The Strain2×02 By Any Means – 2×03 Fort Defiance

Prosegue la lotta umani vs. Strigoi di The Strain, e dopo la premiere (che abbiamo analizzato qui) appare ormai chiara la direzione che questa seconda stagione sta intraprendendo. Ci piace? Non troppo, ma andiamo a vedere perchè. Nemici di (molto) vecchia data Una delle strade che The Strain sta percorrendo è quella della sempre maggiore […]

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Prosegue la lotta umani vs. Strigoi di The Strain, e dopo la premiere (che abbiamo analizzato qui) appare ormai chiara la direzione che questa seconda stagione sta intraprendendo. Ci piace? Non troppo, ma andiamo a vedere perchè.

Nemici di (molto) vecchia data

Una delle strade che The Strain sta percorrendo è quella della sempre maggiore presenza di Eldritch Palmer nell’economia della serie. Quello che l’anno scorso sembrava essere solo un burattino nelle mani del Master e di Eichhorst, acquista ora una sempre maggiore importanza ed autonomia; non solo, infatti, il miliardario e finto filantropo cerca di affrancarsi da Eichhorst stesso, ma veniamo anche a conoscenza di un passato in comune nientemeno che con Setrakian.

I flashback del secondo episodio, infatti, ci mostrano come i due si conoscano fin dagli anni del secondo Dopoguerra, quando un giovane Abraham viene spinto da un ancora più giovane Eldritch a mettersi alla ricerca di un vampiro molto particolare, ossia quello che abbiamo visto nel prologo della season premiere.

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Appare chiara da subito la natura manipolatrice di Palmer, tipica di chi è abituato a ottenere tutto ciò che vuole col denaro e col potere – non potendo sfruttare la prestanza fisica – mentre quello che non è per nulla chiaro è il perchè Setrakian accetti di collaborare con lui con tanta leggerezza. Sete di conoscenza? Voglia di dimostrare l’esistenza degli Strigoi al mondo? Vendetta per ciò che ha subito nel campo di concentramento? Non si sa, in ogni caso mi è sembrata una risoluzione un po’ troppo veloce e affrettata.

Non per nulla, a quanto pare, Setrakian è costretto a sopportarne le conseguenze anche oggi, a distanza di 60 anni, ma quantomeno ci dà la possibilità di assistere al dialogo più bello e significativo dell’episodio, con il confronto tra i due “anziani” delle due fazioni contrapposte.

Your Supreme Being doesn’t exist. I realized that when I was 10 years old. I prayed for Him to heal me. He never answered.

Yes, He did. The answer was “No”.

È inevitabile, però, accorgersi che c’è qualcosa che stona: questa storyline appare totalmente buttata lì, senza appigli agli eventi della prima stagione. “Rivelazioni” che, se vogliamo, non sono realmente tali in quanto troppo forzate, troppo calate dall’alto: anche scoprire che Setrakian si droga con una specie di collirio a base di larve di Strigoi per mantenersi in salute non ha avuto l’impatto probabilmente desiderato dagli autori.

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The Goodweather Family

Nel frattempo, al rifugio, procede la ricerca di una cura da parte di Eph e Nora. O meglio, la ricerca di una specie di epidemia buona, che infetti solo gli Strigoi – uccidendoli – lasciando invece illesi gli umani sani.

Grazie ai due coniugi gentilmente sequestrati nella premiere, i due epidemiologi hanno l’occasione di seguire “in diretta” il processo di trasformazione e usare gli anziani signori, ormai condannati, come cavie. Certo, sarebbe stato carino dirglielo da subito, onde evitare azioni e reazioni sconsiderate, ma tant’è. Gli autori cercano di permeare tutta la storyline di dilemmi morali: è giusto sfruttare questi due poveri cristi, condannandoli a dolore e sofferenza fino al loro ultimo respiro, per salvare il resto della popolazione? Per Eph – e per me – la risposta è senza dubbio, mentre Nora inizia ad avere qualche dubbio quando tocca con mano la sofferenza del marito che assiste impotente alla trasformazione della moglie in Strigoi. Certo, magari quando a tua moglie compare una terza palpebra e inizia a biforcarsi la lingua per far posto a quello schifo, è il momento meno adatto per ripensamenti e paranoie, ma tant’è.

Sebbene Nora, alla fine, appoggi il lavoro di Eph – sempre più esasperato e determinato a trovare l’agente infettante tanto da avere reazioni spesso ostili, dettate presumibilmente anche dall’alcol – c’è chi invece rimane contrario nella maniera più assoluta, nonostante nessuno abbia chiesto il suo parere: Zach.

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Il bambino, appena proclamatosi il più odioso del 2015 televisivo (cari tizi degli Emmy, prendete nota), si rende protagonista di gesti a dir poco folli, tipo uscire di notte per andare nella sua vecchia casa – ma gli autobus circolano anche di notte? Non c’era il coprifuoco? – o distruggere mezzo laboratorio del padre. È facile capire quest’ultimo quando poi sclera e lo porta faccia a faccia con il vampiro/cavia, io avrei fatto anche di peggio. Anche perchè, caro il mio ragazzo, la tua mammina che tanto brami rivedere ora è un mostro orribile che si circonda di inquietantissimi Feelers pur di trovarti e mangiarti. Fai te.

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Se non fosse per il bambino, la storyline di Eph – al momento molto meno protagonista di quanto non fosse nella prima stagione – è quella probabilmente più riuscita, l’unica se non altro a mantenere un minimo di coerenza con ciò che è stato, anche se spiace vedere Eph relegato in laboratorio mentre lascia tutta l’azione – molto poca – a Fet e Dutch.

Tutto il resto

Anche le restanti sottotrame proseguono, pur mancando di quel senso di “serie corale” che tanto avevamo apprezzato nella prima stagione, con i diversi personaggi (e relative storyline) che finivano per convergere, piano piano, col passare degli episodi. Ora, al contrario, tutto si svolge in un gran marasma spesso confusionario, con sviluppi ed evoluzioni che sembrano fin troppo studiati a tavolino e altri elementi totalmente casuali (si spera, quantomeno, che vengano sviluppati negli episodi successivi).

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Nell’ordine:

  • Fet e Dutch scopano legano parecchio. Così. Di punto in bianco. Ne avevamo mai avuto il sentore nella prima stagione? No. È passato così tanto tempo tra la prima e la seconda stagione da farci pensare che nel mentre sia successo qualcosa di non narrato e che noi non sappiamo? No. Ergo, di questi due non ce ne può fregare di meno. Ci piacciono invece quando vanno in giro a lanciare granate d’argento sui vampiri: in fondo, non è per queste adorabili cazzate da B-movie che The Strain ci piace(va) tanto?
  • Dutch si rimette alla ricerca della sua vecchia coinquilina/amica/amante facendo la conoscenza della madre altoborghese e bigotta di quest’ultima. Anche qui, carino il tentativo di approfondimento del personaggio dopo che nella premiere era stata relegata in un angolino, ma davvero non si poteva trovare qualcosa di meno random di un volantino appeso a un lampione?
  • Palmer ha una nuova assistente, che avevamo incontrato nella premiere e che sta iniziando ora a capire che forse il suo neo-datore di lavoro non è il santo filantropo che tutti stanno dipingendo. Rimane il mistero su cosa farà la suddetta ragazza: starà a fianco di Eldritch nonostante tutto, affamata di chissà quale potere o forse ammaliata dal fascino del vecchiardo, oppure deciderà di ribellarsi risultando un’alleata inaspettata per Setrakian? Questo dubbio di fondo, incredibilmente, la fa risultare forse la sottotrama più interessante.

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  • Un ritrovato Gus tenta di rapire Palmer insieme a Vaun ma fallisce miseramente. E Vaun ci lascia pure la pelle. Davvero abbiamo sprecato una storyline potenzialmente interessantissima in così pochi secondi?
  • Una consigliera della giunta newyorkese, appoggiata dal sindaco, tira fuori i coglioni e libera Staten Island dai vampiri staccando teste come se fossero quelle degli omini Lego e appendendo alcuni Strigoi decapitati come monito. Un po’ come faccio io con le zanzare. Tutto molto bello, ma who cares?
  • L’ex assistente nero di Palmer torna a Staten Island e va a trovare il fratello. Fine. WTF.

In generale, troppa carne al fuoco e mal gestita. Le ultime storyline che ho citato sembrano voler ritrovare quella coralità tipica della prima stagione, ma dal momento che nel frattempo tutte le altre trame sono già intrecciate tra loro, il tentativo appare goffo e fine a se stesso. Tutto, in generale, sembra messo lì senza un motivo e senza una coerenza di fondo che giustifichi certi passaggi e certe scelte di sceneggiatura. Insomma, The Strain, stavolta non ci siamo: urge una correzione di rotta al più presto o si rischia, nel marasma generale, di far affondare anche le trame che invece reggono. A malincuore, due porcamiseria a entrambi gli episodi.

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Il nuovo Zach non piace proprio a nessuno, nemmeno su Twitter:

Oh, saranno pure inquietanti, ma se ti aiutano coi punti fragola va benissimo.

https://twitter.com/Simon_812/status/624459300786843648

Ruta è indiscutibilmente figa qualsiasi cosa faccia. Punto.

Porcamiseria

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