The Walking Dead7×09 Rock in The Road

Dopo due mesi di hiatus torna finalmente The Walking Dead. Dopo questa lunga attesa e dopo aver guardato l'episodio ci si pone una tanto celebre quanto abusata domanda: il piacere di The Walking Dead è ormai dato solo dall'attesa di The Walking Dead?

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Parafrasando Schopenhauer, The Walking Dead è ormai come un pendolo che oscilla fra noia e stasi, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di zombie e terrore. È perciò come una lunga storia d’amore che si nutre della sua stessa routine e per cui si prova un grande affetto, un po’ per inerzia, un po’ per dovere coniugale. 

Rock in the road è un episodio interlocutorio, perciò un po’ fiacco, che fa da ponte tra la prima e la seconda parte di stagione, gettando alcune basi narrative che si andranno a sviluppare da qui alla fine della stagione.

La prima scena rimane ancora un mistero. Non si capisce infatti se Gabriel abbia agito deliberatamente e se dunque fosse stato rapito in un secondo momento (quando si vede sbucare dal sedile passeggero la testa del personaggio ignoto), oppure se fosse stato costretto fin da subito a razziare il magazzino di armi e provviste e a scappare via. Il ritrovamento finale della Bibbia e l’indicazione Boat fa propendere più per la seconda ipotesi.

Nel caso però fosse la prima, spero che Kirkman sia in grado di fornirci delle ragioni più che valide, dato che Padre Gabriel, dopo un’intera stagione spesa alla ricerca di sé, s’era finalmente convertito alla causa di Rick e soci. A meno che fin dall’inizio non si celi un enorme segreto a cui corrisponderebbe un altrettanto grande colpo di scena. Nel caso, saranno felici gli amanti dei twist.

7x09 Rock in the road the walking dead

La sintassi dell’episodio è unitaria e costruisce il suo intero senso sulla ricerca di alleanze tra Alexandria e gli altri avamposti soggiogati dai Salvatori. In piena campagna elettorale per riprendere il potere, Rick tenta perciò di convincere Gregory che questa è #lavoltabuona per unirsi contro Negan e sconfiggerlo.

Il sindaco di Hilltop tuttavia non è della stessa opinione. Cocciuto, opportunista e codardo è un Don Abbondio con il vizio del whiskey che, nella stessa stanza insieme ai nostri eroi, è parso davvero un vaso di terracotta in mezzo a tanti vasi di ferro. Fortuna però che le rivoluzioni, per nascere, non hanno bisogno di concessioni supreme, tant’è infatti che, fuori dalla magione di Gregory, un piccolo gruppo di cittadini si offrono disponibili a combattere.

Il tour elettorale continua sotto la benedizione e la direzione di Jesus, che conduce i nostri al cospetto di Re Ezekiel il quale accoglie la compagnia con le solite riverenze da monarca illuminato. Il Regno rappresenta per Rick quell’ideale di civiltà che in ogni stagione ha cercato invano di fondare e dai suoi occhi trapela un sottile senso di invidia e di compiacimento.

L’incontro fra i due leader è sicuramente emozionante anche se un po’ sfibrato. Mi sarei aspettato un confronto dai toni più epici e più avvincenti, ma la storiella narrata da Rick, da cui l’episodio trae il titolo, ha caramellato la retorica di quello che sarebbe invece potuto essere un illuminante scontro di visioni sulla necessità di una guerra, da un lato, e sull’utilità di mantenere una seppur precaria pace, dall’altro.

In pochi minuti lo spettatore è portato a credere che prima della storiella Ezekiel non ne vuole sapere di entrare in guerra, mentre dopo la storiella, Ezekiel pare essersi commosso e convinto della giustizia del conflitto.

Il mattino seguente, tuttavia, il Re decreta l’inutilità di una guerra che sarebbe fin troppo sanguinosa per il suo popolo che tra braccia, gambe e lutti vari ha già perso troppo. Se fino a qui l’episodio s’era mantenuto su un livello d’interesse tanto alto quanto quello di un talk show politico, finalmente dall’ufficio montaggio decidono che è ora di rosolare l’animo assopito dello spettatore.

La romantica “zombificina” di Rick e Michonne è forse una delle più belle scene d’amore di The Walking Dead.

La sequenza dell’estrazione dell’esplosivo seguita da quella dell’arrivo di un’orda di zombie (dopo tanto tempo!) ci culla inquietamente in uno stato di tiepida tensione. Senza contare che la romantica “zombificina” di Rick e Michonne è forse una delle più belle scene d’amore di The Walking Dead. Se cercavate un modo alternativo di festeggiare il vostro San Valentino, allora unire la vostra macchina a quella della vostra dolce metà con un indistruttibile cavo d’acciaio (emblema dell’indissolubilità del rapporto) e accelerare in sincronia per sterminare centinaia di vaganti potrebbe essere un’idea migliore dell’ennesima scatola di cioccolatini.

Riusciti a fuggire dalla mandria con gli esplosivi, Rick e compagni corrono a casa, dove stanno sopraggiungendo i Salvatori, alla ricerca del fuggitivo Daryl che però è rimasto nel Regno: sia per motivi di sicurezza, sia per cercare di convincere Ezekiel a dar battaglia. Questa volta i Salvatori si limitano a mettere a soqquadro Alexandria, rompendo solo qualche stoviglia e qualche mobile.

È solo a questo punto che Rick s’accorge della sparizione delle provviste e si fionda alla ricerca di padre Gabriel: per alcuni un traditore, per altri un sequestrato. Se c’è una cosa che a Kirkman sicuramente non manca è l’estro da cliffhanger. Anche questo finale lascia infatti lo spettatore con una bella dose di curiosità da soddisfare nella prossima puntata.

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Una riflessione in merito all’utilizzo del cliffhanger è tuttavia d’obbligo poiché, pur trattandosi di uno degli elementi fondanti del formato seriale, in questa occasione pare un espediente usato in mancanza di un vero motivo che porti lo spettatore a proseguire spontaneamente la visione della serie.

Non mi si fraintenda, amo e amerò sempre The Walking Dead, ma durante la nostra terapia di coppia ho scoperto che solo l’onestà può rinsaldare e protrarre il nostro rapporto. Da qualche tempo, la nostra storia si consuma tra le sbiadite tinte di stanchi lunedì sera, tra rari picchi di passione e ricorrenti abissi di monotonia. 

Ciò che noto è che quest’anno tutta quanta l’attenzione e la sostanza narrativa sono focalizzate esclusivamente su Negan, l’unico personaggio capace di lasciarti col fiato sospeso, la cui imprevedibilità ti tiene costantemente all’erta. In sua assenza, un episodio tutto sommato pregevole sarà irrimediabilmente destinato a beccarsi non più di 3 Porcamiseria su 5.

Siamo attorno alla giornata dell’amore, e vorrei almeno chiudere ringraziando The Walking Dead per essere stata la prima serie TV a farmi innamorare, trovando consolazione nelle parole che Michonne sussurra a Rick:

Michonne: We’re here. You can smile. We made it. We can make it. We can. We’re the ones who live.

3

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