The Marvelous Mrs. MaiselSeason 1 Recap: One-Woman Show

Season Recap Miriam 'Midge' Maisel scopre la sua vena comica da cabarettista, dopo essere rimasta sola con due figli. Facendo i conti con i genitori fedelissimi alla cultura ebraica, riuscirà a dare una svolta autentica alla sua esistenza tra comicità e tragicommedia.

8.0

New York, 1958, Upper West Side. Due famiglie ebree celebrano le nozze dei rispettivi figliuoli, che vanno a formare una nuova coppia dalle premesse positive, benestanti e spensierati. Una vita perfetta, forse troppo, che non presta attenzione al tempo che scorre: i figli crescono ma la mamma non invecchia. Lei, Miriam Weissmann, ora signora Maisel, ha la frizzantezza di chi non riesce a stare al suo posto, tacendo e sopportando, lasciando sulla poltrona di una casa immacolata il copione della “brava ragazza”, forse solo per finta. D’altro canto deve anche fare i conti con il marito, Joel Maisel, che non vede l’ora di scappare da quella vita di annotazioni e misure, forse per davvero.

Per chi truccarsi la sera quando il marito si è addormentato nel letto di un’altra donna e non c’è più bisogno di mostrarsi perfette e impeccabili al risveglio? Questo è quanto si chiede Miriam allo specchio una sera, dopo che Joel l’ha piantata. Due figli, una casa da mantenere, due genitori intolleranti che non concedono deroghe alle rigide regole ebraiche e una donna che gestisce un club di comici e artisti più che in erba. Tra due mondi che si contrastano stridendo tra loro, il connubio in realtà è decisamente migliore del matrimonio tra i due protagonisti, trasportandoci in una storia che molto ricorda il precedente successo della sceneggiatrice, nientepopodimenoché Amy Sherman-Palladino, che ci ha donato l’intramontabile Una mamma per amica.

Eccoci dunque di fronte a un nuovo manifesto dell’indipendenza femminista della Sherman-Palladino, una sorta di reincarnazione degli stessi stilemi narrativi e sceneggiativi di quanto avevamo visto anni fa nella serie precedentemente andata in onda. Stessa tipologia di inquadrature e recitazione, evitando gran parte di linguaggio scurrile e contenuti sessualmente espliciti, fatto salvo in alcuni momenti, ma giustificati dal lancio su Amazon Prime Video. Un viaggio tra un interno e l’altro, alla scoperta di come una donna, alla costante ricerca della perfezione e del totale controllo sul mondo, sviluppi se stessa e la propria vita dopo una svolta totalmente imprevista. Un colpo basso, per una calcolatrice come lei.

Tra un Papa loves Mambo di Perry Como, l’intramontabile Frank Sinatra e qualche altra chicca dell’epoca, la serie vive di leggerezza ironica e momenti tragicomici, ma se odiate la verbosità di contenuti e dialoghi, statene lontani. Da questo punto di vista, non si scorge alcuna differenza dai momenti di vita quotidiana tra Rory e Lorelai, raggiungendo momenti di ripetizione tale delle stesse parole in una frase (ovviamente voluti, ma indisponenti), fino a culminare in un caos tale da chiedere solo del silenzio. Danzando tra una stanza e l’altra della casa, tra il locale e la galera, la signora Maisel si rivela fantastica come personalità, rendendoci spettatori di una commedia davvero di altri tempi, ma dal retrogusto assimilabile quasi alle gag del cinema muto in alcuni frammenti.

Come Gilmore Girls, anche The Marvelous Mrs. Maisel vive di leggerezza ironica e momenti tragicomici, ma se odiate la verbosità di contenuti e dialoghi, statene lontani

Proprio nei comportamenti della famiglia Weissmann ritroviamo le stesse dinamiche delle Gilmore Girls, lo stesso rapporto di amore e intollerabilità tra genitori e figlia, due mondi diversi, sebbene qui si accentui di più la diversità di carattere e pensiero. Da un lato il rispetto totale per la cultura ebraica, tra rabbini e yom kippur, dall’altro fumo, cabaret e la scoperta di un’esistenza fuori dal set di una vita impostata secondo un rigido regime. Non mancano infatti i costanti riferimenti alle leggi razziali, alla vita socio-politica di quegli anni, senza tralasciare la frase “Ho permesso alle mie emozioni di sopraffarmi. Dopotutto, sono una donna, e dunque chiedo umilmente scusa” fa ben intendere la totale contestualizzazione narrativa. Una frase pronunciata dalla stessa bocca che dopo qualche scena ha fumato e fatto qualche tirata di spinello in compagnia di quattro uomini, di cui tre di colore, fuori da un locale.

In un’America non troppo libertina, ma già melting-pot di etnie e culture, anche bigotte, si va dalla società, al razzismo, alla tecnologia ancora ruvida ma al contempo avanzata, come testimonia la bellissima scena naïve di un primo prototipo di vivavoce casalingo per telefono fisso, sviscerando anche aspetti di una cultura poco espressa ed esposta in un prodotto seriale, a differenza di quanto avviene nei confronti della condizione femminile. Oltre a questo vediamo tanta comicità, spettacolo, voglia di affrontare con il sorriso anche i momenti peggiori, trovando la battuta giusta ad ogni costo, ma senza forzature.

Non mi dispiace stare sola, ma non vorrei mai essere insignificante. E tu? Non vuoi fare una cosa che nessun altro sa fare? Essere ricordata come qualcosa di più di una madre, una casalinga?

Tutto questo tra volti noti, meno noti e flop totali, come Michael Zegen, un’apparizione di fatto non degna di note particolari, nonostante rivesta il ruolo di marito. Tutta un’altra musica quella della vincitrice del Golden Globe 2018 proprio come protagonista di questa serie, Rachel Brosnahan, deliziosa su e giù dal palco, con un’eleganza connaturata in sé, incarnando in modo affatto realistico una donna stile Anni Cinquanta, il volto da principessa Grace Kelly e quella luce negli occhi che sa di furbizia. Su questo cammino ritroviamo anche vecchie conoscenze, come Marin Hinkle, bravissima in questa nuova parte che la discosta totalmente dal personaggio della madre di Jake in Due Uomini e Mezzo, protratta per più di un decennio, o l’ispettore Monk, al secolo Tony Shalhoub, ritrovati qui nei panni dei genitori di Miriam. Entrambi invecchiati, ma come il buon vino, maturati e migliorati.

Una “fantastica” serie per gli amanti dei romanzi rosa, della comicità e del cabaret in formato seriale, una fantastica noia per chi predilige tutt’altro genere. Il fatto certo è che serve davvero fare uno sforzo e andare oltre questa facciata per captare il meglio di una commedia a tratti agile, a tratti un po’ avvoltolata su di sé, ma che risveglia subito con due faretti su un palco e un’ottima dialettica di una donna che ha saputo rifarsi da sola, a dispetto di tutti, persino di se stessa.

Porcamiseria
  • 8.3/10
    Storia - 8.3/10
  • 7.2/10
    Tecnica - 7.2/10
  • 8.5/10
    Emozione - 8.5/10
8/10

In breve

Un matrimonio felice si spegne all’improvviso, ma senza farsi travolgere dagli eventi, Miriam ‘Midge’ Maisel si rimbocca le maniche e scopre che la sua mania di perfezionismo si trasforma in caparbietà e comicità, portandole più fortuna di quanto immaginasse. Ottima per chi ha amato Gilmore Girls, i romanzi rosa e i dialoghi serrati, noiosa per chi predilige tutt’altro genere, ma basta andare oltre questa facciata per scoprire una commedia agile, leggera e molto piacevole.

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8.5/10 (2 votes)

Porcamiseria

8

Un matrimonio felice si spegne all'improvviso, ma senza farsi travolgere dagli eventi, Miriam 'Midge' Maisel si rimbocca le maniche e scopre che la sua mania di perfezionismo si trasforma in caparbietà e comicità, portandole più fortuna di quanto immaginasse. Ottima per chi ha amato Gilmore Girls, i romanzi rosa e i dialoghi serrati, noiosa per chi predilige tutt'altro genere, ma basta andare oltre questa facciata per scoprire una commedia agile, leggera e molto piacevole.

Storia 8.3 Tecnica 7.2 Emozione 8.5
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