The HollowThe Hollow: come in un videogame

Tre ragazzini si risvegliano in una stanza senza uscite. Non sanno chi sono, non sanno dove sono, non sanno come ci siano arrivati. Sanno solo che vogliono tornare a casa, dovunque questa sia, e che l'unico oggetto presente nella stanza è una macchina da scrivere... bentornati negli anni '90!

6.3

The Hollow, serie animata creata per Netflix dallo studio canadese Slap Happy Cartoons, è arrivata in streaming senza grandi annunci o pubblicità l’8 giugno con l’etichetta di serie animata per ragazzi.
Come spesso accade, dietro questa etichettatura si nasconde però un prodotto che per quanto spesso rasenti il comico e abbia dei protagonisti giovani e una grafica che potrebbe inizialmente far storcere un po’ il naso, risulta accattivante anche per chi adolescente non lo è ormai più da un po’ di tempo, e anzi probabilmente alcuni riferimenti possono venire colti solo da persone che abbiano una certa età.

L’inizio di questa serie animata ci fa precipitare in quello che sembra un meraviglioso omaggio ai vecchi giochi punta e clicca

La storia comincia con tre ragazzi (Mira, Kai Adam) che si risvegliano in una stanza priva di uscite.
Non hanno assolutamente alcun ricordo: non sanno come siano finiti lì, non sanno da dove vengono, non ricordano nemmeno chi essi siano. Siamo in grado di dare loro dei nomi solo perché ognuno si ritrova in una tasca un biglietto con su scritto un nome.
L’unico oggetto presente nella stanza è una vecchia macchina da scrivere, e si scoprirà che battendo alcuni tasti si sposteranno dei mattoni nelle pareti.

L’inizio di questa serie non può non far pensare alle vecchie avventure punta e clicca, dove solitamente la storia consisteva nel ritrovarsi in un ambiente chiuso e ostile e nel doverne uscire, potendo solo interagire con determinati oggetti. Bisognava intuire quali potessero essere gli oggetti utilizzabili, come utilizzarli e quando. E spesso risolvere indovinelli di un qualche tipo.
Il fatto poi che subito dopo si cambi scenario e si arrivi in una vecchia abitazione, dove i protagonisti raccolgono alcuni oggetti (chiavi, torcia, mappa, medicine) rafforza questa sensazione di stare assistendo a un’avventura di quel tipo, e bisogna ammettere che non è una brutta sensazione.

Nel frattempo però si scopre che c’è altro oltre ai gioiosi richiami ai vecchi giochi.
I protagonisti, apprendiamo, hanno dei poteri.
Adam sembra dotato di una forza fuori dal comune e di conoscenze delle arti marziali.
Mira pare in grado di parlare con gli animali.
Kai, che fin da subito appare come il più immaturo del gruppo, dispensatore di momenti comici, spesso impaurito o in contrapposizione ai compagni, inizialmente non mostra alcuna abilità particolare, salvo poi dimostrare un incredibile genio meccanico.
I poteri di Mira e Kai saranno oggetto di un’utile evoluzione lungo la storia, ma già quello che vediamo nei primi episodi basta a darci l’idea delle stranezze di questa situazione.

Gli stessi protagonisti si interrogano spesso sulla loro condizione e sul luogo dove sono finiti.
Sono per caso morti e questo è l’aldilà? Sono finiti in un universo parallelo?
Lo spettatore può anche aggiungere ipotesi quali “sono reali o no?”, vista la mancanza totale di background, o anche “siamo davvero in un videogioco?”, echeggiando uno dei pensieri di Adam, ma le risposte arriveranno solo col tempo.
Anche se non saranno troppo sorprendenti, almeno per quanto riguarda il concetto generico.

In questo mondo assurdo nel quale i nostri si ritrovano sono presenti molti strani luoghi, tutti diversi tra loro.
Abbiamo una città di minotauri e una di ragni giganti mutanti, abbiamo sirene e streghe, un vecchio parco giochi in disuso e una città fantasma, un palazzo di ghiaccio, un cimitero di astronavi e un monastero demoniaco sospeso nel cielo… senza contare il bunker iniziale e il laboratorio scientifico protetto dai cani da guardia degli inizi.
E mentre tutti gli incontri che i tre faranno risulteranno interessanti o comunque importanti, alcuni dei personaggi incontrati spiccano sugli altri.

Innanzi tutto abbiamo lo stramboide, un tipo assurdo in occhiali da sole sgargianti che compare nei momenti di maggiore necessità e offre aiuto ai ragazzi teletrasportandoli altrove (prosciugandoli, nel farlo, delle loro energie). Una creatura che sembra conoscere tutto e tutti ma che non offre mai risposte, parla per enigmi e davanti alle ipotesi di Adam su dove siano finiti replica sarcastico chiedendogli se a quel punto non possano essere tutti una finzione creata da lui stesso.
Poi ci sono quelli che probabilmente sono i personaggi più divertenti di tutti, i cavalieri dell’Apocalisse.
Guerra, Pestilenza e Carestia trovano i ragazzi nel deserto e li salvano portandoli alla loro base, il cimitero di astronavi, dove li aspetta Morte. Una Morte triste perché il suo cavallo sta molto male, e come può fare il suo lavoro senza una cavalcatura? Ma anche una Morte che ama fare il tè freddo e cucinare dolcetti per i ragazzi, per lo Stramboide e per i suoi compagni… una Morte che sembra quasi uscita da un libro di Pratchett.

E infine abbiamo gli altri.
Un altro gruppo di ragazzi, VanessaReeveSkeet, che come i nostri protagonisti sono fuori luogo in questo mondo e hanno poteri  speciali, che però sembrano usare molto meglio. Volo, telecinesi, velocità. Con questo assortimento di poteri risultano essere molto ben coordinati tra loro, e sono anche molto decisi e sicuri di sé.
Sanno cosa vogliono (tornare a casa, così come i nostri), sanno cosa fare per ottenerlo, e non esitano mai.
La loro presenza è fonte di grossi dubbi sia per lo spettatore che per i ragazzi: da un lato chiarisce dove sia questo luogo, dall’altro però ci si chiede se siano amici o nemici. Gli stessi ragazzi sembrano molto combattuti al riguardo: è possibile fidarsi di qualcuno, in questo luogo? O devi solo fare il possibile per tornare a casa, completando la missione che l’albero parlante ti ha affidato?

Alla fine non ci sono grandi sorprese, le prime impressioni solitamente si rivelano giuste e già da metà serie si sa tutto quello che c’è da sapere.
La sorpresa, volendo, arriva alla fine, quando usciamo dal mondo dove siamo stati per dieci episodi scoprendo cosa ci fosse dietro.
Una serie veloce e leggera, ma che fa sorridere e che richiama giochi ormai appartenenti a un’altra epoca.

Porcamiseria
  • 7/10
    Storia - 7/10
  • 5/10
    Tecnica - 5/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
6.3/10

In breve

Questa serie animata non offre molto nell’ambito dell’originalità o del comparto grafico, ma è breve, diverte e strizza l’occhio non poco ai giochi degli anni ’90 risultando estremamente piacevole. E poi ci sono dei bellissimi Cavalieri dell’Apocalisse!

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Porcamiseria

6.3

Questa serie animata non offre molto nell'ambito dell'originalità o del comparto grafico, ma è breve, diverte e strizza l'occhio non poco ai giochi degli anni '90 risultando estremamente piacevole. E poi ci sono dei bellissimi Cavalieri dell'Apocalisse!

Storia 7 Tecnica 5 Emozione 7
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