The Leftovers3×01 The Book of Kevin

The Leftovers riprende con una premiere estremamente riuscita, ai livelli della precedente stagione. Tre anni esatti dopo gli eventi dello scorso season finale, ritorniamo a Miracle aggiungendo altre domande all'intreccio perfetto di una delle serie tv più emozionanti degli ultimi anni.

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Nel panorama televisivo attuale si assiste regolarmente alla nascita di serie tv che, pur con le giuste premesse, diventano col passare delle stagioni un vero e proprio ricettacolo di lungaggini, scelte di scrittura poco oculate e intere sezioni completamente evitabili (The Walking Dead ne è l’esempio più recente). Ci sono poi altre serie, come The Leftovers, in cui la storia prosegue lenta ma incessante, in un crescendo di eventi che cattura lo spettatore in un vortice emozionale di rara bellezza. La seconda stagione della serie tv targata HBO ha evidentemente segnato un grande passo avanti dal punto di vista tecnico e narrativo rispetto agli eventi della prima annata, segnando quella che all’epoca sembrava la degna conclusione di questo piccolo gioiello televisivo.

Per la fortuna di tutti i fan, il mastermind della serie Damon Lindelof ha stabilito, ormai più di un anno fa, che non era ancora giunto il momento di mettere la parola “fine” agli eventi che coinvolgono Kevin Garvey e gli altri personaggi che gravitano intorno alla cittadina di Miracle, regalandoci un ciclo conclusivo di otto episodi. È doveroso anticipare, a scanso di equivoci, che la qualità complessiva dell’episodio è pari (se non superiore) a quella a cui siamo stati abituati finora, che ha contribuito a rendere The Leftovers una delle serie tv migliori degli ultimi anni.

The Great Disappointment

Per il secondo anno consecutivo, i primi minuti della premiere sono interamente dedicati ad un lunghissimo, emozionante cold opening che nulla ha a che vedere in senso stretto con la vicenda principale: un salto temporale nei primi decenni dell’800, in una comunità rurale non meglio precisata, la cui struttura sociale è fortemente incentrata sulla venuta di un secondo Messia, o un secondo giudizio universale.

L’argomento “fede”, sempre largamente affrontato nella serie, ritorna quindi già dai primi minuti con una vicenda ispirata ad un movimento avventista realmente esistito denominato The Great Disappointment, fondato da William Miller, che aveva previsto la data di inizio di un nuovo corso degli eventi, culminante con l’avvento futuro di un nuovo Messia e un secondo giudizio universale, il 22 Ottobre 1844 (non a caso, una delle date indicate sulla lavagna nell’introduzione).

Curiosamente, secondo questa dottrina, il processo si dovrebbe protendere lungo l’arco di sette anni. Non è casuale, quindi, che a seguito dell’opening e della distruzione dei Guilty Remnant, la vicenda si sposti nella cittadina di Miracle a sette anni esatti dalla Dipartita, e l’intero episodio rimandi con forza ad una possibile identificazione di Kevin quale nuovo Messia.

It’s a Miracle

A Miracle le cose sembrano tornate, rispetto agli eventi narrati nel finale di stagione, ad una relativa normalità: dopo un salto temporale di tre anni dalla distruzione della base dei G.R., Kevin è lo sceriffo della città e la sua serenità desta inizialmente un attimo di stupore, alla luce degli eventi narrati in International Assassin e nei due episodi successivi; questo, quantomeno, fino al momento in cui Kevin – apparentemente in pace con se stesso – tenta il suicidio, in un giorno come un altro, al risveglio, con metodo e precisione come se fosse un’azione ripetuta meccanicamente da anni.

Non è chiaro se si tratti di un vero e proprio tentativo di suicidio, di un tentativo di ritornare nell’hotel o di una prova per dimostrare a se stesso che, suo malgrado, non è più in grado di morire, ma un’azione così forte è indubbiamente indicativa del fatto che, a distanza di tre anni, Kevin ha raggiungo una consapevolezza di sé che per forza di cose non poteva avere al termine dell’ultima stagione.

E se c’è qualcuno che sembra avere pari consapevolezza rispetto a questa situazione è Matt, che stava segretamente scrivendo un libro sulla vita dell’uomo evidenziandone i parallelismi con le sacre scritture e la presunta immortalità di Kevin all’interno dei confini di Miracle. Tali indizi, in effetti, sono stati disseminati in lungo e in largo nel corso di tutta la seconda stagione: nella premiere dell’anno scorso un provvidenziale terremoto ha salvato Kevin dall’annegamento prosciugando il lago in cui si era tuffato, e sia l’avvelenamento che il colpo di pistola inferto da John hanno portato Kevin nel famigerato Hotel, una sorta di limbo sospeso tra la vita e la morte, portando in via definitiva ad un’impossibile fuga verso la morte stessa. Allo stesso modo, Kevin non si fa il minimo problema a tuffarsi nel lago nonostante la minaccia di un possibile avvelenamento dell’acqua.

Non stupisce, alla luce di questa rinnovata consapevolezza di Kevin, che la sua reazione alla notizia del libro sia così forte e perentoria: Kevin è consapevole che almeno parte degli eventi narrati al suo interno, sebbene filtrati dalla cieca fede di Matt, corrispondono indubbiamente a verità e la sua reazione un po’ sopra le righe è perfettamente giustificata dalla paura di essere esposto all’opinione pubblica quale oggetto di eventi così inspiegabili.

Dog Days are Over

L’episodio accenna ad un’altra questione che sembrava apparentemente abbandonata fin dal pilot: il fatto che molti cani siano impazziti a seguito della Dipartita. Dean, il personaggio la cui strada ha incrociato più volte quella di Kevin a seguito di alcuni eventi chiave (l’uccisione del cane nei primi minuti del pilot e quella successiva di Patti, su tutti), accenna alla possibilità che i cani non siano realmente quello che sembrano, e ad un possibile complotto che mira a sostituire i vertici del mondo con figure non propriamente umane.

Pur in un mondo dalle premesse così assurde come quello di The Leftovers, le giustificazioni di Dean sembrano semplicemente le farneticazioni di un pazzo, e proprio per questo l’uomo viene bruscamente allontanato da Kevin. Tuttavia, il ruolo dei migliori amici dell’uomo è sempre stato piuttosto ambiguo fin dagli esordi della serie: in una delle scene iniziali del primissimo episodio della serie, un cane si avvicina a Kevin (salvo poi essere ucciso senza motivo proprio da Dean), e la padrona rivelerà che il cane in questione è sparito proprio a seguito della Dipartita del marito, senza fare mai più ritorno, salvo riapparire dopo tre anni esatti. E in tutto questo, Nora ha degli strani pruriti che sono stati sottolineati più volte in modo decisamente inusuale.

Sarah

Più volte nell’ultimo anno è stato accennato il fatto che i protagonisti si muoveranno in Australia, luogo che ha costituito un altro leitmotiv della serie nel corso dell’ultima stagione. In questo contesto si inserisce il flash-forward di fine episodio che vede Nora – ormai invecchiata – parlare con una donna dall’evidente accento australiano. Nora sembra aver cambiato nome (ora si chiama Sarah, ennesimo nome di origine biblica) e sembra non voler avere niente a che fare con Kevin, tanto da rinnegare di averlo perfino conosciuto.

L’ambientazione rurale del flash-forward, considerando anche la comunicazione mediante piccioni viaggiatori, è volutamente ambigua e non fornisce alcun indizio su eventuali eventi catastrofici avvenuti nel futuro imminente alla narrazione principale. Il capitolo è quindi totalmente aperto, e la speranza è che nei prossimi episodi si venga a sapere qualcosa di più su questo aspetto.

Con questo episodio The Leftovers si conferma come uno dei prodotti meglio confezionati del panorama televisivo attuale. La capacità di unire più elementi apparentemente slegati tra loro, e di distribuire indizi nel corso degli episodi (se non di intere stagioni) lasciando allo spettatore il compito di ricomporre i pezzi del puzzle, è indice di eccellente scrittura, sempre più rara negli odierni prodotti televisivi. Il voto per questa premiere non può che essere di cinque Porcamiseria su cinque.

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Curiosità

  • Sono due i grandi assenti dell’episodio: la piccola Lily e Erika Murphy. Se Erika è probabilmente scappata da Miracle (come già accennato nella seconda stagione, a causa della volontà di divorziare dal marito John), la scomparsa della bambina è decisamente più misteriosa. Il rapporto tra Kevin e Nora sembra anche presentare una velo di omertà sull’argomento, indice che nel corso di questi tre anni è accaduto qualcosa di decisamente traumatico.
  • Per pura coincidenza (o forse no), questo episodio incentrato sulla figura di Gesù (o sul suo eventuale successore?) è andato in onda in USA il giorno di Pasqua.

  • La fede di Matt, cieca e incrollabile, ha creato attriti anche in famiglia. Scopriamo che Mary non è autorizzata a lasciare la città di Miracle per timore che la stessa rientri in stato vegetativo non appena varcata la soglia della città.
  • L’ultima scena con Nora nel futuro richiama, nei toni, la prima sequenza ambientata nell’800, in cui la protagonista del flashback viene abbandonata dalla propria famiglia a causa delle proprie idee.
  • Laurie sta insieme a John e in qualche modo continuano il lavoro iniziato dalla donna con il figlio Tom, e ancora prima da Holy Wayne: aiutare nel lutto le anime devastate dalla Dipartita, trovando conforto definitivo. Lodevole il fatto che distruggano i soldi ricevuti come donazione, rendendo questa attività quanto di più vicino ad una vocazione.

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