minime, con piani B abilmente escogitati nel caso in cui tutto non si risolvesse per il verso giusto.
Tra tutti i piani avventati che abbiamo visto dipanarsi negli scorsi episodi, l’unico assennato è quello di Aaron e Enid, in viaggio verso Oceanside per chiedere l’ultimo disperato aiuto a unire le forze contro Negan. In un paradosso molto umano, Aaron finisce per rovinare tutto e Enid uccide la governatrice del luogo, lasciando in sospeso la faccenda fino al prossimo anno. Ovviamente, qualunque manipolazione degli sceneggiatori volta ad una risoluzione in positivo verrà accolta da noi con molto scetticismo.
Il grosso buco nell’acqua, croce di The Walking Dead in senso generale, è la risoluzione offscreen che ha portato alla violenta risposta di Negan. Ci si deve accontentare di un blando “È stato Eugene”, che non si sa come è riuscito a ripulire il Sanctuary dagli erranti e a risolvere l’emergenza. L’unico lato positivo del conflitto interiore – poco credibile, ma già ne avevamo parlato – di Eugene è la liberazione del dottore di Hilltop e di Gabriel – nonostante si ripongano poche speranze sulla sopravvivenza di quest’ultimo.
Crediamo fermamente che Ezekiel non sia ancora in pericolo di vita, che Carol arriverà ad un ruolo di comando paritetico, e che tutti venderanno cara la pelle nel rush finale contro Negan. Chi è ormai irrimediabilmente compromesso è invece Carl, morso da un errante durante la spedizione per fornire cibo a Siddiq in The King, The Widow, and Rick – riguardando la sequenza non si vede il morso, accaduto anch’esso senza essere ripreso direttamente – in un colpo di scena che separa radicalmente l’adattamento televisivo dall’opera a fumetti.
L’ultimo atto eroico del piccolo Grimes è il punto forte di questo episodio, tutto sommato coinvolgente e con un’unica, grossa falla narrativa. Ci aspettiamo che il ciclo di Negan giunga a termine in primavera, oltre a un approfondimento sugli ultimi momenti di vita di Carl, ma come di consueto per The Walking Dead stiamo all’erta, pronti a prevedibili scivoloni nella sceneggiatura.
Porcamiseria
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5/10
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6/10
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7/10
In Breve
The Walking Dead chiude con un episodio intenso, apprezzabile nonostante la grossa falla della liberazione dei Saviors. Il colpo di scena finale e l’atto eroico di Carl fanno bene all’episodio, mentre l’ultima resistenza a Negan ci fa sperare che tutto possa avere fine nella prossima metà di stagione perché, onestamente, non se ne può più di questa guerra.
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Si può dire e urlare
Si può dire che questa guerra con Negan ha rotto le palle? #TheWalkingDead
— detto il Belga (@nausea_17) December 16, 2017
Posso dire solo FINALMENTE #TheWalkingDead pic.twitter.com/k3pIfYc3Xd
— 👑 Bionsè 👑 (@S_Eleonora_S) December 13, 2017
https://twitter.com/C_Lo_S/status/940714857967517701
Porcamiseria
The Walking Dead chiude con un episodio intenso, apprezzabile nonostante la grossa falla della liberazione dei Saviors. Il colpo di scena finale e l'atto eroico di Carl fanno bene all'episodio, mentre l'ultima resistenza a Negan ci fa sperare che tutto possa avere fine nella prossima metà di stagione perché, onestamente, non se ne può più di questa guerra.
Storia 5 Tecnica 6 Emozione 7