The Walking Dead8×06 The King, The Widow, and Rick – 8×07 Time for After

Il gruppo di Rick si ritrova alcune teste calde che cercano di fare di testa propria, in una deriva out of character mai vista persino in The Walking Dead. Alla base dei Saviors, Eugene fa i conti con la propria coscienza.

5.0

Cosa si inventeranno gli autori di The Walking Dead per fare altro brodo, invece di porre fine alla storyline di Negan una volta per tutte? La risposta è semplice e al confine con l’out of character per diversi protagonisti, ossia la defezione agli ordini di Rick di stare calmi e immobili, aspettando il momento giusto per portare a compimento il piano.

The King, The Widow, and Rick

Troppe persone fanno improvvisamente di testa loro, favorendo l’avversario spinti dal desiderio di vendetta, laddove chi ha tutti i motivi per serbare rancore si mostra invece colmo di pietà. Maggie a Hilltop è emblematica, regina di un luogo dove si sceglie di non uccidere prigionieri – il discorso utilitaristico lascia il tempo che trova, sappiamo benissimo che Maggie non ammazzerebbe così tante persone inermi a sangue freddo – e dove si ha anche il picco massimo di soddisfazione, con Gregory sbattuto in cella tra piagnistei e dimenamenti.

In tutto questo, Aaron e Enid decidono di andarsene, lei coinvolta nella follia di lui, che ha già dimenticato di aver avuto in custodia un neonato. Non sappiamo dove porterà il loro viaggio, ma è tutto troppo privo di senso per non scatenare una risata.

The Kingdom, ormai senza più potenza militare, dedica il suo screentime principalmente alle crisi di Ezekiel e al dialogo tra il re e Carol, sviscerando le difficoltà di tenere il sangue freddo, rinunciando alla propria umanità per riuscire a sopravvivere. È un bel momento, capace di rendere pregevole un episodio di The Walking Dead altrimenti votato alla casualità.

Non c’è nulla di più casuale, infatti, dell’ennesima dimostrazione istintiva di alcuni abitanti di Alexandria, sia da parte di Carl che, principalmente, da parte di Rosita, Daryl e Michonne. Dovendo trovare qualcosa di buono nella loro opera –  soprattutto Michonne, più intelligente quando rimane in character – le due donne riescono a sventare il piano di salvataggio dei Saviors, pronti a partire con delle casse gigantesche per attirare fuori dal Sanctuary gli erranti. C’è adrenalina, ma anche cose del tutto random come un Savior polverizzato da un lanciarazzi, con tanto di effetti speciali posticci.

The Walking Dead ormai va guardato così, senza aspettarsi della buona televisione, in balìa dei comportamenti erratici dei protagonisti, sperando almeno in qualche sequenza dinamica e qualche sporadico guizzo di genio. Il secondo episodio di questa doppietta, come prevedibile, non avrà esito più confortante.

Time for After

Se c’è qualcosa di più fastidioso di un episodio come il precedente, è un episodio dedicato ai dubbi esistenziali di un personaggio troppo eloquente per essere sopportabile sullo schermo. La centralità di Eugene stanca dopo venti minuti, sia per quanto il personaggio è loquace, che per quanto il suo dilemma morale sia tutta una finta poco riuscita da parte degli sceneggiatori.

È tutto incentrato sulla sopravvivenza a ogni costo per lui, sta al gioco della fedeltà con Negan, si fa prendere dal rimorso ubriacandosi ma cinque minuti dopo sta usando l’iPod della compianta Sasha per scacciare gli erranti. Soprattutto, si riempie la bocca di termini strambi per dichiarare il suo abbandono alla causa di AHK, ma non riesce a rivelare a Negan il tradimento di Dwight.

Ad aggravare la situazione ci pensano Daryl e compagnia danzante, con una Michonne sempre più out of character che si fa persino scavalcare da Rosita nel tornare a riporre fiducia in Rick. Il piano è tanto stupido quanto pensavamo, visto che gli erranti entrano sì nella base dei Saviors, ma rimangono al piano terra a mangiare gli operai, mentre i generali rimangono tranquillamente al riparo.

L’unico piano che, nonostante sia insensato, porta benefici alla squadra di AHK, è quello di Rick in solitaria da Jadis, incarcerato nel precedente episodio ma ora capace di ribaltare una situazione impossibile a suo vantaggio – la sospensione dell’incredulità è tanta, ma si può dire che il fine giustifichi i mezzi, in questo caso.

La contrattazione tra Rick e Jadis è il comic relief dell’episodio, che rimedia in parte alla pesantezza di Eugene e all’idiozia di Daryl, ma si nota che, mancando un episodio alla pausa invernale, i pezzi si sono mossi con troppa lentezza in una direzione che già si poteva anticipare, appositamente creata per far durare i Saviors fino a fine stagione. Speriamo almeno che il midseason finale ci dia un po’ di brivido, perché su coerenza e scelte narrative ponderate abbiamo già gettato la spugna da un paio d’anni.

 

Porcamiseria
  • 4/10
    Storia - 4/10
  • 6/10
    Tecnica - 6/10
  • 5/10
    Emozione - 5/10
5/10

In Breve

Una doppietta di episodi con il minimo indispensabile di adrenalina, in cui gran parte del minutaggio è occupata da questioni morali pretestuose, contraddizioni e troppa gente che ha voglia di fare di testa propria. Il freddo vento della ribellione, guarda caso, si alza proprio nel momento più delicato.

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2.5/10 (4 votes)

Porcamiseria

5

Una doppietta di episodi con il minimo indispensabile di adrenalina, in cui gran parte del minutaggio è occupata da questioni morali pretestuose, contraddizioni e troppa gente che ha voglia di fare di testa propria. Il freddo vento della ribellione, guarda caso, si alza proprio nel momento più delicato.

Storia 4 Tecnica 6 Emozione 5
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