La stragrande maggioranza del pubblico la conosce per aver interpretato una giovane e brillante liceale con la mania dell’investigazione, qualcuno forse per aver prestato la sua voce alla subdola e fittizia Gossip Girl o anche per aver preso parte alla prima rappresentazione di Heroes, ma adesso Kristen Bell torna a fare capolino sul piccolo schermo come protagonista della nuova sit-com trasmessa dall’emittente NBC, The Good Place.
Questa nuova ed esilarante serie ci appare fin dal principio come un equilibrato connubio tra la classica comicità dell’equivoco e il paradosso di un contesto straordinario, presentato tuttavia nella veste più ordinaria possibile. Kristen Bell interpreta Eleanor, una giovane ragazza morta accidentalmente dopo essere stata investita da un camion che trasportava pillole per la disfunzione erettile.
Con suo sommo stupore si ritrova catapultata nella versione più vicina al paradiso che si possa ipotizzare (in chiave moderna s’intende), per l’appunto il Good Place del titolo. Ad accoglierla in questo posto pacifico e tranquillo, pulito e limpido – al punto di apparire quasi artificiale e inverosimile – è Michael. Quest’ultimo si presenta come un uomo di mezza età dall’aria rilassata e cordiale, caratterizzato da un sorriso amabile costantemente inscritto in un viso dove rabbia e tensione sembrano non essere mai di casa.
Michael è il mentore, colui che dirige, l’architetto del piccolo quartiere paradisiaco in cui Eleanor è piombata all’improvviso. La reazione a caldo della ragazza, dopo aver scoperto di essere trapassata nel conclamato aldilà, descrive perfettamente il paradosso sopracitato: non appena aver realizzato il “You’re dead!” Eleanor risponde a bruciapelo e serenamente con un “Cool!”.
Ciò che più lascia perplessa la nostra protagonista non è la morte in sé, ma il trovarsi in un luogo così minuziosamente curato, preciso in ogni minimo particolare: in ogni quartiere abitano esattamente 322 persone, né più, né meno, ed ogni insegna, negozio, mattone, perfino il più insignificante filo d’erba è stato calibrato e progettato in maniera da far coesistere il tutto in perfetta armonia. Ogni persona è buona, sorridente e gentile: niente preoccupazione di alcun tipo, solo pace e tranquillità. Persino le imprecazioni sono del tutto inesistenti, impossibili da esclamare, ed Eleanor saggerà ampiamente questa bizzarria con sommo stupore (e con nostre grandi risate!) scoprendosi incapace di pronunciare qualunque tipo di volgare ingiuria.
Eleanor: “What the fork!” “Bullshirt!”
Questa simpatica caratteristica sarà presente con una certa regolarità nei primi due episodi (e si presuppone anche nel resto della serie), ma rispettando alla perfezione i tempi comici ed evitando quindi di apparire come qualcosa di trito e ritrito, risultando invece un valido elemento di caratterizzazione dello show. Una scena più che mai rappresentativa del paradosso surreale in cui finisce Eleanor è quella del film d’orientamento proiettato per i “nuovi arrivati”, nel quale viene utilizzato lo stesso tono che comunemente si usa nei programmi televisivi, con tanto di spot pubblicitario sul finale. Praticamente si parla di morte, inferno e paradiso con lo stesso piglio con cui si sponsorizza uno spazzolino da denti.
Qui viene presentata una visione estremamente riduttiva, quadrata e poco visionaria di come l’operato di ogni singola persona sulla terra, venga misurato nell’aldilà, in base a punteggi calcolati in buone e cattive azioni. Detto in parole povere, chi ha ottenuto un punteggio molto alto di azioni positive vincerà un viaggio di sola andata per il Good Place.
Sì, è esattamente così semplice come sembra, ma non è il caso di sfoderare critiche eccessivamente puntigliose per aver ridotto l’operato in vita delle persone ad una mera questione di calcolo; semplicemente è una scelta artistica che fa da complemento comico al tono generale dello show (notate le scritte?). È abbastanza intuibile che, se da una parte zucchero filato ed unicorni dettano legge, dall’altra abbiamo un risvolto della medaglia assai meno allettante di questa moderna versione di locus amœnus: la controparte infernale (il Bad Place) infatti, non risulta essere un posticino così accomodante in cui passare l’eternità, ed è proprio questo a spaventare terribilmente Eleanor.
Entra allora in gioco il fulcro centrale di tutto lo show, ovvero l’equivoco: per una curiosa ed inspiegabile coincidenza, Eleanor è stata spedita nel posto sbagliato. Sono stati sufficienti un paio di flashback della sua vita e un’ammissione nemmeno troppo forzata per capire che la ragazza non era né una Madre Teresa col caschetto biondo né tanto meno un dignitoso essere umano, ma una truffatrice da due soldi con manie di egocentrismo, scortese con il prossimo e così irrispettosa verso il genere umano da alienarsi i pochi amici che le erano rimasti.
Non a caso, uno degli elementi a più alto tasso comico risulta essere la messa a confronto della nostra protagonista con il resto della popolazione paradisiaca, portando talvolta questo rapporto ìmpari volutamente all’eccesso: da un lato una truffatrice egocentrica, dall’altro attivisti, volontari nei paesi poveri, martiri, persone che si sono fatte asportare qualunque organo interno per donarlo al prossimo. Insomma, piccoli Gandhi crescono.
Il terrore di essere scoperta e spedita con la posta prioritaria nei bassifondi più infernali dell’aldilà la spinge a chiedere aiuto a Chidi, la sua anima gemella, per insegnarle ad essere finalmente buona. Sì, a quanto pare nel Good Place risolvono il problema della zitellaggine appioppando ad ognuno la propria anima gemella scelta accuratamente per essere la sua seconda metà della mela. Vengono introdotti proprio in questo contesto Tahani e Jayniu, due nuovi personaggi – nonché anime gemelle – vicini di casa di Eleanor e Chidi, che entrano istantaneamente a far parte del cast principale della serie. Lei una bellezza indiana prosperosa e imponente, con un carattere aperto, la parlantina squillante e un atteggiamento velatamente pomposo che fa più di una volta arricciare il naso alla nostra protagonista; lui, monaco buddista donato al voto del silenzio che ha mantenuto il suo proposito persino nell’aldilà.
L’antitesi evidente che esiste tra questi due personaggi, scelti per essere l’anima gemella l’una dell’altro, dà adito a buffe situazioni e “dialoghi” a senso unico decisamente esilaranti. Tornando alla coppia protagonista, Chidi ci viene presentato come l’esatto opposto di Eleanor: gentile, disponibile verso gli altri e con l’abitudine di profondersi in cordiali sorrisi verso i suoi interlocutori.
In quanto ex professore di etica morale, Chidi viene messo a dura prova quando Eleanor lo implora di aiutarla a mantenere segreta la sua vera natura con Michael, indirizzandola quindi verso la via della rettitudine. Dimostrandosi incapace di qualunque tipo di buona azione ed essendo completamente estranea alla parola altruismo, le perplessità di Chidi sono varie e nutrite.
Nonostante gli innumerevoli dubbi, il ragazzo cerca almeno di testare la buona volontà di Eleanor, spronandola a rinunciare a qualcosa di bello (come le lezioni di volo) per impiegare il suo tempo ad aiutare gli altri nel sistemare il disastro da lei stessa provocato. E’ proprio in questo frangente che gli elementi del fantastico e dell’assurdo entrano prepotentemente nella trama, facendola da padroni: l’influenza negativa di Eleanor si riflette in maniera catastrofica sul delicato equilibrio che regola l’armonia del Good Place, il quale “reagisce” di conseguenza dando vita a tanto gigantesche quanto inverosimili manifestazioni di tutti i pensieri, i ricordi e le azioni negative compiute dalla nostra protagonista, mandando letteralmente nel panico questo tranquillo quartiere paradisiaco.
Le risate si sprecano alla vista di gamberetti giganti che volano, frutto della sua bieca ingordigia alla festa di Tahani, o di mastodontiche bottiglie di medicinali che rotolano lungo le vie pulite ed ordinate della cittadina, chiaro riferimento al suo passato da venditrice di medicine fasulle. Una Wanna Marchi dell’aspirina, se così la vogliamo chiamare.
Nonostante inciampi diverse volte nelle sue cattive abitudini, Eleanor dimostra infine di meritarsi l’aiuto di Chidi dando prova, seppur in maniera piuttosto personale ed irriverente, di possedere quantomeno un barlume di coscienza e considerazione verso il prossimo. Entra in punta di piedi anche una sorta di insegnamento morale all’interno di The Good Place, presentato sobriamente e del tutto in linea con il tono leggero e scanzonato della serie che, in quanto sit-com, non si prende troppo sul serio.
Questa nuova serie targata NBC parte sotto i migliori auspici grazie a due episodi d’esordio molto ben riusciti. Tutti gli attori sembrano calati perfettamente nella parte, soprattutto Kristen Bell che grazie a tono della voce ed espressività, caratterizza magnificamente il suo personaggio, rendendolo naturalmente esilarante. Il contesto e l’ambientazione sono originali ed inediti, mentre alcune situazioni comiche danno una connotazione originale allo show, benchè comunque accostate ad un tipo di comicità anche già vista, ma pur sempre efficace. Quattro porca miseria sulla fiducia.
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Consiglio: The Good Place, iniziata un paio di giorni fa, sembra essere una bomba. Kristen Bell e Ted Danson tengono su la baracca. pic.twitter.com/xOsRj2YPqY
— Mattia M. (@TobWaylan) September 22, 2016
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