The Walking Dead8×02 The Damned

A fronte dei medesimi errori ormai propinatici da quattro stagioni, continuiamo a guardare The Walking Dead perché ci spinge ad essere creativi nelle recensioni.

2.7

Ci risiamo: The Walking Dead non perde il vizio di parlarsi addosso appesantendo il tutto con una struttura confusionaria che stride sia con la parte action sia con la superficialità di alcune scelte narrative. I limiti del secondo episodio diventano così una cartina tornasole di quanto avevamo ipotizzato nella recensione della première, quando ci domandavamo se non sarebbe stato meglio condensare il piano di Rick & Company in un unica puntata. Che sarebbe comunque stata brutta, ma non così tanto.

Sull’eterno ritorno della diatriba bene\male in un contesto apocalittico e altri bla bla bla

Come confusamente mostrato sul finale della prima puntata, il piano delle tre colonie alleate continua, con i nostri costretti a dividersi su tre diversi fronti. Da una parte ci sono Carol, Ezekiel e alcuni combattenti del Regno che cercano di raggiungere un savior prima che questi riesca ad avvisare gli altri, da un’altra Rick e Daryl provano a privare i nemici della loro riserva di armi sulla base delle informazioni passategli da Dwight, ma finiscono per capire che i Savior non sono stati con le mani in mano ad aspettarli. Infine Morgan, Jesus e Tara sono alle prese, per l’ennesima volta, col dubbio su ciò che stanno facendo e quanto questo li renda o meno diversi dai propri nemici. È proprio questo uno dei temi dell’episodio, evidentemente palesato nel riflesso di Rick allo specchio dopo aver ucciso il padre (?) di una piccola che, a parti invertite, avrebbe potuto essere benissimo sua figlia. Ma se nello sceriffo il dubbio sulle proprie azioni dura giusto il tempo di guardarsi (letteralmente e non) allo specchio, per Jesus si tratta di un’incertezza radicata che lo porta a scontrarsi con il pragmatismo di Tara, che invece ha ben chiaro cosa c’è in ballo.

Per l’ennesima volta The Walking Dead ripropone una riflessione su quanto l’umanità stia cambiando in un mondo post-apocalittico e sul fatto che i contorni tra bene e male sembrano essere molto più netti ora che che tutto è un “noi contro loro”. Peccato che la serie lo faccia con la solita superficialità, ricorrendo a dinamiche trite e abusate che andavano bene (forse) nella terza stagione. Lo stesso discorso di Ezekiel sulle responsabilità che un leader sopporta, anche con un falso sorriso, non rappresentano una novità e difficilmente bilanciano in profondità il resto dell’episodio fatto di azione. E qui tocchiamo un altro tasto dolente. La sensazione che se ne ricava dalle scene più movimentate è di essersi persi qualcosa nel frattempo, di una spiegazione mancante che non permette di legare linearmente gli eventi: pur nella semplicità delle dinamiche, la scelta di raccontare in questa maniera la battaglia tra i Savior e i nostri si sta rivelando fino ad ora sbagliata, elemento che pesa il doppio trattandosi di un inizio di stagione.

Quanto al character development è evidente che gli autori devono aver scambiato la lista dei “fare\evitare assolutamente”: Morgan è passato da intenzioni suicide a Mahatma Gandhi e infine a Terminator. Il suo profilo caratteriale sembra più uno schizzo per una nuova montagna russa che non un coerente sviluppo dovuto all’interiorizzazione degli eventi. Rimangono infine i ricorrenti errori di fondo, come Eric che ha avuto per l’intera durata dell’episodio un bersaglio enorme puntato addosso o Mara, grintosa luogotenente dei Savior che si fa beffare stupidamente dal primo zombie che la assedia. Non basta la buona fotografia dell’episodio a salvare dalla noia, e il presunto colpo di scena riguardante Morales (quello di Atlanta… boh, uno della prima stagione) più che sorpresa suscita l’interesse di una convention sulla prostatite dei macachi.

Porcamiseria
  • 2/10
    Storia - 2/10
  • 4/10
    Tecnica - 4/10
  • 2/10
    Emozione - 2/10
2.7/10

In Breve

Quaranta minuti di Morgan nei panni di Terminator, dell’ennesimo pippone mal sviluppato sul bene e il male nel mondo con gli zombie e di eventi raccordati in modo confusionario: questo è il secondo episodio di The Walking Dead, atto a suscitare in voi la domanda “perché non l’ho mollato prima?”.

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È il segreto del suo successo

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Porcamiseria

2.7

Quaranta minuti di Morgan nei panni di Terminator, dell'ennesimo pippone mal sviluppato sul bene e il male nel mondo con gli zombie e di eventi raccordati in modo confusionario: questo è il secondo episodio di The Walking Dead, atto a suscitare in voi la domanda "perché non l'ho mollato prima?".

Storia 2 Tecnica 4 Emozione 2
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